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Forme influenzali gravi. Il Ministero monitora. Professionisti chiamati a segnalare i casi


L’Italia si allinea alle disposizioni di Oms e Ecdc sulla sorveglianza dei casi gravi e complicati di influenza e dei decessi correlati. I professionisti dovranno compilare una scheda per le gravi infezioni respiratorie o le sindromi da distress acuto, e inviare un campione biologico nei casi da virus influenzale confermati.

18 GEN - L’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) e il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) hanno sottolineato la necessità di monitorare i casi gravi e complicati e i decessi da influenza: l’obiettivo è quello di prevenire, dove possibile, gli esiti più sfavorevoli e usare così le risorse in maniera più intelligente. Proprio su questi presupposti si basa, anche per il nostro Paese, la sorveglianza che anche quest’anno, durante la stagione influenzale 2012/2013, viene mantenuta attiva la sorveglianza dei casi gravi e complicati di influenza, le cui condizioni prevedano il ricovero in Unità di terapia intensiva (UTI) e/o, il ricorso alla terapia in ECMO (tecnica di circolazione extracorporea).
 
La sorveglianza è partita a seguito della pandemia del 2009, quando l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) e il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) si sono resi conto a pieno dell’importanza del monitoraggio, nella prevenzione degli esiti letali.
Per questo il Ministero della Salute ha diffuso, anche tramite il suo sito , una circolare in cui vengono definite quali sono da considerarsi forme più gravi e una scheda per la notifica di questi e dei decessi, a uso dei professionisti.
Secondo quanto definito dall’Oms si dicono forme gravi e complicate di influenza tutte le forme di:
- gravi infezioni respiratorie acute (SARI): casi di sindrome simil-influenzale (vedi Protocollo operativo INFLUNET www.iss.it/iflu) e difficoltà respiratoria che richiedono un ricovero ospedaliero in UTI;
- sindromi da distress respiratorio acuto  (ARDS): sindrome infiammatoria polmonare, caratterizzata da lesioni alveolari diffuse ed aumento della permeabilità dei capillari polmonari, con incremento dell'acqua polmonare extracapillare, definito come edema polmonare non cardiaco. Clinicamente l'ARDS è caratterizzata da una dispnea grave, tachipnea e cianosi, nonostante la somministrazione di ossigeno, riduzione della "compliance" polmonare ed infiltrati polmonari bilaterali diffusi a tutti i segmenti. Secondo l'American European Consensus Conference la diagnosi di ARDS può essere posta qualora siano presenti i seguenti criteri: insorgenza acuta della malattia; indice di ossigenazione PaOz/FiOz inferiore a 200 mmHg, indipendentemente dal valore PEEP (Positive End Expiratory Pressure); infiltrati bilaterali alla radiografia toracica in proiezione antero-posteriore; pressione di chiusura dei capillari polmonari (PCWP) inferiore a 18 mmHg, escludendo un'origine cardiaca dell'edema polmonare.
 
Inoltre, per i casi gravi e complicati confermati da virus influenzale, i professionisti sono tenuti ad inviare un campione biologico al Laboratorio Nazionale di Riferimento dell'ISS, per il monitoraggio di eventuali mutazioni dei virus influenzali circolanti.
Per la gestione dei casi gravi di influenza è stata anche istituita la Rete nazionale per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria.

18 gennaio 2013
© Riproduzione riservata

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