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Contraccezione d’emergenza. Sic: “Serve maggiore informazione. I ginecologi facciano rete”


“Occorre chiarire alcune accortezze legate alla cosiddetta pillola del giorno dopo, ancora non del tutto messe in pratica”, il Volpe president della Società italiana della contraccezione lancia un appello ai ginecologi perché “la Ce è un’importante opportunità per la donna, ma bisogna informarle”

12 SET - “La contraccezione d’emergenza è un’importante opportunità per la donna, ma sul tema occorre più informazione. I ginecologi facciano rete”.
È questo l’appello lanciato da Annibale Volpe, past president della Società italiana della contraccezione a poco più di sei mesi dalla decisione dell’Aifa di ricomprendere anche il levonorgestrel (la pillola del giorno dopo), oltre all’ulipristal acetato (la pillola dei cinque giorni) nella famiglia dei contraccettivi.
 
“Non tutte le pazienti – ha dichiarato Volpe – hanno ben chiaro che il farmaco non è in grado di proteggere da eventuali rapporti sessuali non protetti avvenuti dopo l’assunzione. Anzi: secondo alcuni studi le donne che hanno rapporti non protetti dopo l'assunzione del contraccettivo d'emergenza, sono esposte a un rischio di gravidanza indesiderata tre volte superiore. La pillola del giorno dopo sposta infatti più avanti nel tempo l’ovulazione che comunque avrà regolarmente luogo: è un punto essenziale che i colleghi ginecologi devono spiegare con chiarezza alla paziente”.
 
Si può dunque, suggerisce il past president della Sic “prescrivere subito una pillola contraccettiva da assumere dopo quella d’emergenza e ricordare tuttavia che questa è in grado di mettere del tutto a riposo le ovaie dopo due settimane”. Insomma, le donne devono essere informate che la protezione contraccettiva nel corso dei primi 14 giorni dopo l’assunzione del contraccettivo d’emergenza può essere efficace solamente attraverso mezzi meccanici, quali per esempio il preservativo”.
 
Il meccanismo è identico per entrambe i contraccettivi di emergenza attualmente presenti sul mercato, quello a base di levonorgestrel (che agisce fino a 72 ore dopo il rapporto) e quello a base di upistral acetato (fino a 120 ore dopo il rapporto). “Sia chiaro che entrambe le molecole devono essere assunte il prima possibile – aggiunge il ginecologo – e che la loro somministrazione non è in grado di proteggere dalle malattie sessualmente trasmissibili”.
 
Inoltre, precisa il professor Volpe “occorre spiegare chiaramente alla paziente che il contraccettivo di emergenza deve essere prescritto dal ginecologo e che nel caso di ulipristal acetato la prescrizione può avvenire solo in seguito a un test obbligatorio che abbia escluso una gravidanza già in atto”. Poiché spesso le pazienti arrivano nei Pronto Soccorso con la richiesta di un contraccettivo di emergenza nel fine settimana, quando le strutture sono già molto affollate “è bene inoltre informare sempre la paziente che esistono anche altre strutture in grado di dispensare il farmaco come, per esempio i consultori, gli ambulatori di Medicina generale e, ovviamente, gli studi dei ginecologi”.
 

12 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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