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Verso le elezioni. Racca: "Ecco la farmacia del futuro". Il Manifesto di Federfarma

di Lucia Conti

Tutti i farmaci in farmacia. Nuova remunerazione e nuovi servizi ai cittadini. Federfarma ha messo a punto un Manifesto di idee e proposte per la prossima Legislatura. La presentazione il 6 febbraio a Roma in un incontro con tutti i partiti. "Noi abbiamo un progetto, il loro qual è?"

04 FEB - Appuntamento il 6 febbraio a Roma per il convegno “Le domande della farmacia, le risposte della politica. Proposte, idee, progetti a confronto per la nuova legislatura”. Tra le presenza annunciate: Angelino Alfano (segretario nazionale del Pdl), Paola Balducci (responsabile Giustizia di Sel), Renato Balduzzi (ministro uscente della Salute, Scelta Civica - Con Monti per l’Italia), Fiorenza Bassoli (Pd, commissione Igiene e sanità del Senato), Francesco Carducci (Udc), Massimo Corsaro (Fratelli d’Italia), Gianpiero D’Alia (capogruppo Udc al Senato), Stefano Fassina (responsabile economico del Pd), Massimo Garavaglia (Lega Nord, vicepresidente della commissione Bilancio del Senato), Maurizio Gasparri (capogruppo Pdl al Senato), Oscar Giannino (Fare per Fermare il Declino), Antonio Ingroia (Rivoluzione civile), Donata Lenzi (Pd, commissione Affari Sociali della Camera), Chiara Moroni (Fli, commissione Affari sociali della Camera), Francesco Storace (La Destra, ex ministro della Sanità), Giulio Tremonti (Lega Nord-Lista Tremonti 3L, ex ministro delle Finanze). 
 
L’incontro, promosso da Federfarma in vista delle prossime elezioni di fine febbraio, vuole essere l’occasione per fare il punto sul futuro della farmacia insieme a coloro che sono candidati a guidare il Paese e, quindi, a legiferare anche sul servizio farmaceutico.
L’obiettivo di Federfarma è quello di comprendere verso quale modello di farmacia vogliano indirizzarsi le forze politiche. Ma anche quello di proporre alla politica un proprio progetto che identifichi la farmacia quale presidio sanitario prioritario del territorio, dopo un anno, il 2012, caratterizzato da provvedimenti che, spingendo verso le liberalizzazioni, sembravano più indirizzati a valorizzare l’aspetto commerciale delle farmacie che non il loro legame con il Ssn.

Il convegno del 6 febbraio sarà la prima occasione per parlarne, come spiega al nostro giornale la presidente di Federfarma, Annarosa Racca.

Presidente Racca, è la prima volta che Federfarma promuove un incontro con le forze politiche in vista delle elezioni. L’iniziativa nasce per evitare un altro 2012, anno caratterizzato da provvedimenti governativi fortemente criticati dalla categoria?
È la prima volta che Federfarma promuove un convegno come quello del 6 febbraio, ma è anche la prima volta che si svolgono le elezioni politiche sotto la mia presidenza di Federfarma. È un’iniziativa che reputo importante per la farmacia italiana, e che replicherei anche in futuro, perché di farmacia nei programmi elettorali si parla poco e niente, ma per noi è fondamentale capire in che direzione vogliono andare le forze politiche che si candidano a guidare il Paese.
Sicuramente vogliamo evitare il ripetersi di un anno come quello appena passato. Nel 2012 la farmacia è stata utilizzata come bersaglio e ingiustamente accusata di costituire un freno allo sviluppo, il che non potrebbe essere più sbagliato. La farmacia, infatti, si è sempre e costantemente evoluta per andare incontro alle esigenze di salute delle persone e per soddisfare i bisogni di salute della popolazione. Popolazione che non soltanto invecchia, ma che vuole anche invecchiare bene.
Rifiutiamo, quindi, ogni accusa di essere un servizio e una categoria fermi a un modello antico e anacronistico. Siamo una forza del sistema sanitario, che ha dimostrato di sapere evolvere per migliorare l’assistenza ai pazienti e rendere più efficiente il Ssn. Vogliamo dimostrare di potere portare ancora innovazione ed efficienza.

