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Comma 566. Salta incontro tra medici e Lorenzin. Nuove competenze in stallo


Dovevano incontrarsi oggi pomeriggio per affrontare il nodo delle nuove competenze per le professioni sanitarie. Ma all’ultimo momento il ministero ha disdetto l’appuntamento per indisponibilità del ministro impegnata alla Camera. E adesso? Due ipotesi: o portare avanti comunque l'accordo Stato Regioni di aprile o affrontare il nuovo negoziato.

11 MAR - L’incontro era molto atteso. Dopo mesi di polemiche e scontri tra medici e infermieri (ma non solo) il ministero della Salute aveva convocato i sindacati medici della dipendenza e delle convenzioni per affrontare le novità previste dal comma 566 della legge di stabilità.
 
Una norma osteggiata da tutti i sindacati medici che vi vedono sostanzialmente due rischi: quello di una invasione di campo da parte delle altre professioni (infermieri in primis) e quello di una scorciatoia per le Regioni che potrebbero “usare” le nuove competenze per affidare compiti agli infermieri e ad altre professioni, oggi di esclusiva competenza dei medici, spendendo meno.
 
Accuse sempre respinte dal Governo ma che in ogni caso hanno fatto crescere il malessere tra i camici bianchi che sono arrivati a chiedere l’abolizione del comma 566 e la definizione legislativa di "atto medico" quale garanzia dei loro ambiti e prerogative professionali.
 
Nell’incontro di oggi si sarebbero dovuti affrontare questi nodi, sapendo che da parte delle regioni, soprattutto, l’intenzione sembrerebbe essere quella di andare avanti senza ulteriori “negoziati”.
 
Una posizione in qualche modo espressa dai sindacati del comparto Cgil Cisl e Uil che hanno proclamato lo stato di agitazione dopo aver incontrato ieri il ministero e constatato che al momento l’accordo Stato Regioni sulle nuove competenze, fermo da aprile scorso, non è ancora sbloccato.
 
La situazione si sta quindi avvitando. Non è prevista al momento una data per un altro appuntamento con i medici e non è chiara quale sarà a questo punto la volontà di Governo e Regioni. Di fronte due vie: andare avanti con l’accordo di aprile senza ulteriori confronti oppure riaprire il tavolo. E’ evidente che qualunque strada si sceglierà qualcuno ci resterà molto male.

11 marzo 2015
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