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Anaao Giovani: “Meno contratti per specializzandi colpa della politica, ma anche delle Università”


Per i giovani medici fino ad ora i contratti di specialità sono stati distribuiti non secondo una corretta programmazione dei fabbisogni, “ma nel solo interesse delle cattedre”. Dunque “occorre mettere in discussione" questo sistema "autoreferenziale che si pensa e si comporta come privo di limiti e di obblighi sociali”.

14 FEB - “Ancora una volta l'Università tenta di liquidare il problema della riduzione dei contratti di formazione post laurea ed insieme degli accessi alle Scuole di Medicina, come responsabilità della sola politica. Responsabilità che certo pesa, ma non come unico elemento, nella crisi di un sistema formativo diventato un’emergenza nazionale”. Così l’Anaao Giovani interviene oggi a commento del recente intervento di Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN).

“Fino ad ora – proseguono i giovani medici - i contratti di specialità sono stati distribuiti a pioggia, senza una corretta programmazione dei fabbisogni per Regione e per disciplina, ma nel solo interesse delle cattedre, con percorsi formativi deficitari sugli aspetti professionalizzanti, pure richiesti dalla normativa, e poco adatti ad una Medicina in continua evoluzione. Oggi occorre cominciare a porsi qualche domanda sull’offerta formativa dei singoli Atenei, certo molto disomogenea, se si vuole capire perché molti medici in formazione decidono di abbandonare in itinere il corso di specializzazione e rincorrere il miraggio dell'estero. Prima di denunciare l'imbuto formativo, che certo esiste, pensiamo ai decreti del MIUR che hanno aumentato la durata dei percorsi formativi, introdotto il bonus per chi partecipava al concorso per Medicina, per poi toglierlo e reintrodurlo, modificando di fatto le graduatorie e spingendo chi non era entrato a ricorrere alle vie legali”.

“Nessuno pensi di sottrarre la politica, come anche le Regioni, complici spesso di accordi opachi, alle proprie responsabilità”, prosegue l’Anaao Giovani, secondo cui “la programmazione non può essere solo declinata nei documenti per diventare uno sterile vocabolo che automaticamente la trasforma in forma di corretta allocazione delle risorse e la qualità della formazione, oggi affidata solo alle Università, richiede l’intervento degli Ospedali di insegnamento”.

“Se il precariato medico è diventato un'emergenza sociale – proseguono i giovani medici -, rivediamo la formazione, pensando ai medici neo-laureati come risorsa da coinvolgere negli Ospedali Italiani (non all'estero) per continuare il proprio percorso formativo. Ma occorre mettere in discussione le caratteristiche di un sistema autoreferenziale che si pensa e si comporta come privo di limiti e di obblighi sociali, rendendo sempre più evidente che l’attuale sistema formativo medico post-lauream, che di fatto esclude le competenze e le prerogative del Servizio Sanitario, necessita di un profondo ripensamento e di un vero e proprio cambio di paradigma”.
 

14 febbraio 2014
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