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Obbligo di assicurazione per i sanitari. Di Biagi (Ugl Medici): “Abrogare il Decreto Balduzzi”


Per il sindacalista, considerati i ritardi e gli aspetti ancora da chiarire, sarebbe meglio intervenire con una nuova legge “per far diminuire l'incessante contenzioso medico-legale” e “prevedere l'obbligo di assicurazione per le strutture sanitarie, le cui disfunzioni sono spesso le vere cause dei casi di malasanità”.

14 FEB - “Abrogare” il Decreto Balduzzi, “iniquo e impossibile”, perlomeno quando si tratta di l’obbligo previsto dalla legge (e slittato al 13 agosto 2014 con il Decreto del Fare) per gli esercenti le professioni sanitarie di avere una assicurazione per la responsabilità professionale. A chiederlo è il segretario nazionale Ugl Medici, Ruggero Di Biagi. Troppe, infatti, secondo Di Biagi, le criticità per l’attuazione della legge. “Non solo il tavolo tecnico previsto in merito dal Decreto Balduzzi non ha mai funzionato, ma il legislatore non ha mai provveduto non diciamo a coinvolgere i diretti interessati, figuriamoci, ma a fornire i presupposti necessari a chiarire la nebulosa situazione legale esistente in merito a definire giuridicamente l'atto medico, e poi la colpa grave e poi ancora la responsabilità civile in sanità e ancora poi i limiti, oggi in parte confusi, delle diverse competenze delle 22 professioni sanitarie”.

Non solo. Per Di Biagi manca una elaborazione della “tabellazione del danno in modo da evitare ad ogni causa cangianti e discrezionali risarcimenti talora milionari, che distruggono i beni del sanitario, depenalizzare l'atto medico (uniche nazioni al mondo oltre l'Italia a prevederlo sono Messico e Polonia!) per cui un ipotetica lesione -fatta nell'intento di salvare- è equiparata ad un'aggressione”. A queste condizioni il sindacalista si chiede “chi e come vorrà affrontare i casi più a rischio? chi pagherà i costi assicurativi per i giovani sanitari, proprio quelli più inesperti? Come faranno quelle categorie di medici che hanno già dichiarato l'insostenibilità dei costi (fino a 20.000 euro annui -la metà dell'intero stipendio- con franchigie di altrettanto)?”.

“Riteniamo pertanto necessario – spiega Di Biagi- abrogare del tutto tale iniqua e impossibile normativa,  prevedendo invece iniziative legislative contro le liti temerarie di chi specula sul problema, contro l'affermarsi di una visione miracolistica della medicina, per far diminuire l'incessante contenzioso medico-legale fonte della dispendiosissima cosiddetta medicina difensiva. Semmai prevedere, inoltre, e sempre al termine delle priorità giuridiche evidenziate in apertura, l'obbligo di assicurazione a carico delle strutture sanitarie pubbliche e private -le cui disfunzioni spesso sono le vere cause di eventuali casi di malasanità - per i sanitari che vi lavorano. Magari con assicurazioni di tipo mutualistico di proprietà pubblica o non-profit e non private e di lucro”.

“Quanto sopra – conclude Di Biagi - per evitare almeno l'impressione che la legge si sia trattata di una forzatura dovuta a un'azione di lobby assicurativa, prima di più tappe verso un percorso di svendita del SSN alle Assicurazioni private”.

14 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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