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Enpaf. Contribuzione proporzionale al reddito? Perché no?


La proposta in una lettera inviata da una farmacista al presidente della Fofi, Andrea Mandelli, che sostiene l’idea e commenta: “L’Enpaf è un patrimonio della professione da tutelare, ma occorre intervenire rapidamente e in profondità per attrezzarlo a rispondere alle nuove esigenze di tutta la comunità dei farmacisti”.

02 LUG - L’assetto contributivo, il trattamento previdenziale e in definitiva tutto l’assetto dell’Enpaf sono argomenti al centro delle preoccupazioni di moltissimi farmacisti, i più giovani ma non soltanto loro. Per l’effetto della crisi, indubbiamente, ma anche delle peculiarità del settore e della professione, messe in luce anche dalla ricerca del Censis commissionata dalla Fofi. Fatto sta che sono moltissime le lettere che affrontano la questione giunte in questi mesi alla Federazione.

Ne è stata scelta una, che riproduciamo qui, che mette al centro uno dei “casi” più frequenti, e meno comprensibili, quello dei titolari di borse di studio.

“Egregio dottor Mandelli” scrive Stefania Trevisani al presidente della Fofi “devo pagare all'Enpaf 4.500 euro di contributi perché ho una borsa studio in farmacovigilanza e non ho altra copertura previdenziale. Ho 48 anni, vorrei un contratto di lavoro, ma è quasi impossibile perché è tutto bloccato, concorsi bloccati, oltre al fatto che non ho una raccomandazione, cosa che, seppur assurda, purtroppo è necessaria oggi per poter accedere ai posti di lavoro. Meritocrazia zero. La mia borsa ammonta a 24.000 euro annuali lordi. Togli irpef e tasse regionali, ci si mette anche l'Enpaf e a me restano 1000 euro al mese con cui vivere.

Lo so che c'è di peggio, ma è uno schifo che dopo laurea, specializzazione, contratti a tempo determinato, borse studio, insomma, dopo plurima esperienza lavorativa, io sia ancora precaria e debba vivere in ristrettezze o per meglio dire vivere male!!! Ma, ripeto,non ho raccomandazioni.

Chiedo di intervenire: un borsista non può dare all'Enpaf 4.500 annui e campare male, son soldi regalati perché un trattamento previdenziale io non l’avrò mai! La Fofi deve fare in modo che i versamenti all'Enpaf siano commisurati al reddito. Ciò non vuole significare aumentare ulteriormente la tassa contributiva per titolari di farmacia e farmacisti dirigenti, ma consentire una riduzione opportuna a borsisti e collaboratori ed esentare i disoccupati da qualsiasi versamento contributivo”.

Questa la risposta del presidente della Fofi Andrea Mandelli: “Purtroppo questa lettera rende alla perfezione il clima generale della professione, testimoniato da moltissime altre lettere giunte alla Federazione. Oggi in sena alla nostra professione abbiamo tante situazioni differenti che un tempo costituivano l’eccezione e oggi, purtroppo, si avviano a diventare una regola, se non la regola. Del reso disoccupazione e precarizzazione sono fenomeni globali, contro i quali è difficile porre argini anche per i Governi".

"E’ da tempo che la Federazione ha fatto presente questa e altre difficoltà - prosegue Mandelli - che ormai toccano tutte le declinazioni professionali: dagli ospedalieri ai titolari. Il caso dei borsisti è particolarmente grave e ci è ben presente, tanto che il Segretario della Fofi e delegato ai problemi previdenziali, Maurizio Pace, nell’ultimo Consiglio nazionale dell’Enpaf aveva presentato una proposta di modifica dell’articolo 21 del regolamento dell’ente proprio per sanare questa irrazionalità che riguarda anche gli specializzandi e chi svolge stage, consentendo loro di accedere alla contribuzione ridotta. Come è noto, però, il Consiglio ha preferito evitare di procedere a modifiche statutarie e regolamentari, a cominciare da quelle proposte dall’ente stessa e, in linea con quanto sostenuto dalla Federazione, ha approvato una raccomandazione al CdA dell’Enpaf, presentata dal vicepresidente della Fofi, Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, di presentare entro ottobre un progetto di riforma complessiva dell’ente. E’ una soluzione che ci soddisfa, perché ormai i provvedimenti tampone sono insufficienti e occorre ripensare a fondo la materia alle luce delle novità, non positive purtroppo, che hanno investito tutta la sanità. Del resto, la stessa collega, chiudendo la sua lettera adombra una modifica che avrebbe valore verso tutta la professione, vale a dire la contribuzione proporzionale al reddito, che è uno degli interventi da considerare".

"Aspettiamo dunque con fiducia il progetto di riforma - conclude il presidente Fofi - che dovrà essere elaborato tenendo conto delle valutazioni e proposte avanzate dai Presidenti degli Ordini e dalle rappresentanze delle componenti professionali, oltre che, ovviamente, dell’apporto di esperti della materia. In conclusione, l’Enpaf è un patrimonio della professione, un bene da tutelare, ma proprio per questo, e per evitare fenomeni di disaffezione, occorre intervenire rapidamente e in profondità per attrezzarlo a rispondere alle nuove esigenze di tutta la comunità dei farmacisti”.

02 luglio 2015
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