Test antidroga ai medici. Chirurghi favorevoli, "ma senza demonizzazione”
21 FEB - “Siamo d’accordo con la proposta di sottoporre i chirurghi ai test antidroga, purché l’iniziativa non risponda a una logica politica demagogica e populista”. Pietro Forestieri, presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi (Cic), sottolinea infatti l’importanza di distinguere la delicatezza della professione del chirurgo dagli episodi di cronaca che ne minano l’immagine. “I chirurghi italiani, in questi ultimi anni, sono stati oggetto di continue campagne mediatiche, nelle quali sono stati destinatari di insulti volgari e di accuse del tutto destituite di fondamento”. “Una continua e ottusa politica di delegittimazione che – aggiunge Forestieri - non solo indebolisce una specifica categoria professionale, ma causa un danno sostanziale ad un patrimonio etico-scientifico di inestimabile valore ed un vero e proprio danno sociale, depauperando una risorsa fondamentale”.
Secondo il presidente della Cic, inoltre, occorre migliorare le leggi vigenti, per porre un freno alla vulnerabilità crescente di tutti, medici e cittadini. “Sono indispensabili e non più dilazionabili interventi legislativi in tema di responsabilità civile, penale (ferma al Codice Rocco del 1930), governo clinico, governo delle tecnologie e risk management. Queste materie sono intimamente connesse e non possono essere disgiunte”, osserva Forestieri spiegando che “la chirurgia è in continua e rapida evoluzione e non dipende più soltanto dalla propensione naturale e dalle capacità del singolo, ma è sempre più fortemente condizionata dalle situazioni e dalle contingenze. Senza dimenticare – conclude il presidente della Cic - l’importanza di riconoscere un adeguato trattamento economico, basterebbe infatti confrontare il potere di acquisto dello stipendio di un primario chirurgo degli anni ’70 con quello odierno”.
21 febbraio 2011
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