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Ricerca. Allarme dei medici internisti Fadoi: “Perso il 38% degli studi no-profit in 5 anni”


Dal 3° Convegno nazionale Fadoi sulla ricerca indipendente la richiesta di “interventi rapidi per rilanciare un settore fuori dalle logiche di mercato”. “La ricerca indipendente è un valore aggiunto per la sanità pubblica. Non possiamo rinunciarci”.

12 MAR - In Italia il 32,3% della ricerca scientifica sui farmaci è no-profit. Un contributo importante soprattutto se si considera che in Europa le percentuali si attestano al 19,8%. “Eppure nonostante gli studi clinici non commerciali siano percentualmente più rilevanti rispetto alla media europea, questa preziosa risorsa per il Paese rischia l’impasse”. A lanciare l’allarme sono i medici internisti della Fadoi, riuniti a Roma oggi e domani proprio per analizzare criticità e prospettive della ricerca clinica in Italia, con particolare attenzione alla ricerca no-profit, in occasione del III Convegno nazionale sulla ricerca indipendente, Globalizzazione e competitività: una sfida per la ricerca indipendente, organizzato presso il Ministero della Salute.

“Sebbene il numero totale delle sperimentazioni cliniche sui farmaci attivate in Italia nel 2012 segnali un'inversione di tendenza rispetto al trend decisamente in discesa degli ultimi cinque anni (si è passati dagli 880 studi censiti nel 2008 ai 676 del 2011, mentre nel 2012 si è osservata una piccola crescita del +3%, con 692 sperimentazioni), questo fenomeno non sembra purtroppo interessare gli studi clinici non-commerciali”, spiegano i medici della Società Scientifica di Medicina Interna Fadoi, evidenziando come i dati dell’ultimo Rapporto dell’AIFA segnalino che “la percentuale di ricerca no-profit sul totale della ricerca sui farmaci in Italia è passata dal 41,4% del 2008 al 35,7% nel 2010, fino a raggiungere un 32,3% nel 2012. E così dai 364 studi registrati nel 2008 si è arrivati a 225 nel 2012. Circa il 38% in meno”.

Una contrazione “preoccupante”, per la Fadoi, “soprattutto se si considera che quello della ricerca indipendente è un settore - promosso da strutture ospedaliere, universitarie, da Associazioni Scientifiche o singoli professionisti - che mira al miglioramento della pratica clinica e dell’assistenza sanitaria. Finalizzato quindi esclusivamente ad un interesse pubblico. Un patrimonio da non perdere e che alla luce della negativa inversione di tendenza registrata negli ultimi anni suggerisce l’opportunità di intervenire rapidamente con misure idonee a rilanciarlo”.

La strada della ricerca no-profit è in salita. Sono infatti molti, secondo la Fadoi, gli ostacoli da superare. “Le aziende del Sistema Sanitario Nazionale – spiegano i medici internisti - raramente dispongono di fondi ad hoc per coprire i costi aggiuntivi legati a queste ricerche, come verrebbe loro richiesto dal Decreto ministeriale del 2004 promulgato proprio per creare condizioni favorevoli alla ricerca no-profit nel nostro Paese. Alcuni recenti interventi legislativi come quello sulla privacy e soprattutto sulle assicurazioni per gli studi clinici pongono non indifferenti difficoltà alla ricerca indipendente. La riorganizzazione dei Comitati Etici e del percorso autorizzativo per gli studi, dopo il Decreto Balduzzi di fine 2012, non è ancora a regime e ciò incide sui tempi di attivazione degli studi. Infine, esiste un problema di disponibilità e di accessibilità delle risorse messe a disposizione dalle Istituzioni regionali, nazionali ed europee, che non favorisce la competitività del nostro sistema di ricerca in una realtà globalizzata sempre più sfidante”.
 
Da qui la necessità di “promuovere un confronto costruttivo fra Istituzioni sanitarie e esperti del settore, per individuare possibili interventi in grado di realizzare un contesto più favorevole per la ricerca clinica, sostenendola sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo”. Anche attraverso un confronto, proposto all’interno del Convegno, con la realtà della ricerca indipendente in altri Paesi.

“La ricerca indipendente è una componente essenziale per migliorare la pratica clinica – ha affermato Mauro Campanini, presidente nazionale Fadoi – in quanto svolge un ruolo molto importante sul fronte della sanità pubblica: consente di coprire un bisogno di conoscenze in quei settori non sufficientemente coperti dalla ricerca ‘commerciale’ finalizzata allo sviluppo industriale di farmaci o presidi medici. Soprattutto, nell’ambito della medicina interna, la ricerca consente di osservare quelle aree che sono meno legate all’evidenza della pratica clinica, in particolare nell’area della complessità. Un’area sulla quale in futuro la ricerca dovrà necessariamente focalizzarsi. Per questo grazie alla Fondazione Fadoi stiamo portando avanti lo studio Complimed che valuterà proprio questi aspetti. Ma per rendere sempre più efficace la nostra attività di ricerca ci confronteremo anche con i ricercatori provenienti da tutta Europa con l’obiettivo di raccogliere esperienze e spunti”.

E la ricerca indipendente è, secondo la Fadoi, anche “garanzia di trasparenza correttezza ed efficacia”. “Si va sempre più accreditando la tendenza, anche su richiesta delle attività regolatorie – spiega Giancarlo Agnelli, Direttore Dipartimento Ricerca Clinica Fadoi – di dedicare una particolare attenzione alla fase di studio post registrativa degli interventi sanitari di natura farmacologia, e non solo, che vengono proposti. Ed è proprio in questa fase che la ricerca indipendente, portata avanti dalle Associazioni no profit, assume una valenza essenziale: è, infatti, la sede naturale per condurre una ricerca trasparente, corretta e adeguata allo scopo. Una ricerca in grado di offrire risultati di comprovata efficacia, come dimostrano i risultati ottenuti dal Dipartimento di ricerca della Fadoi che si candida ad offrire, con la sua rete di oltre 300 ospedali, il suo contributo alla ricerca clinica nel nostro Paese”.

12 marzo 2014
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