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La sanità in piazza per la difesa del Ssn. I sindacati: "Diritto alla cura e diritto a curare"


Nè per il contratto, nè per la difesa della categoria. Scendiamo in piazza per la difesa della qualità e della quantità delle cure. Il Ssn deve rimanere solidaristico e universalistico e non più preda della cattiva politica. Ecco le ragioni della manifestazione nazionale che vedrà medici, operatori e cittadini sulle strade di Roma il 27 ottobre.

25 OTT - Non per rivendicare un contratto o una convenzione, né per proteggere interessi di categoria, ma per difendere il Servizio sanitario nazionale colpito da una “tempesta perfetta” che con tagli a risorse e servizi mette sta spazzando via la possibilità di garantire quei livelli di assistenza fiore all’occhiello di un sistema solidale e universalistico. Un Ssn che sta pagando una diminuzione delle risorse economiche, più che in Grecia.
È questo il principio motore che porterà a manifestare il 27 ottobre nelle vie della Capitale, medici ospedalieri, medici di famiglia, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, amministrativi del Ssn e del privato, giovani medici in formazione e precari. Tutti uniti sotto un’unica bandiera, quella per il Ssn, per denunciare una situazione da “allarme rosso”.
 
“Le manovre messe in atto già da Tremonti e poi dal Governo Monti – ha denunciato Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed nel corso della conferenza stampa indetta per spiegare i motivi della protesta – hanno portato ad un quadro di erosione delle risorse economiche maggiore di quanto è stato fatto in Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo. Tutto questo a dispetto di una spesa tra le più basse in Europa, con indicatori di salute tra i migliori. La sanità è diventata un bancomat dello Stato. È il settore più bersagliato da tagli indiscriminati, incentivando così un processo di privatizzazione del sistema, a tutto vantaggio del privato che opera fuori dal Ssn”.
Insomma, il rischio è di ritrovarsi in prospettiva con “un sistema pubblico povero per i poveri” con una perdita di qualità del lavoro: “L’operazione sciagurata del taglio dei posti letto e il blocco del turn over –  ha aggiunto Troise – dimostrano che non si conosce o non si vuole conoscere quello a cui si va incontro. Stiamo assistendo a una marginalizzazione della categoria nel confronto istituzionale e della capacità di incidere sul governo del sistema. E il risultato è una scarsa attenzione verso chi da Nord a Sud ogni giorno lavora per un bene al quale tutti dovremmo tenere. Non si salva il sistema delle cure se non si salva chi lo cura”.
 
I medici sono consapevoli della grave crisi che sta attraversando il Paese, e sono disponibili a fare sacrifici ma, come ha sottolineato segretario generale della Fimmg, Giacomo Milillo: “Non devono essere sacrifici e inutili e dannosi per l’intera popolazione”.
“Il dominio dei tecnici intesi come coloro che maneggiano bilanci – ha aggiunto Milillo – sta determinando danni irreparabili. Verranno compromessi i servizi ancora di più di quanto non siano già stati compromessi. La gente sta già pagando, si parla elegantemente di spesa out of pocket, che tradotto significa solo che i cittadini devono sborsare i soldi di tasca propria. E domani l’impoverimento per pagarsi le cure sanitarie diventerà una certezza”.
 
Insomma, tra manovre e spending review il rischio di non riuscire a garantire tutti i servizi ai cittadini è concreto. “Il tetto alla spesa di beni e servizi contenuto ad esempio nella legge di stabilità ne è la prova – ha detto il segretario generale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza - in un prossimo futuro, per i pazienti, potrebbero esserci meno lenzuola, meno pasti, meno pulizia nei reparti. E sicuramente più ticket”.
 
Ma secondo i medici ci sono almeno “10 buoni motivi” per partecipare alla manifestazione, che partirà alle 11 da piazza della Repubblica per concludersi al Colosseo.
In primis c’è la difesa del valore del lavoro che i medici portano avanti: “Non siamo fannulloni. Non siamo ‘macellai’. Siamo quelli che hanno circa 10 milioni di ore annue di lavoro straordinario sulle spalle e un enorme accumulo di giorni di ferie non godute” hanno ricordato sottolineando anche la necessità di contrastare il precariato che tra il 2012 e il 2018 a causa delle recenti modifiche alle norme sul pensionamento ed i provvedimenti della spending review di acuirà sempre di più. E accanto a questo c’è la necessità di difendere la qualità e la quantità delle prestazioni erose dalla spending review che toglie al Ssn oltre 21 miliardi fino al 2015. E ancora la lotta all'ingerenza della politica nella gestione della svanita; il contrasto alla mobilità coatta e alla penalizzazione della libera professione; il rispetto del contratto di lavoro.
 
Non solo, i medici auspicano anche la modifica del Titolo V della Costituzione, per riportare la materia della tutela della salute sotto la legislazione esclusiva dello Stato. Perché, come ha ricordato presidente della Cimo Asmd, Riccardo Cassi: “Il federalismo sanitario ha finora prodotto aumento delle disuguaglianze tra Nord e Sud del Paese, ingiustificati eccessi, scarsa garanzia dei Lea”.
“L’autonomia delle regioni – ha aggiunto Aldo Grasselli, segretario nazionale della Federazione medici e veterinari – ha dimostrato che si può fare benissimo, ma anche malissimo. Questo è un problema di legalità. Dobbiamo dire ai cittadini il perché non ci sono posti letto in ospedale o l’innovazione non è più è per tutti”.

25 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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