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Lo smantellamento del Ssn e il religioso silenzio della Fnomceo 

di Roberto Polillo

I medici vedono peggiorare di giorno in giorno le loro condizioni di lavoro, vengono sottrate loro le competenze, ma di questo non sembra preoccuparsene minimamente la Fnomceo. Ci vorrebbe dunque un segno di discontinuità e la Federazione dovrebbe mettere il Presidente del Consiglio e il Ministro Lorenzin di fronte alle loro responsabilità, aprendo una vertenza.

15 GIU - Il fenomeno di progressiva “proletarizzazione” dei medici non trova riscontro solo nel peggioramento delle loro condizioni economiche. A essere sempre più compromessa è la capacità di incidere su aspetti vitali della loro attività professionale: dalle condizioni di lavoro (orario, turni, reperibilità), al salario; dalle modalità di conferimento degli incarichi alla revoca di quelli di struttura semplice e complessa indipendentemente da ogni procedura di valutazione. Un fenomeno che peraltro interessa, anche se in forma più contenuta, tutto il comparto della pubblica amministrazione, additato dalla stampa e da molti politici come il principale responsabile del dissesto finanziario del paese. E basta a tal proposito ricordare le campagne lanciate da Brunetta contro i fannulloni annidati nella PA per capire come l’operazione sia stata architettata a tavolino.
 
Sarebbe tuttavia illusorio dare tutta la responsabilità a Brunetta, che pure passerà alle cronache come il ministro che ha azzerato il sindacato, perché in realtà il brunettismo è diventato il master regolatore anche degli altri ministri a lui succeduti che da quelle politiche si sono dissociati solo a parole. Quante volte abbiamo sentito dare la colpa di tutto allo strapotere del sindacato, eppure, oggi che il sindacato non ha più ruolo nella PA, le cose non sono certo migliorate, ma anzi. La spesa pubblica, attraverso la compressione degli organici e dei salari dei dipendenti pubblici (e delle relative pensioni) è ora, a livello macro, inferiore alla media europea; tutto questo tuttavia è avvenuto esclusivamente a scapito della qualità del servizio che, già storicamente bassa, è ulteriormente peggiorata come del resto segnalato solo alcuni giorni orsono dalla Corte dei Conti.

E’ allora chiaro che il fine di quelle campagne denigratorie non era quello della razionalizzazione della spesa, perché in questo caso le ricette di Cottarelli non sarebbero state completamente ignorate nonostante alcuni aspetti positivi in esse contenute (a partire da taglio alle partecipate e degli scandalosi benfit dei politici); l’obiettivo era quello di sviare l’attenzione dai veri sprechi e dalla corruzione che si annida altrove e che interessa, come dimostra la terribile vicenda di mafia capitale, in modo preminente, gli appalti e le procedure usate da numerosi enti locali per il loro affidamento.
Ho il dispiacere di avere conosciuto alcune di quelle persone coinvolte a vario titolo nella terra di mezzo di mafia capitale; persone che hanno ricoperto incarichi di responsabilità a livello regionale in settori legati alla sanità e per le quali ho sempre avvertito una profonda avversione. Ora capisco che quel sentimento non era dovuto tanto al loro atteggiamento supponente quanto piuttosto al loro modo lobbystico di gestire la cosa pubblica e di passare, non per spirito di servizio ma per una sorta di diritto divino, dalla regione al comune, dagli scranni del parlamento alla responsabilità politica di partito senza interruzione alcuna.

Ritornando al tema iniziale, chiunque abbia la possibilità di incontrare medici e altro personale sanitario che opera nelle diverse regioni del paese (e questo ho potuto fare al congresso europeo di Allergologia tenutosi pochi giorni orsono), può toccare con mano il drammatico arretramento delle condizioni di lavoro negli ospedali e nei territori. Dalla Sicilia alla Calabria dalla Toscana alla Lombardia le politiche restrittive sul personale hanno aumentato il carico di lavoro individuale portando molti professionisti a dimettersi anticipatamente perché distrutti dai turni e dalle responsabilità. Non dissimile la situazione sui territori dove i pensionati non vengono sostituiti e i servizi lasciati nell’abbandono totale. E dovunque di scarsa utilità o ostile il supporto amministrativo che spesso (vittima anche esso delle politiche regionali di tagli crescenti e indiscriminati), non è in grado di fornire il supporto tecnico necessario.

