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Remunerazione farmacie e grossisti. E' scontro tra Federfarma e Adf


Al centro la lettera inviata dall’Adf a Balduzzi e criticata da Federfarma e Federfarma Servizi sia per le proposte, che sono "un grave attacco alla farmacia” e porterebbero alla "sclerosi del mercato e dei margini", che per il fatto di “parlare a nome di tutta la distribuzione intermedia pur non essendo state condivise”.

05 FEB - È scontro a suon di lettere tra l’Associazione distributori farmaceutici (Adf), Federfarma e Federfarma Servizi. Al centro della polemica c’è la lettera di osservazioni che l’Adf ha inviato al ministro della Salute, Renato Balduzzi, a commento della nuova proposta ministeriale per la revisione del sistema di remunerazione della filiera. Una lettera in cui il presidente dell’Adf, Aldo Pesenti sostiene che, già dalle trattative dello scorso ottobre che portarono alla sottoscrizione dell’accordo con l’Aifa del 16 ottobre, l’Adf avesse “ legato in modo inscindibile l’accettazione da parte nostra dell’Accordo ad alcune specifiche richieste” chiedendo che vengano tenute in considerazione anche nelle attuali trattative per apportare eventuali modifiche alla proposta ministeriale.

Nel dettaglio, l’Adf chiede:
1. Quota fissa grossista indicizzata
Riconoscimento rispetto alla quota proporzionale del 3% attualmente in vigore di una quota fissa aggiuntiva rapportata ai dati reali della spesa farmaceutica pubblica, da aggiornare annualmente seguendo le variazioni dell’indice ISTAT.
2. Quota fissa non scontabile
La quota fissa di spettanza del grossista non è scontabile e non può essere ceduta nemmeno in parte alla farmacia, né trasferibile nel caso di vendite dirette effettuate dall’industria.
3. Differenziale minore spesa SSN – Valore minimo garantito – Vendite dirette
Annualmente, qualora la somma fra quota fissa e variabile sia inferiore a 55 cents a confezione, il grossista avrà diritto alla differenza che sarà erogata a condizione che vi siano i fondi rivenienti:
- da una trattenuta pari al margine del grossista (fisso e variabile) per le vendite di farmaci generici rimborsabili SSN effettuate direttamente dall'industria alla farmacia;
- da una trattenuta pari al margine del grossista (fisso e variabile) per le vendite di farmaci brand rimborsabili SSN effettuate direttamente dall'industria alla farmacia;
- dai risparmi SSN rispetto all’invarianza di saldi di finanza pubblica al 31/12/2012.
Quale modalità applicativa si propone che l’industria – qualora ceda direttamente alla farmacia il medicinale rimborsato dal SSN - provvede a trattenere la quota di spettanza riservata alla remunerazione integrativa del grossista versandola in apposito fondo gestito al Ministero competente.

Una lettera che però non è piaciuta a Federfarma e a Federfarma Servizi. Che hanno contestato sia i contenuti della proposta dell’Adf che il fatto di non avere mai condiviso prima queste perplessità ma di essersi, tuttavia, rivolta al ministro parlando a nome dell’intera filiera intermedia.

In buona sostanza, spiega Annarosa Racca nella lettera di critica fatta recapitare a Pesenti, l’Adf si richiama all’accordo di remunerazione del 16 ottobre 2012 sostenendo che “l’accordo medesimo sarebbe stato accettato dai distributori intermedi aderenti ad Adf solo subordinandolo alla accettazione di alcune precise richieste “che viceversa, in alcun modo risultano essere avanzate nel corso delle trattative, né, tantomeno, recepite nell’accordo sottoscritto anche da codesta Associazione”. Peraltro, richieste che “non possono che essere interpretati come un grave attacco alla remunerazione della farmacia ed al concetto stesso di mercato e di concorrenza”, secondo Racca. In quanto “si pretenderebbe di ‘ingessare’ le condizioni che il distributore intermedio riconosce alla farmacia cliente a prescindere da ogni condizione di fornitura (importo dell’ordine, tempi di pagamento, accettazione di particolari plafond etc.) e dall’altro si eliminerebbe, di fatto, la possibilità per la farmacia di acquistare i farmaci direttamente dall’industria”. Quella dell’Adf, per Racca, è dunque una proposta che “si scontra con la normativa antitrust e non degno di un mercato moderno e maturo quale quello farmaceutico”. Inoltre, prosegue Racca, “si può osservare che la richiesta legata alla costituzione del fondo formulata al Ministro appare ingannevole in quanto destinata ad essere rifiutata nelle scelte commerciali delle farmacie le quali non troverebbero alcuna convenienza a rivolgersi all’industria rispetto al distributore intermedio. In sostanza la proposta si risolverebbe semplicemente in un meccanismo volto ad aumentare il fatturato dei distributori intermedi”.

Per Federfarma, dunque, “la gravità delle proposte formulate impone un immediato confronto fra Federfarma ed Adf al fine di ridefinire il piano complessivo dei rapporti tra le due organizzazioni”.

Sulla stessa linea Paolo Tagliani, presidente di Federfarma Servizi, che nella lettera inviata a sua volta a Pesenti si dice “sorpreso” delle modifiche proposte da Pesenti “parlando a nome non soltanto di Adf, ma anche della distribuzione intermedia tutta” pu “non essendovi stata alcuna condivisione con Federfarma Servizi sui contenuti della vostra lettera”. Dunque “risulta difficile capire come possano essere state presentate in rappresentanza dell’intero nostro segmento”.

Una “chiara presa di posizione con il ministro Balduzzi” con cui, secondo Tagliani, “Adf sembra voler interrompere qualsiasi forma di confronto e condivisione con Federfarma Servizi, apparendo quindi incompleta nella sua rappresentanza. Siamo dinanzi ad una vostra chiara volontà di rottura rispetto al passato, della quale siamo costretti a prendere, nostro malgrado, atto”, scrive ancora Tagliani a Pesenti.

Entrando nel merito della proposte, secondo Federfarma Servizi le modifiche richieste da Adf porterebbe come “risultato inevitabile” la “sclerosi del mercato e dei margini, conseguenze queste che non intendiamo né sostenere né promuovere dinanzi ai Ministri competenti perché vanno in direzione diametralmente opposta ai valori, alle finalità delle cooperative e/o aziende dei farmaci volte a tutelare l’autonomia e la libertà di imprese della farmacia; ciò fa la differenza tra Asf e Federfarma Servizi e quindi di tutte le aziende che rappresenta e ciò non è di poca rilevanza”.

“Non è indice di buona fede – conclude Tagliani rivolto a Pesenti - questo tentativo solitario di sfruttare opportunisticamente l'attuale fase di stallo per rinegoziare unilateralmente i contenuti di un accordo che, pur con mille difficoltà e timori per il futuro, aveva costituito una piattaforma condivisa da tutta la filiera. Credo – conclude il presidente di Federfarma Servizi - che in questa fase ciascuno dei firmatari dell'intesa del 16 ottobre abbia il diritto di pretendere da (e il dovere di garantire a) ciascuno degli altri co-firmatari la massima lealtà, per evitare che fughe in avanti o sbandamenti indeboliscano tutta la filiera e favoriscano il gioco al ribasso già avviato dai nostri interlocutori”.
 

05 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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