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Dalla Cina per studiare il modello sanitario italiano. Accordo Fiaso-Ministero sanità di Pechino per formazione medici e manager


Prevista organizzazione e promozione di attività formative e di aggiornamento professionale, di breve periodo in Italia, rivolte a Direttori generali e amministrativi degli ospedali cinesi. Ripa di Meana: “Un’occasione in più di scambio tra strutture ospedaliere cinesi e italiane, mettendo l’accento sul trasferimento delle conoscenze di management sanitario”.

04 LUG - Promuovere la formazione dei manager sanitari cinesi studiando in Italia i sistemi gestionali delle Aziende sanitarie, formare nei nostri ospedali e in Cina le nuove leve mediche della seconda potenza economica mondiale, promuovere la ricerca. Sono questi i punti cardine dell’intesa sottoscritta il 4 luglio a Roma tra la FIASO, la Federazione italiana di Asl e ospedali e l’HHRDC, il Centro nazionale per lo sviluppo sanitario e la pianificazione familiare cinese del Ministero della Sanità di Pechino.
 
Sul piano del management sanitario, la cooperazione verterà su organizzazione e promozione di attività formative e di aggiornamento professionale, di breve periodo in Italia, rivolte a Direttori generali e amministrativi degli ospedali cinesi e farà perno sulla struttura centrale della FIASO.
 
In merito a clinica e ricerca universitaria che si svolgerà nelle Aziende associate, l’intesa poggia invece su 3 gambe:
- promuovere e diffondere presso le Aziende associate a FIASO le offerte dell’HHRDC per la realizzazione di periodi formazione e aggiornamento dei medici cinesi presso le ASL e gli Ospedali Italiane;
- favorire la cooperazione e la collaborazione di medici delle Aziende sanitarie e ospedaliere che svolgeranno in Cina programmi formativi di breve periodo rivolti ai professionisti locali;
- promuovere la ricerca in ambito sanitario in Cina e in Italia.
La formazione dei medici cinesi avverrà negli ospedali italiani più avanzati, che garantiscono tecniche mediche all’avanguardia, attrezzature moderne e un forte potenziale nell’ambito della ricerca. Dal 2016 al 2017 saranno in Italia 80 medici cinesi per Azienda, suddivisi in gruppi di tirocinanti composti da 10 medici ciascuno.
 
La scelta dell’Italia da parte dell’“Impero di mezzo” non è casuale.  Dopo decenni di assenza dello Stato dalla sanità e i suoi timidi tentativi di reingresso degli anni ’90, nel 2003 la locomotiva cinese ha deciso che per accelerare la sua corsa verso lo sviluppo aveva bisogno di un sistema di welfare sanitario più efficiente di quello assicurativo privato. Parte così il colossale piano “Cina in salute 2020”, che punta tra l’altro a integrare la medicina tradizionale con quella occidentale e che sembra virare sempre più verso un sistema “misto” pubblico-privato.
In campo ci sono ben 200 miliardi di euro da qui al 2020 da spendere per allestire 29mila nuovi centri medici locali, creare 2.000 ospedali di contea, formare e valutare 1.370.000 di professionisti che opereranno in villaggi anche sperduti, formare altri 160mila medici che lavoreranno in comunità più allargate, produrre in proprio e distribuire almeno 300 tipologie di farmaci essenziali. 

“L’interesse del governo cinese allo sviluppo di un più moderno ed efficiente sistema sanitario dimostra come questo sia ritenuto un irrinunciabile fattore di sviluppo economico, oltre che di equità sociale”, dichiara il Presidente di FIASO, Francesco Ripa di Meana, che aggiunge: “FIASO vuole essere una occasione in più di scambio tra strutture ospedaliere cinesi e italiane, mettendo l’accento sul trasferimento delle conoscenze di management sanitario, conoscenze di cui la Federazione è principale depositaria in Italia”.

04 luglio 2015
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