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Riforma PA. Travia (Fedir): “Anche la Corte dei Conti ha bocciato la Riforma, il rischio è un sistema ancor più arbitrario e clientelare”


Il segretario del sindacato nazionale della dirigenza professionale tecnica e amministrativa della Sanità, commenta il pronunciamento della Corte dei Conti in merito alla riforma della PA Renzi - Madia.“La Corte – scrive Travia – ha praticamente espresso parere negativo, evidenziando le cose che il nostro sindacato denuncia da tempo".

11 OTT - “Lo avevamo detto già in tempi non sospetti. Ora la Corte dei Conti lo ha certificato: l'ennesima riforma della dirigenza pubblica (DDL 1577) in discussione al Senato ed annunciata in pompa magna da Renzi e Madia come rivoluzionaria, in realtà non farà altro che legalizzare l'arbitrio ed il clientelismo che già da troppo tempo governano la scelta dei dirigenti della PA”.  A dirlo è il segretario nazionale di Fedir Sanità, Antonio Travia, che commenta così la notizia relativa al parere espresso dalla Corte dei Conti in merito alla riforma della Pubblica amministrazione targata Renzi – Madia.
 
“Ci siamo accorti – prosegue Travia – che le preoccupazioni espresse da Fedir Sanità sono le stesse di quelle evidenziate dalla Corte dei Conti nella sua relazione sul disegno di legge 1577 in discussione al Senato. Il presidente della Corte, Raffaele Squitieri, audito sulla Riforma ha sottolineato che il testo aumenta i margini di discrezionalità per il conferimento degli incarichi, portando a un insieme di elementi che potrebbero sacrificare l’autonomia del dirigente e non garantisce equilibrio tra indirizzo politico e attività gestionale della dirigenza pubblica”.
 
“Fedir Sanità – prosegue – che tutela tutta la dirigenza gestionale, tecnica e amministrativa della Sanità, ha sempre criticato l'eccessiva ingerenza della  politica nell’attribuzione degli incarichi dirigenziali non per il fatto in sé quanto perché la politica italiana ha compiuto in genere scelte assai lontane dal merito e competenza delle persone, con risultati disastrosi. Il vero problema della burocrazia, infatti, è innanzitutto una normativa che nella sua applicazione pratica ha permesso alla politica (generalmente incapace e troppo spesso corrotta, nonostante il governo Renzi sottovaluti la questione) di scegliere nei fatti i dirigenti preposti agli incarichi più strategici che, visto il livello di chi ha operato tale scelta, sono, generalmente, quando va bene incompetenti e quando va peggio  braccio operativo della corruzione”.  
 
Secondo il sindacato dei dirigenti tecnico amministrativi della Sanità “in special modo dopo le riforme Bassanini e Frattini i dirigenti più competenti ma non appartenenti alla parrocchia sono stati emarginati o del tutto esautorati. Gli strumenti principali per realizzare un tale sfacelo sono stati proprio quei mezzi che oggi Renzi vuole estendere e legalizzare: totale discrezionalità del politico nello scegliersi il dirigente (vedi l'art 10 del DDL 1577) e più che raddoppio delle assunzioni fiduciarie dei dirigenti dall'esterno (già realizzato con l'art. 11 della legge 114/2014). E perché l'operazione potesse passare senza impedimenti era necessario togliere voce ai possibili oppositori e quindi gettare  fango indiscriminatamente su tutti i sindacati (buoni e cattivi) e tagliare linearmente i permessi (ai piccoli come ai grandi) per accorciargli il respiro ma anche con l'ulteriore intento di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica troppo focalizzata sulla politica. In questo contesto normativo diventerà "normale" quanto hanno fatto emergere i magistrati  in Lombardia a proposito di  un medico esponente dei clan mafiosi assunto in ospedale pubblico per consentire diagnosi  di comodo a favore degli affiliati”.
 
Il segretario Travia continua sostenendo che “sull’autonomia della dirigenza pesa la breve durata degli incarichi prevista dalla riforma ed il licenziamento del dirigente che dovesse restare, suo malgrado, senza incarico”. Inoltre, così come ha sottolineato Squitieri, i criteri direttivi della riforma delineano un modello ordinamentale che privilegia, per il conferimento della titolarità degli uffici, anche di piccole dimensioni, non il possesso di competenze specifiche legate alla conoscenza della complessa normativa sui settori di intervento, quanto il possesso di competenze manageriali che, come l’esperienza ha dimostrato, risultano di limitata applicabilità nell’ordinamento amministrativo”.
 
A parere del sindacato dei dirigenti tecnico amministrativi della Sanità, se “Renzi avesse davvero voluto riformare la PA per renderla migliore e più vicina al cittadino, avrebbe dovuto insistere sulla vera indipendenza del dirigente pubblico e non dare pieni poteri alla politica affinché scelga i propri uomini. Dove sarebbe la novità? E quale cambiamento?”.
 
“Caro Renzi – conclude Travia – basta prendere in giro la gente. Basta urlare nelle piazze la parola cambiamento. Nessuno è favorevole alla linea del governo. I giovani manifestano perchè vogliono più garanzie sul loro futuro, i precari si continuano a lamentare e la gente che ha vinto concorsi ed ha studiato per ricoprire un ruolo di vertice, è stanca di essere scavalcata dagli amici o amici degli amici. Se questo è il cambiamento diciamolo chiaramente, ma non parliamo più di riforme e di miglioramento. Perché, ad oggi, parole a parte, non abbiamo davvero visto o sentito nulla di nuovo e niente di buono”. 

11 ottobre 2014
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