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Infermieri di famiglia e di comunità contestano l'accordo Stato-regioni


"Descrive un modello organizzativo in cui già gli infermieri operano senza bisogno di formazione post base” e che “non ha nulla a che vedere con l'Infermieristica di famiglia e di comunità quale area di specializzazione”. Per questo l’AIFeC chiede di recuperare la corretta formula della vecchia bozza ministero-regioni.

19 FEB - Non è piaciuto all’AIFeC, l’Associazione Infermieri di Famiglia e di Comunità, l'accordo tra Governo e Regioni per l’implementazione e l’approfondimento delle competenze e delle responsabilità professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico. Questo perché, spiega il presidente Paola Obbia, “l'Area cure primarie/Infermiere di Famiglia e di Comunità' presente nella relazione ‘Evoluzione della professione infermieristica’ del tavolo di lavoro Regioni-Ministero, è stata variata in 'Area cure primarie-servizi territoriali/distrettuali'”. Una definizione che, secondo l’AIFeC “descrive un modello organizzativo in cui già gli infermieri operano senza bisogno di formazione post base” e che “non ha nulla a che vedere con l'Infermieristica di famiglia e di comunità quale area di specializzazione”.

“Il nostro è un vero e proprio appello affinché sia utilizzata la dicitura corretta per la specializzazione dell'Infermiere di Famiglia e di Comunità”, afferma Obbia aggiungendo che “la figura dell'Infermiere di famiglia e di Comunità è stata disegnata dall'OMS Europa nel 2001 in una visione programmatica di lungimiranza per ridurre i costi personali e sociali della malattia e per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari. Sette università europee di altrettanti Stati membri, su mandato della Commissione UE, stanno lavorando per definire un curriculum comunitario per tale specializzazione. La Spagna nel 2010 ha inserito un corso di formazione post base di due anni per la specializzazione in Infermieristica di Famiglia e di Comunità, come già avviene in molti altri Stati. La riforma italiana non può partire monca di tale definizione richiesta dall’OMS-Eu agli stati membri quale ruolo infermieristico di competenza avanzata nelle cure primarie”.
 
L’AIFeC chiede pertanto che “la corretta definizione ‘area cure primarie/ Infermiere di Famiglia e di Comunità’ individuata nella relazione ‘Evoluzione della professione infermieristica" del tavolo di lavoro Regioni-Ministero sia mantenuta nel documento finale” ed esprime la propria disponibilità “per condividere tutte le informazioni raccolte come associazione in quattro anni di contatti internazionali e confronti nazionali e in più di venti anni di esperienze professionali quali operatori sanitari dell’assistenza primaria”.

Infine, in riferimento alla polemica sull’invasione di campo tra medici e infermieri sollevata nei giorni scorsi da un comunicato dell’Anaao Assomed. “A scanso di equivoci – afferma l’AIFeC - precisiamo che la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità non occupa spazi di competenza del Medico di Medicina Generale, ma colma un vuoto assistenziale che lascia privo di governo clinico la domanda di salute dei cittadini e si occupa prevalentemente di promozione della salute e di valutazione dei bisogni di prevenzione primaria, secondaria e soprattutto terziaria”.
 

19 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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