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Errori medici: Pernazza (Acoi): “Troppe cose non vengono insegnate all’università”


Per i chirurghi ospedalieri gli aspetti relazionali, il clima interno e i processi organizzativi sono importanti tasselli della formazione di tutti gli operatori sanitari.

15 SET - “Anche se insisto sul forte convincimento che il nostro Sistema abbia in sé un grado assai alto di qualità e sicurezza, tuttavia episodi come questi ultimi dell'ospedale di Messina e delle Molinette di Torino, debbono indurci a rivedere programmi e percorsi formativi proprio in funzione di quanto accaduto”. E' quanto dichiara Enrico Pernazza, responsabile del 'Coordinamento scientifico e qualità' dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), che alla vigilia del XX Congresso nazionale Acoi di videochirurgia che si terrà ad Acireale (CT) dal 16 al 18 settembre, torna sui casi di presunta malasanità a carico del Sistema sanitario nazionale e mette in evidenza le carenze sugli aspetti della formazione professionale del medico.
 
“I recentissimi fatti accaduti – spiega il chirurgo - aprono la tematica sugli aspetti 'non tecnici' della nostra professione e dei nostri settings: le cosidette ‘non technical skills’, che non sono oggetto di studio,analisi e approfondimenti né durante i nostri studi universitari di base né in ambito del percorso di specializzazione e tanto meno durante le attività lavorative in prima linea”. Dal punto di vista del clinical risk management, prosegue Pernazza, “gli aspetti relazionali, il clima interno e i processi organizzativi sono altrettanto importanti tasselli del corredo formativo ed educativo di tutti i professionisti operanti in ogni sistema ad alta complessità come il nostro Sistema sanitario”.
Gli ambiti professionali in sanità, dove è maggiore la richiesta di percorsi di simulazione su tali tematiche, sono proprio i settings di sala operatoria, sala parto, sala rossa dell'emergenza e settings ambientali esterni di maxi emergenza. “E’ del tutto evidente – sottolinea Pernazza - come tale tematica sia importante affrontarla in una logica proattiva e radicare nei professionisti il concetto culturale dell'importanza di percorsi simili, al fine di ridurre i conflitti,renderli gestibili e creare relazioni ambientali non certamente idilliache, ma senza le spigolature che portano a drammatici eventi che poi danno una immagine negativa della sanità. Gli strumenti ci sono e debbono essere usati”.
 
Ma è possibile percepire la qualità senza ascoltare, senza misurare, senza avere chiari, definiti e trasparenti criteri di valutazione? “Da tempo l’Acoi – spiega il chirurgo - si è posto il problema, ha raccolto le istanze sopraindicate e ha definito obiettivi prioritari, la formulazione di nuovi modelli sia della stessa Associazione sia del nuovo chirurgo, che possano sostenere e governare la vorticosa trasformazione sempre più tecnologica e complessa del nostro mondo professionale, in trasparenza di comunicazione, in condivisione con i cittadini e con le istituzioni, in totale qualità e sicurezza, che, seppure presente ampiamente, spesso non è accompagnata da adeguata percezione”. La sintesi di tutto questo è stato il progetto di “Qualità e Sicurezza in chirurgia”, partito a settembre 2009, al quale hanno dato vita Acoi e Cittadinanzattiva, in partnership con il MIP Area Sanità, la Business School del Politecnico di Milano, con il supporto di Johnson & Johnson Medical. Il progetto, nascendo in continuità con la “Carta della Qualità in Chirurgia” promossa da Cittadinanza Attiva e patrocinata da Acoi, mira ad una piena valorizzazione della “Carta”, impegnando le aziende ospedaliere in un percorso di valutazione e miglioramento continuo.
 

15 settembre 2010
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