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Patto della salute, delle finanze o del cittadino?

di Antonio De Palma

Le energie si sono concentrate tutte e sempre sull’attenzione alla spesa e meno sul miglioramento dei servizi al cittadino. In questo a poco serve il volo pindarico del Ministro Lorenzin che ha basato il Patto sul “principio teorico”, salvo prova contraria, che ogni euro risparmiato verrà reinvestito in servizi ai cittadini, ricerca, innovazione

23 LUG - Partiamo con una definizione e con un po’ di storia. Il Patto per la Salute è un documento programmatico della Sanità pubblica Italiana, in via generale, ciò significa che traccia il percorso che le successive norme ed i relativi regolamenti dovranno seguire. Questo testo nasce dalla discussione concertale tra Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e Regioni, tant’è che poi viene approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni.
L’accordo in oggetto prende avvio il 3 Agosto del 2000 e si basa appunto sul concorso della volontà di Stato e Regioni per il governo della Sanità.

I precedenti Patti per la salute sono quelli identificati con il ministro Veronesi, Sirchia, con il Ministro Fazio e con il Ministro Livia Turco fino a giungere ad oggi con il quinto Patto per la salute, quello promosso della Ministra Lorenzin.

Volendo entrare nel tenore letterale della definizione ufficiale di Patto per la salute questa è data direttamente dal Ministero competente che lo identifica come “un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazione e a garantire l’unitarietà del sistema”.

Abbiamo provato a rileggere i precedenti Patti ed a verificare cosa si è effettivamente realizzato di quanto in essi contenuto.

Quasi sempre impossibile verificare, impossibile perché i temi trattati, il linguaggio utilizzato le variabili in essi inserite fanno sì che gli accordi contengano temi talmente ampi ed affrontino problematiche talmente diverse tra loro da rendere impossibile l’analisi empirica di ciò che si è effettivamente realizzato.

Vera invece è un’altra cosa, con il Patto per la Salute si è consacrato il potere pattizio tra Stato e Regioni in materia di sanità pubblica e si è così, da un lato estromesso il Parlamento e le altre forze in campo da decisioni di indirizzo fondamentali per la salute del cittadino e dall’altra si è impedito che le Regioni andassero in ordine sparso, mantenendo, tramite questo accordo una direzione,  “almeno negli intenti", unitaria ed allineata con quella dello Stato centrale.

Un’altra cosa a noi evidente è che di quella definizione data dal Ministero le energie si sono concentrate tutte e sempre sulla prima parte, ossia sull’attenzione alla spesa e sempre meno sulla seconda parte letterale, ossia sul miglioramento dei servizi al cittadino. In questo a poco serve il volo pindarico del Ministro Lorenzin che ha basato il patto sul “principio teorico”, salvo prova contraria, che ogni euro risparmiato verrà reinvestito in servizi ai cittadini, ricerca, innovazione a dimostrazione del fatto che la sanità non e’ rappresentata solo da costi ma anche da investimenti. Certo, si tratta di un bel pensiero, ma la Costituzione all’articolo 32 sancisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti e non che garantisce la salute solo dopo aver risparmiato sulla salute stessa.

Da qui si conferma sensata, per noi del Nursing Up, la preoccupazione di Cittadinanza Attiva e del Tribunale del Malato che già dall’inverno scorso ha chiamato vari interlocutori del mondo sanitario a raccolta (ed il nostro sindacato ha partecipato da subito e con favore) per creare un terzo polo alternativo a Stato e Regioni che portasse nel patto gli interessi degli infermieri, dei medici, dei malati, dei cittadini e di tutte le categorie che possono portare beneficio ad un dialogo che ha per fine il miglioramento del sistema sanitario.

Ed ecco quindi il quinto Patto per la Salute che arriva in un periodo strano della vita del nostro Paese, in un periodo nel quale l’austerity non è finita ma il Governo, in un atteggiamento schizofrenico, sembra applicarla giornalmente e combatterla contemporaneamente, ed ecco insieme al Patto le cifre che inesorabilmente l’accompagnano: 109 miliardi sarà il budget per la sanità del 2014 che poi salirà a 112  nel 2015 ed a 115 nel 2016.

Queste le cifre che dovranno essere amministrate per garantire la sostenibilità del sistema ed il patto per la salute ci dice come.

Entriamo ora nel merito del testo, l’accordo 2014-2016,  che arriva con due anni di ritardo, si compone di 30 articoli e quasi tutti non fanno che rinviare a provvedimenti da adottare in seconda battuta, quindi si da una vaga idea di quello che si vuole, per esempio nel caso dei ticket è previsto che si debba considerare il nucleo familiare e la condizione economica, ma questo, è evidente, può significare tutto e nulla e cosi anche su molte altre questioni , tra queste quelle sulle competenze, quelle relative all’ ingresso dei giovani, sino allo  sblocco del turn over.

Insomma leggendo il testo l’impressione che, come Sindacato abbiamo avuto è che molti articoli contengono spunti interessantissimi, si citi solo per esempio l’umanizzazione delle cure, ma poi continuando nella lettura le premesse vengono di fatto smorzate, mutilate o quanto meno affievolite dalle parole che seguono.

Peccato, poteva essere l’occasione per smuovere le coscienze, per portare uno scossone allo status quo mettendo “veramente” al centro il cittadino ed il diritto alla salute ed invece “ sembra avere tutti i requisiti per essere un fuoco fatuo” , uno dei tanti ai quali, purtroppo gli italiani sono tristemente abituati .

Continueremo a lavorare con il Tribunale del Malato e le altre organizzazioni che hanno aderito alla fondazione del terzo polo e chissà che il prossimo Patto per la Salute non possa dotarsi di competenze, esperienze ed umanità per ora non gradite.

Antonio De Palma
Presidente Nursing Up


23 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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