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Aogoi: allarme per direzioni non qualificate in UO Medicina della riproduzione


Una nota dell’Associazione dei ginecologi ospedalieri sottolinea il rischio di veder affidate strutture cliniche che le norme Ue equiparano ai centri trapianti, a professionisti non in possesso delle necessarie competenze. I ginecologi, afferma l'Aogoi, sono gli unici a possedere il profilo specifico.

08 MAR - “Le Unità Operative di Medicina della Riproduzione (U.O.M.R.) sono strutture complesse e iperspecializzate: le norme comunitarie le equiparano a un centro trapianti. È quindi necessario che il Governo stabilisca, una volta per tutte, che la loro direzione venga affidata a professionisti adeguatamente specializzati in tale campo, anche e soprattutto per una tutela a 360° del paziente. E i ginecologi sono gli unici a possedere le competenze specifiche per la loro gestione”. Si apre così la nota dell’AOGOI (l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) che riprende i contenuti di un’interrogazione parlamentare presentata di recente al ministro della Salute da Benedetto Francesco Fucci, componente della Commissione Affari sociali della Camera e della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario.
“Le attività delle Unità operative di medicina della riproduzione – sottolinea Fucci nel suo documento – spaziano dalla chirurgia dell'infertilità all’endocrinologia riproduttiva, dalla ginecologia dell'adolescenza alla diagnostica ecografica, dalla terapia dell'abortività ricorrente alla genetica riproduttiva: per questo è opportuno che la loro direzione sia affidata a coloro che possiedono il bagaglio di conoscenze necessario per assumersi questa specifica responsabilità, cioè a chi abbia seguito il percorso formativo per la specializzazione in ginecologia ed ostetricia. La medicina della riproduzione, infatti, è una specialità di tipo chirurgico di questo settore”.
L’Aogoi ricorda come alcune strutture (l’Università di Padova, l’Ospedale S. Paolo di Milano e l’Ospedale di Latina) abbiano già affidato le loro U.O.M.R. a professionisti non in possesso delle competenze specifiche richieste anche dalle norme in vigore (articolo 10, legge 40/2004). “La regione Veneto – continua Fucci nella sua interrogazione – ha deciso di affidare il coordinamento del gruppo di lavoro sulla procreazione medica assistita del tavolo tecnico della Conferenza Stato-Regioni a un professionista non ginecologo”. Da una situazione simile potrebbero derivare conseguenze che Fucci definisce “paradossali”. In particolare, “dal tavolo tecnico della Conferenza Stato-Regioni potrebbero giungere indicazioni alle singole Regioni per l’assegnazione della gestione delle U.O.M.R. anche a specialisti in andrologia o embriologia”. L’AOGOI invita quindi il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, “a intervenire senza indugio per fare chiarezza”.

08 marzo 2011
© Riproduzione riservata

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