Sul fronte del governo, nonostante le continue promesse di cambiamenti, nulla è stato fatto per segnare una rottura rispetto alle politiche di smantellamento e progressiva privatizzazione della sanità dei governi precedenti. Né è dimostrazione evidente il Dpef recentemente approvato, i cui dati, come spiega la Sen. Nerina Dirindin, “confermano una ulteriore, preoccupante contrazione della incidenza della spesa sanitaria sul Pil: 6,8% nel 2015 e 6,5% nel 2019. Per il futuro non ci si può che aspettare un drastico peggioramento della posizione italiana nel panorama dei sistemi sanitari europei, con una riduzione dell’offerta di servizi e un peggioramento della qualità dell’assistenza”. I medici dunque vedono peggiorare di giorno in giorno le loro condizioni di lavoro ma di questo non sembra preoccuparsene minimamente la Fnomceo che invece di aprire una vertenza nazionale con il presidente Renzi e chiamare a difesa del lavoro medico l’intera categoria, rimane in religioso silenzio.
 
Voglio ricordare agli attuali dirigenti che solo pochi anni fa sotto la presidenza di Aldo Pagni, le cose andavano in modo totalmente diverso. A quei tempi la Fnom era un interlocutore privilegiato ed obbligato per il Ministro Bindi e non c’era norma che interessasse i medici che non fosse stata preventivamente sottoposto alla federazione per recepirne le valutazioni di merito. Ricordo ancora che la Ministra Bindi, a cui non mancava certo il coraggio, fece di tutto per impedire lo sciopero indetto da Fnom e sindacati e per ottenere ciò si fece direttamente carico con il Presidente Prodi di trovare le ingenti risorse necessarie al rinnovo del contratto. E così fu.

Nulla di questo si è visto dopo la presidenza Pagni, e l’atteggiamento è stato quello di filosofeggiare senza essere in grado di farlo (non avendo il successore la cultura di Pagni), di pestare l’acqua nel mortaio della politica di palazzo senza occuparsi minimamente della casa che intanto bruciava. I medici sono rimasti soli anche quando si è riuscito, con un colpo di mano, a sottrarre loro le competenze, e anche in questo caso lungo è stato il silenzio della Fnomceo che solo all’ultimo ha deciso di prendere timidamente atto della situazione.

Se tutto questo si fosse verificato negli anni passati, i medici si sarebbero ribellati e avrebbero occupato le sedi degli Ordini e della federazione, ma oggi è talmente forte lo sconforto che ciascuno dei sopravvissuti in servizio cerca di mettersi in salvo come può; ancora più impotenti sembrano i giovani medici senza lavoro o con lavoro precario (anzi ex precario come sostiene il Ministro Poletti) che da tale situazione sono i più penalizzati e che invece di assistere passivamente allo sfarinamento delle loro legittime aspirazioni dovrebbero reagire con determinazione.

Ho sempre contestato l’obbligo di iscrizione agli ordini professionali e oggi i fatti mi dimostrano che in quella mia posizione non era l’aspetto ideologico a prevalere ma la consapevolezza che la legge ferrea dell’oligarchia è la regola che informa la totalità delle organizzazioni umane. I gruppi dirigenti iniziano con una razionalità orientata i fini e inevitabilmente finiscono per adottarne una orientata ai mezzi. Una razionalità che cerca il compromesso ad ogni costo ed evita il contrasto con i signori della politica perché in mano a costoro è la vite senza fine degli incarichi quando verranno i giorni triste del fine mandato.

Ci vorrebbe dunque un segno di discontinuità e la Fnomceo dovrebbe mettere il Presidente del Consiglio e il Ministro Lorenzin di fronte alle loro responsabilità, aprendo una vertenza per dare dignità al lavoro medico e denunciare lo smantellamento in atto del Ssn, ma per fare questo servirebbero uomini e donne capaci di lottare a viso aperto senza fare sconti a nessuno. Un genere di persone di cui purtroppo non c’è traccia.


Roberto Polillo 

15 giugno 2015
© Riproduzione riservata

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