Perché il Governo Monti non l’ha capito?
Il Governo Monti ha sottovalutato l’aspetto sanitario del servizio, facendo piuttosto leva sugli aspetti commerciali. Vogliamo uscire da questo processo. Per questo chiediamo alla politica di riconoscere l’importante funzione socio-sanitaria della farmacia, che assicura la presenza di un professionista a disposizione delle persone 24 ore su 24, dal nord al sud e dall’est all’ovest del Paese, nei grandi centri o nelle piccole comunità sfornite di qualsiasi altro tipo di presidio sanitario. Questo è un servizio a costo zero per lo Stato, che va al di là della fornitura dei farmaci urgenti, perché rappresenta nei fatti un primo filtro delle necessità di salute del cittadino nell’arco di tutta la giornata, notti e festività comprese. Il Governo non può dimenticarlo.
Il 6 febbraio sarà l’occasione per presentare alla politica il nostro modello di farmacia e chiedere agli esponenti dei partiti di dire chiaramente se credono a una farmacia affidata a un professionista indipendente, che vede la farmacia integrata al sistema sanitario nazionale e orientata alla tutela della salute, o se ritiene che la farmacia sia solamente un servizio commerciale che come obiettivo ha il profitto e l’espansione delle vendite.

Consegnerete alle forze politiche un documento di istanze e proposte?
Sì. Stiamo lavorando a un manifesto e il 6 febbraio sarà la prima occasione per presentarlo e parlarne con gli esponenti politici presenti.

Quali sono le vostre priorità?
Chiediamo che tutti i farmaci tornino in farmacia, compresi quelli innovativi e costosi, ora dispensati dalle Asl con costi maggiori per il cittadino e per il sistema di quanto sarebbe in grado di garantire la farmacia, come dimostrato da alcune ricerche, ad esempio quella recentemente presentata da Assofarm.
Chiediamo inoltre un nuovo sistema di remunerazione della farmacia che permetta questo e garantisca, contestualmente, la sostenibilità economica dei nostri servizi, a partire dalle realtà rurali.
Chiediamo una nuova convenzione che permetta finalmente di attivare ulteriori servizi a favore dei cittadini. La legge sulla farmacia dei servizi in Italia è già attiva e in qualche Regione sono state anche siglate delle convezioni, ma serve una base comune, a livello nazionale.

La convenzione servirà anche a stabilire le condizioni per garantire la stabilità economica delle farmacie, su cui avete spesso lanciato l’allarme?
L’ultima convenzione risale al 1998 e in questi 15 anni sono state introdotte numerose trattenute, mentre i prezzi dei farmaci sono diminuiti e si è assistito all’entrata nel mercato dei farmaci equivalenti. Tutti questi aspetti vanno sicuramente rivisti, anche per garantire la sostenibilità delle farmacie, che in questi anni sono state messe a dura prova da tanti provvedimenti, peraltro non coordinati tra di loro. Questo ha fatto sì che le norme penalizzanti si andassero a sommare alle precedenti. In questo modo la farmacia si è impoverita. Il risultato, insomma, è stato più quello di affossare il servizio farmaceutico che non di modernizzarlo, come invece si andava dicendo.
Quello che chiediamo è semplicemente di valorizzare il servizio farmaceutico italiano secondo un modello che è già condiviso in tutta Europa. Non stiamo chiedendo alcun privilegio.

Quali sono le caratteristiche principali di questo modello europeo?
Una farmacia professionale, che sia punto di riferimento assistenziale sul territorio, di proprietà di un professionista farmacista e presente in modo capillare sul tutto il territorio.
Una farmacia che non sia preda di grandi interessi ma che sia guidata da quella che è la storica missione del farmacia, la cura e l’assistenza.

Citava le indagini che dimostrano i risparmi che si possono ottenere tramite la distribuzione per conto. Dunque avete i numeri dalla vostra parte…
Abbiamo anche i cittadini dalla nostra parte, come hanno dimostrato altre indagini, dal Censis all’Ispo e al CFMT. Spero, quindi, che anche i politici, che dovrebbero operare a favore dei cittadini, tengano conto di questo apprezzamento e sostengano una farmacia che vuole essere vicina alla gente, comprese le fasce più fragili, disagiate ed isolate, per le quali spesso rappresenta l’unica possibilità di richiedere e ricevere aiuto.

