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Specializzazioni. Reumatologi: “Il numero degli specialisti è insufficiente, le istituzioni intervengano”


Attualmente sono solo 31 le borse assegnate alla reumatologia, rispetto al fabbisogno di 62 contratti di specializzazione indicati dalla Stato-Regioni. Specialisti e associazioni dei pazienti in un documento inviato ai ministri della Sanità e del Miur e alla Stato Regioni, sollecitano interventi immediati.

02 APR - Aumentare, nell’ambito della revisione della programmazione delle scuole di specializzazione, il numero di contratti per la formazione di specialisti reumatologi o non si riuscirà a fronteggiare il trend in crescita dei pazienti con malattie reumatiche che in Italia rappresentano una delle prime cause di inabilità temporanea e disabilità permanente e la causa più frequente di assenza dal lavoro.
Nell’anno accademico 2012/2013 sono stati infatti assegnati alla reumatologia solo 31 contratti. Un numero esiguo rispetto a quanto era invece previsto nell’accordo Stato-Regioni del 2012 che indicava per questa specialità un fabbisogno pari a 62 contratti.
 
È questa la richiesta che arriva da medici universitari, ospedalieri e dalle associazioni dei pazienti del mondo della reumatologia e messa nero su bianco in un documento recentemente inviato ai ministri della Salute, Beatrice Lorenzin e del Miur, Stefania Giannini e alla Conferenza Stato-Regioni.
 
Da tempo il Collegio dei docenti universitari di reumatologia Unireuma, la Società italiana di reumatologia (Sir), il Collegio dei reumatologi ospedalieri italiani (Croi), le principali Associazioni di malati reumatici (Associazione nazionale malati reumatici), e altre associazioni nazionali e regionali malati reumatici, denunciano la gravissima situazione dell’assistenza reumatologica in Italia.
 
“A fronte di una distribuzione delle strutture ospedaliere di I-II e III livello e degli specialisti territoriali già molto carente e disomogenea a livello territoriale – ha spiegato Clodoveo Ferri, presidente del Collegio dei Docenti Universitari di Reumatologia e Direttore Uoc di Reumatologia, AOU Policlinico di Modena – si registra anche una grave insufficienza della formazione specialistica. Una carenza che abbiamo più volte denunciato negli ultimi anni e molto più grave se paragonata ad altre discipline, seppure ugualmente importanti, che rischia di diventare drammatica in previsione dell’ulteriore riduzione delle borse di formazione specialistica previste per quest’anno”.
 
Sono oltre 7 milioni in Italia le persone affette da malattie reumatiche, il 20% della popolazione generale. E di queste almeno un milione sono colpite da forme cronico-infiammatorie quali: artrite reumatoide, spondiloartriti, vasculiti e connettiviti sistemiche; malattie particolarmente temibili per il coinvolgimento, oltre che osteoarticolare, di organi interni quali cuore, rene, polmoni, nervi, vasi, apparato gastroenterico, sistema nervoso.
Malattie caratterizzate da andamento cronico e frequente grave disabilità con costi diretti ed indiretti particolarmente elevati soprattutto se non diagnosticate e trattate precocemente.

“In una fase in cui la razionalizzazione e l’ottimizzazione delle risorse disponibili sono fondamentali – ha aggiunto Ferri – ma la creazione e il rafforzamento in molte aree di un’efficiente rete assistenziale è necessaria e deve necessariamente prevedere un adeguato numero di specialisti ben preparati e omogeneamente distribuiti sul territorio per una presa in carico tempestiva dei casi più gravi (almeno 2% della popolazione: artrite reumatoide, spondiloartriti, artrite psoriasica, connettiviti e vasculiti sistemiche). Solo così riusciremo a migliore prognosi/qualità della vita dei malati reumatici producendo, a cascata, un risparmio economico sui costi diretti ed indiretti”.
 
Non solo aumento del numero degli specializzandi, reumatologi e associazioni dei malati hanno individuato anche altre priorità per dare risposte assistenziali efficaci ed efficienti. Chiedono quindi alle istituzioni di:
 
1. creare, nel minor tempo possibile, in analogia a quanto è stato fatto recentemente nella Regione Toscana, le condizioni perché il Medico di Medicina Generale indirizzi correttamente al Reumatologo almeno quei pazienti nei quali il ritardo diagnostico-terapeutico si traduce in conseguenze estremamente negative per l’individuo, la sua famiglia e la società e, a tal fine, contemplare un tempo massimo di attesa per la I visita reumatologica di 30 giorni (Delibera n.578 del 6/07/2009 della Giunta della Regione Toscana);
 
2. valutare l’opportunità di uniformarsi ad altri paesi europei e agli Stati Uniti d’America, dove ogni Specialista, almeno in ambito pubblico, è chiamato a svolgere l’attività che è stato preparato a saper fare;
 
3. attivare a livello regionale la rete reumatologica secondo il modello operativo di alcune Regioni (Veneto, Basilicata e Friuli Venezia Giulia) o deliberato, ma non ancora attuato, della Regione Sicilia;
 
4. mantenere, consolidare e potenziare le poche realtà assistenziali reumatologiche universitarie ed ospedaliere provviste di degenza ordinaria, day-hospital e ambulatori;
 
5. prevedere una presenza specialistica reumatologica territoriale uniforme nel territorio nazionale, con finalità di prevenzione, diagnosi precoce e appropriatezza prescrittiva.

02 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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