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Usa. La Veterans Health Administration: "Agli infermieri molte competenze dei medici". Ed è polemica

di Maria Rita Montebelli

Medici contro infermieri negli Stati Uniti dopo la proposta della mutua che assiste gli ex militari di ampliare moltissimo le competenze infermieristiche. Anche facendo a meno della supervisione medica. "Si rischia di smantellare il sistema", dicono i medici. Ma gli infermieri replicano: "L'assistenza migliorerà".

10 FEB - I medici sono pochi e costano troppo? Nessun problema, aumentiamo le competenze degli infermieri! E’ la trovata della Veterans Health Administration americana, che ha proposto di assegnare mansioni mediche ad infermieri specializzati e di lunga esperienza, anche senza alcuna supervisione medica e attraverso tutto il complesso sistema di assistenza sanitaria della VHA, il più grande degli Stati Uniti. Ma ai medici la soluzione non è piaciuta.
 
Stando ad un articolo di Wall Street Journal, sarebbero state almeno 60 le associazioni mediche nazionali e dei singoli stati a sottoscrivere una lettera al dipartimento dei Veterans Affairs, per esprimere ‘forti preoccupazioni’ in merito al fatto che la ‘proposta’ porterebbe di fatto a smantellare un sistema assistenziale fondato su un modello di team diretto da un medico. E questo anche in Stati dove per legge sarebbe richiesto un maggior controllo.
 
Ma neppure la risposta degli infermieri si è fatta attendere: 40 associazioni di categoria hanno espresso il loro plauso all’iniziativa dei Veterans, sostenendo che la nuova organizzazione ‘faciliterà ulteriormente l’erogazione in tempi rapidi di un’assistenza sanitaria di qualità’ alla popolazione americana.
Il Wall Street Journal sottolinea che questa è solo l’ultima schermaglia di una lunga serie, che investe il campo della revisione delle competenze medico-infermieristiche. Il chi-deve-fare-che-cosa è sempre più oggetto di attriti e contese, sullo sfondo di una realtà in continua evoluzione, dove sempre più americani hanno accesso all’assicurazione sanitaria, mentre in alcune zone i medici sono già molto scarsi. E’ per questo che assistenti medici,  infermieri e i cosiddetti ‘physician-extender’ stanno assumendo sempre più importanza e vedono ampliarsi di giorno in giorno i loro compiti; anche se da uno Stato all’altro i gradi di libertà sono molto diversi.
 
La VHA è il più vasto sistema di assistenza sanitaria americano, una corazzata da 1.700 ospedali, clinici e centri per i veterani, presenti in ognuno dei 50 Stati stelle e strisce, che muove un budget annuale di 140 miliardi di dollari (lievitato del 40% dal 2009).
Un mese fa la VHA ha pubblicato le nuove linee guida per i suoi 2.200 ‘Physician Assistant’, eliminando alcune restrizioni e lasciando liberi i singoli ‘Physician Assistant’ e i loro supervisori medici di scegliere quale grado di autonomia potessero avere.
Diverse critiche sta attirando inoltre l’attuale bozza del ‘mansionario’ infermieristico che, nella versione attuale, autorizzerebbe i 6.135 infermieri specializzati della VA a praticare atti medici, senza essere supervisionati da un medico.
Per le infermiere anestesiste questo comporterebbe ad esempio la possibilità di somministrare in autonomia l’anestesia in sala operatoria o di gestire un centro di terapia del dolore.
 
Inevitabile e prevedibile la reazione dell’American Society of Anesthesiologistsche a suon di lettere e conferenze stampa ha detto forte e chiaro che questo farebbe precipitare la qualità dell’assistenza all’interno del sistema VHA, caratterizzato da pazienti mediamente più fragili che nel resto della popolazione. Di diverso avviso naturalmente l’American Association of Nurse Anesthetists che ritiene l’allarmismo degli anestesisti strumentale solo a mantenere il proprio posto di lavoro (negli Usa gli anestesisti sono la sesta categoria di medici più pagata);  argomenti dettati insomma da interessi di corporazione, più che ispirati a quello dei pazienti.
 
Paladino della riforma è lo stesso Segretario della VA Eric Shinseki, che non perde occasione per ricordare che, durante la guerra del Vietnam, fu un’infermiera a salvargli il piede, che invece i medici volevano amputargli. E’ convinto che l’allargamento delle competenze infermieristiche sia l’uovo di Colombo per aumentare l’accesso alle cure e consentire di continuare ad offrire un’assistenza di altissimo livello.
Ma intanto, all’interno di VA ci si continua a confrontare sul ‘mansionario’. E fuori, le polemiche non si placano, arricchendosi anche del contributo di avvocati che hanno fatto notare come in battaglia le infermiere siano preziose nel fare la parte del medico, ma che, fino a prova contraria, non ci si trova in stato di guerra.
 
Insomma, mutatis mutandis, la diatriba sulle competenze infermieristiche non riguarda evidentemente solo il nostro Paese. Il nuovo fa sempre paura, ma non è innalzando barricate e chiudendosi al dialogo che si superano gli ostacoli. Meglio aprirsi ad un confronto sereno, non dimenticando mai di fare i conti con un budget sanitario in erosione continua e con una popolazione sempre più anziana, fragile e bisognosa di cure di qualità.
 
Maria Rita Montebelli

10 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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