Insomma, volete che la politica esponga chiaramente che progetti ha per la farmacia?
Noi portiamo proposte, idee e progetti, sui quali ci vogliamo confrontare con la politica per ragionare insieme con l’obiettivo di continuare a garantire una farmacia efficiente, che genera risparmio, anche attraverso l’appropriatezza nell’uso dei farmaci e nell’ottimizzazione delle terapie. Perché ricordiamoci che la farmacia assolve anche a questo compito.
Vogliamo poi confrontarci su progetti per rendere la farmacia ancora più moderna, centro di erogazione di assistenza più di quanto non lo sia già.

Questo confronto è mancato lo scorso anno?
La parola concertazione risuonerà più volte nel corso della giornata del 6 febbraio così come nel corso dell’intero anno. Non si può escludere dalla politica il confronto con le categorie, ma è necessario anche un confronto tra le categorie. È nostra intenzione, e l’abbiamo sempre fatto, concertare con tutti i protagonisti della filiera del farmaco, ma anche con le altre professionalità della sanità, per esempio con i medici. D’altra parte, con lo sviluppo della farmacia dei servizi e di altri modelli assistenziali sul territorio, farmacisti e altri professionisti si troveranno sempre più a lavorare fianco a fianco.

Come rispondete a chi vi accusa di essere una lobby?
Le vere lobby sono quelle che, poco visibili all’occhio del grande pubblico, continuano a fare il loro interesse, non certo i farmacisti che hanno ricevuto ogni tipo di accusa e che sono stati al centro di molti provvedimenti penalizzanti.

Di fronte all’attacco della grande distribuzione, anche i farmacisti si sono spinti verso una visione più commerciale della farmacia?
Non credo, o comunque non in quest’ottica. Il punto di riferimento dei farmacisti è stata sempre la salute dei cittadini, anche quando hanno aumentato la professionalità e le prestazioni erogate, o quando hanno prolungato la durata di apertura dei servizi o messo in atto politiche di prezzo.
Sono convinta che le farmacie abbiano fatto un grande lavoro, senza alcuna deriva commerciale o consumistica. E lo rivendichiamo con forza. Siamo dei professionisti e vogliamo continuare ad essere dei professionisti indipendenti.
Io mi rifiuterò sempre di vendere un prodotto per accontentare gli azionisti di una società. Così come non farò offerte 3x2. E’ anche così che i farmacisti tutelano la salute dei cittadini.

Balduzzi ha espresso la sua disponibilità a riprendere il confronto sul nuovo sistema di remunerazione. Come si svolgerà questo confronto, secondo lei?
I farmacisti hanno spiegato al ministro che la bozza di decreto inviata alle Regioni non ha il nostro plauso. I farmacisti difendono l’accordo siglato il 16 ottobre all’Aifa perché, pur chiedendoci un sacrificio, aveva l’obiettivo di non legare più la farmacia totalmente al prezzo del farmaco, che continua a diminuire, e di riportare in farmacia i medicinali più costosi. Purtroppo la proposta del ministero non permette di raggiungere queste finalità, né tiene conto dei problemi di sostenibilità che allarmano in particolare le farmacie rurali. Ci sono molti altri aspetti di quella proposta che non ci convincono, ma accogliamo con soddisfazione la disponibilità del ministro al dialogo. Positivo anche il fatto che il ministro abbia affermato di essere pronto a ridiscutere la distribuzione diretta, se è vero, come dimostrato dai nostri studi, che costa più di quella per conto attuata dalle farmacie.

Alle prossime elezioni saranno candidati anche molti farmacisti…
Ben venga, anzi, sono ancora troppo pochi! Io auguro a tutti di potere essere eletti, perché abbiamo gran bisogno di essere rappresentati in Parlamento. Da parte nostra, Federfarma continuerà a battersi come sempre, con impegno, per un servizio farmaceutico moderno e efficiente.
 
Lucia Conti

04 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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