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Allarme amianto: 4 donne su 10 donne ammalate pur non essendo direttamente esposte


Il 37% delle donne non ha indicazioni di una documentata esposizione professionale a fibre di asbesto. Il dato emerso nel corso del 10 Congresso Lombardia dei medici internisti Fadoi che raccomandano un approfondimento accurato dei pazienti con versamenti pleurici primitivi.

09 NOV - Lo spettro del mesotelioma pleurico, la neoplasia correlata all'esposizione alle fibre dell'amianto, non conosce differenze di genere e di territorio. Colpisce non solo gli uomini con una documentata esposizione professionale alle fibre di asbesto, ma sempre di più anche le donne, e senza cause certe: quasi 4 su dieci non hanno subito un'esposizione all’amianto professionale certa, probabile o possibile.
 
Se, infatti, su 6.603 pazienti archiviati al Registro nazionale mesoteliomi, l'81% degli uomini ha subito un'esposizione professionale all’amianto comprovata e il 14% ha avuto un’esposizione improbabile o sconosciuta, il 33% delle donne è stata esposta per motivi di lavoro, il 15% ha avuto un’esposizione familiare, ma ben il 37% non ha indicazioni di una documentata esposizione professionale a fibre di asbesto.
Non solo, la spada di Damocle dell’amianto e delle patologie a esso correlate non grava purtroppo solo sugli abitanti di Taranto, al centro delle cronache di queste ultime settimane, ma anche su quelli di molte Regioni del Nord Italia, caratterizzate da tassi di mortalità per mesotelioma pleurico superiori a quelli nazionali.
In particolare sono ben 122 i Comuni esposti a inquinamento ambientale da asbesto in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli: il tasso d’incidenza di mesotelioma pleurico, secondo i dati del registro nazionale mesoteliomi, è molto elevato e compreso tra 18,4 e 98,3 casi di tumori mesoteliali per 100mila abitanti.
 
È quanto emerso nel corso del 10° Congresso Regionale Lombardia della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), organizzato a Vigevano (PV), che ha affrontato non solo tematiche di carattere organizzativo tra le quali i percorsi integrati ospedale-territorio e l'organizzazione ospedaliera per intensità di cura, ma anche problematiche internistiche legate a questioni di particolare attualità quali quelle del mesotelioma pleurico maligno. Argomento che riveste oggi un interesse crescente sotto vari aspetti: di prevenzione, diagnostico, terapeutico ed anche di impatto sociale allargato a diverse aree geografiche, come quella tra le molte di Casale Monferrato, una delle zone  a maggior rischio, a causa della presenza della Eternit.
 
Il mesotelioma pleurico causato dall’amianto è una vera e propria mina vagante per l’organismo: può, infatti, esplodere in un arco temporale che va dai 30 ai 40 anni dall’esposizione, anche solo di 1-2 anni o meno, all’asbesto.  Largamente utilizzato nell’industria a partire dalla fine dell’ottocento e nell’edilizia negli anni '60-'70, nonostante la sua messa al bando nel 1992, ancora oggi è presente nei luoghi dove non si sono fatte bonifiche. E così l’incidenza mondiale della malattia continua ad aumentare. E se attualmente si registrano circa mille casi ogni anno, l’ampio arco temporale che caratterizza il periodo di latenza della contaminazione fanno prevedere che l’apice della malattie e dei decessi correlati arriverà tra il 2015 e il 2020.
 
Inoltre la diagnosi precoce per questa patologia è resa difficoltosa dall’assenza di sintomatologia iniziale e dall’assenza di biomarcatori in grado di fornire stime predittive in soggetti ex-esposti ad amianto.E quindi nelle aree ad alto rischio rimane fondamentale il ruolo dei medici e, chiama in particolare gli internisti a un approfondimento accurato dei pazienti che vengono ricoverati per versamenti pleurici apparentemente primitivi.
 
“Benché il mesotelioma sia considerato una neoplasia non frequente, ma sempre meno rara – ha affermato Margherita Girino, direttore di struttura complessa di medicina interna del Presidio ospedaliero di Casale Monferrato – occorre sempre di più tenerne conto nelle nostre corsie, soprattutto come potenziale causa di versamento pleurico. Questa sintomatologia è, infatti, un evento relativamente frequente come causa di ricovero, rappresenta, infatti, il 7-10% dei ricoveri, ma è un campanello d’allarme che induce a seguire un percorso diagnostico per escludere o confermare un mesotelioma pleurico soprattutto tra gli abitanti delle regioni a più alto rischio di esposizione all’asbesto. L'attenta valutazione della storia clinica, professionale e ambientale del paziente – ha aggiunto Girino – ha permesso di raccogliere dati epidemiologici su questo tipo di tumore molto particolari.Paradigmatico è il mesotelioma che insorge nella moglie del lavoratore che portava a casa le tute sporche di fibre perché venissero lavate. Quindi, il fatto che il 37 per cento delle donne ha avuto un’esposizione improbabile o sconosciuta, induce quasi a prendere in considerazione una patologia di genere”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

09 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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