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Speciale 2011. Brunetti (Anpi): “Parafarmacie, un settore che cresce e non ha bisogno di sanatorie”


Nonostante la difficile congiuntura economica, il numero delle parafarmacie italiane cresce di anno in anno. E anche per questo le loro rappresentanze intendono rivendicare un ruolo e una funzione che il pubblico riconosce. Senza nessun bisogno di sanatorie che potrebbero davvero mettere a rischio l’intero sistema di assistenza farmaceutica: un sistema che funziona bene ma che ha necessità di essere ammodernato.

03 FEB - Continua la nostra raccolta di opinioni sull'anno appena passato e quello appena iniziato. Oggi è la volta di Massimo Brunetti, segretario nazionale Anpi, l'Associazione nazionale parafarmacie italiane.

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"Considerando i dati a nostra disposizione sul numero delle parafarmacie – ma anche dei corner della grande distribuzione che svolgono una funzione analoga a quella degli esercizi di vicinato – possiamo archiviare il 2010 come un anno positivo che ha rispettato le nostre proiezioni. I circa 3000 esercizi del 2009, sono infatti diventati più di 3400 a fine 2010. E questo nonostante la crisi economica che il Paese attraversa. Certo, abbiamo anche registrato un discreto numero di chiusure ma i dati forniti dalla Confesercenti dimostrano come queste chiusure siano comunque al di sotto della media delle chiusure degli esercizi commerciali in generale. I dati di mercato (questa volta ci riferiamo a quelli dell'Ims) poi sono altrettanto confortanti.
Intanto è aumentata – anche se non in maniera sensibilissima – la presenza di esercizi (nel 2009 le quote di mercato vedevano un 85,3% di farmacie contro un 14,7% di esercizi di vicinato e corner): nel 2010 la percentuale sale al 15,6%.
Senza dimenticare i valori: nel 2009 il volume delle vendite vedeva le parafarmacie coprire il 7,8% del mercato contro il 92,2% delle farmacie, con un valore delle vendite (grazie agli sconti praticati) del 6,8% contro il 93,2% delle farmacie. Nel 2010 le parafarmacie hanno guadato punti anche sul volume delle vendite passato al 14,2% contro l'85,8% delle farmacie.
Al di là dei numeri siamo particolarmente soddisfatti per l'attenzione che il pubblico dimostra verso questi nuovi esercizi ritenuti in ogni caso qualificati.
Da qui i nostri obiettivi. Che – è bene sgombrare il campo da equivoci – non sono affatto quelli di proporre un'istanza di sanatoria destinata a trasformare le parafarmacie in farmacie. É una visione che non appoggiamo perché rivendichiamo una nostra specificità. E l'unico obiettivo che prendiamo in considerazione è quello di rivendicare la possibilità di dispensare i farmaci di classe C, per motivi e a condizioni precise. E rispettando, ovviamente, le regole e i controlli necessari per svolgere responsabilmente la nostra attività.
Non si tratta di un progetto per mettere in difficoltà il sistema farmacia che svolge il suo servizio come deve essere svolto. Riteniamo però che questo servizio, per quanto di qualità, non riesca ad assolvere pienamente alle necessità della popolazione. Il sistema su cui si basa la Pianta organica (che non intendiamo certo mettere in discussione ma semmai migliorare) prendendo in considerazione solo i residenti in un determinato territorio, trascura una molteplicità di fattori (mobilità, spostamenti, turismo, presenza di anziani e/o bambini ecc.), finendo con l'imporre una metodologia di servizio derivante da un meccanismo "statico".
Neanche una diminuzione del quorum sarebbe sufficiente a colmare queste carenze: il limite andrebbe portato a livelli improponibili per la situazione italiana.
Per questo crediamo possibile allargare ai nostri esercizi la risposta a una domanda che pure esiste. Le parafarmacie infatti sono in grado di offrire un servizio diverso rispetto a quello della farmacia ma in qualche modo complementare. Insomma, vogliamo rivendicare un ruolo che andrebbe a tutto vantaggio del servizio farmaceutico, mettendo definitivamente da parte qualsiasi richiesta di sanatoria. Siamo perciò disposti a discutere con tutti su questi presupposti: non crediamo nel muro contro muro che rischia, invece, di lasciare aperta la strada a soluzioni imposte dall'alto che potrebbero davvero destabilizzare il sistema".
 

03 febbraio 2011
© Riproduzione riservata

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