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Fisioterapisti Aifi: “Possiamo migliorare la sostenibilità del Ssn”. Possibili risparmi per 25 mld l'anno


Questo, secondo le ultime stime, l'impatto degli sprechi nel comparto. Per l'Aifi, l’investimento sulla prevenzione, il coinvolgimento delle persone nei processi di cura, la riorganizzazione dei servizi territoriali, "che ritroviamo tra i pilastri della riforma del Ssr del FVG", sono ambiti sui quali "la fisioterapia ha declinato il proprio paradigma, adeguandosi ai mutati bisogni della collettività".

17 GIU - Secondo le stime più recenti l'impatto complessivo degli sprechi evitabili nel comparto sanitario italiano supera i 25 miliardi di euro all’anno. Per spendere meno e meglio, migliorando la salute dei cittadini e la qualità dei servizi, è necessario un modello di sanità attento all’equità e ai bisogni delle persone e delle comunità, fortemente orientato al contrasto degli effetti delle malattie croniche, che attualmente in Europa rappresenta ad esempio l’87% dei decessi. Con questi due numeri ben in testa e con un ‘claim’ molto chiaro (“Tenere bene al centro i bisogni dei cittadini è la chiave per riformare il SSN che altrimenti è destinato a perire per come lo conosciamo”) il presidente Aifi, Mauro Tavarnelli, ha aperto a Trieste il convegno “La Fisioterapia al servizio della nuova Sanità”, con la partecipazione del Presidente della Regione FVG e vice-segretario nazionale del PD, Debora Serracchiani. Una scelta non casuale: è proprio la riforma del Sistema Sanitario Regionale del FVG – in cui vengono valorizzate le professioni sanitarie, tra cui quella di fisioterapista – ad essere preso ad esempio per dimostrare come sia ancora possibile migliorare la sanità italiana.

“Aifi – ha spiegato Tavarnelli – ha voluto tenere questo dibattito proprio a Trieste per entrare nel merito della proposta della Regione FVG che ha approvato una riforma del proprio sistema sanitario che sembra andare nella direzione giusta, a partire dal ruolo delle professioni sanitarie in vista del cambiamento prospettato dalla LR 17/2014. Abbiamo offerto il nostro contributo al cambiamento necessario, dimostrando ancora una volta con i numeri e le statistiche di progetti già realizzati come la fisioterapia, garantendo sicurezza, efficacia, equità ed accessibilità, possa offrire maggiore sostenibilità al nostro SSN, che ne ha tanto bisogno. L’investimento sulla prevenzione, il coinvolgimento delle comunità e delle persone nei processi di cura, la riorganizzazione e il rafforzamento della medicina di famiglia e dei servizi territoriali, che ritroviamo tra i pilastri della riforma del SSR del FVG – ha precisato Tavarnelli – sono ambiti sui quali la Fisioterapia ha declinato il proprio paradigma, adeguandosi ai mutati bisogni della collettività. Le esperienze presentate hanno dimostrato che la fisioterapia concorre in maniera concreta a garantire quegli elementi di innovazione che servono al sistema”.

Ed ecco alcuni esempi.
Per le persone con malattia di Parkinson, ad esempio, uno studio preliminare ha mostrato che un approccio innovativo, proattivo e di iniziativa nei confronti del malato cronico, con appuntamenti predeterminati anziché, come avviene ora, il solito ‘ciclo’ che risponde a problemi già comparsi, può incidere sulla mobilità e l’autonomia del paziente limitando la progressiva disabilità. All’interno degli ospedali per acuti esperienze di triage fisioterapico, basato sull’organizzazione per complessità, hanno permesso di passare dal 78% di utenti dimessi dall’ospedale verso strutture protette, al 77% di dimessi al proprio domicilio; e tutto questo conseguendo addirittura una riduzione dei costi ed una maggiore celerità d’intervento divenuto più appropriato, basandosi sull’attivazione diretta del fisioterapista e solo dopo la sua valutazione su eventuale approfondimento con altri specialisti.

Ancora, il tema della lombalgia, che è giunto a livelli di epidemia può trovare, in ossequio al medesimo schema di garantire livelli di risposta appropriati alla complessità della domanda, percorsi “facilitati” egualmente sicuri ma più efficaci e meno costosi: la sperimentazione, divenuta ormai prassi nella provincia di Trieste, ha mostrato, nel percorso “facilitato” che parte da presa in carico diretta del fisioterapista, riduzione del dolore e della percezione di disabilità significativamente superiori a quelle conseguite dal percorso tradizionale ed una importante riduzione degli esami diagnostici eseguiti, dove nel 56% dei casi non si effettua alcuna indagine strumentale, mentre nei controlli il 43% ne effettua almeno due; altrettanto dicasi per le visite specialistiche, con le dovute considerazioni sui relativi costi ma anche tempi di attesa. E sulla stessa linea, che mostra come liberarsi di prestazioni e percorsi inadeguati migliori il sistema da tutti i punti di vista, anche esperienze realizzate sulla direzione di servizi e sulla responsabilità dei percorsi per gli ausili, in cui è dimostrato che affidare la responsabilità ad un fisioterapista è, semplicemente, meglio.
La fisioterapia partecipa infatti alla rimodulazione dell’assistenza primaria, sempre più necessariamente orientata alla presa in carico della cronicità e della continuità delle cure, garantisce l’ottimizzazione dei percorsi nelle patologie muscolo-scheletriche attraverso il triage fisioterapico e la presa in carico precoce in fase acuta, assicura il miglioramento della qualità della vita e il mantenimento di buoni livelli di autonomia.

“Il sistema sanitario – ha spiegato Debora Serracchiani, ricordando le motivazioni alla base della riforma sanitaria – se vuole rinforzarsi e rilanciarsi ha bisogno di riformarsi profondamente, altrimenti è destinato a morire per implosione, perché risponde ad esigenze che non sono più quelle attuali. Noi riteniamo che non servano poltrone, ma servizi e risposte concrete ed efficaci ai bisogni di salute dei cittadini. Va rivisto anche il complesso delle relazioni tra professionisti, costruendo una rete di rapporti nella quale ognuno eserciti competenze, autonomia e responsabilità al servizio del cittadino, abbattendo i “confini tribali” fra i professionisti. È chiaro che bisogna rivedere anche il sistema delle professioni sanitarie, affidando loro più responsabilità poiché non esistono solo i medici, ma esiste tutta una serie di professionisti della salute chiamati ad esercitare un ruolo chiave”.

“Servono dosi massicce di innovazioni – ha aggiunto Tonino Aceti, coordinatore nazionale della Rete dei Tribunali per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, apprezzando lo spirito della riforma del FVG e in accordo con Debora Serracchiani – e bisogna ammodernare il sistema. Questo si deve tradurre in un ammodernamento culturale, governo dei servizi, responsabilità delle professioni. Da fisioterapisti, infermieri, ostetriche, tecnici sanitari ci si aspetta un contributo importante a questo cambiamento. È per questo che l’applicazione di quanto previsto dal comma 566 della legge di stabilità, al centro di un grande dibattito, non può essere ulteriormente ritardata. Il tema dell’ammodernamento del sistema salute richiede che si guardi oltre gli interessi dei singoli o delle categorie, puntando alla garanzia dei diritti di salute dei cittadini. Se perdurasse questo stallo sulla riorganizzazione delle relazioni tra professionisti derivante dal comma 566, saremo costretti a prendere posizione anche noi, perché procedere in quella direzione è interesse dei cittadini”. 

17 giugno 2015
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