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Medicina difensiva. Ginecologi: “Basterebbe diminuirla del 50% per risparmiare 5 mld. Serve subito legge su responsabilità professionale”


Il dato è stato analizzato durante il 90° Congresso della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia a Milano. “Una causa su 10 contro un camice bianco è proprio a carico di un ginecologo. Per una polizza invece paghiamo fino a 20mila euro. E’ una situazione insostenibile sia per i professionisti che per l’intera collettività”, ha spiegato il presidente Paolo Scollo.

19 OTT - Un ‘tesoretto’ da 5 miliardi l’anno. E’ questa la cifra che si può recuperare eliminando del 50% l’eccessivo ricorso alla medicina difensiva. Esami inutili, accertamenti superflui e prestazioni sanitarie evitabili, svolte dai clinici solo per evitare una possibile denuncia costano 10 miliardi ogni 12 mesi. E’ la ricetta per contribuire a risanare i conti del Sistema sanitario nazionale, senza nuovi tagli, proposta dai ginecologi riuniti a Milano per il loro congresso nazionale. Il meeting, dal titolo 'Nutrizione, stili di vita e salute della donna', vede la partecipazione di oltre 2.500 specialisti provenienti da tutta Italia.

“Serve al più presto una nuova legge sul rischio professionale - afferma Paolo Scollo Presidente Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) -. Il provvedimento dovrà dare risposte chiare oltre che sulla medicina difensiva anche sul contenzioso medico-legale e gli eccessivi costi delle assicurazioni. Una causa su 10 contro un camice bianco è proprio a carico di un ginecologo. Per una polizza invece paghiamo fino a 20mila euro. E’ una situazione insostenibile sia per i professionisti che per l’intera collettività”.

La Sigo, dal suo 90° congresso di Milano, propone anche un’altra fonte di sicuro risparmio: la prevenzione e gli stili di vita sani. “Sono i due principali temi del nostro congresso - prosegue Scollo -. Oltre 13 milioni e 800mila italiane hanno più 50 anni e stanno affrontando la menopausa. Disturbi cardiovascolari, osteoporosi e tumori sono alcune delle conseguenze della fine delle mestruazioni. Ma solo un’italiana su due ne è a conoscenza. Se vogliamo evitare di dover curare domani sempre più pazienti afflitte da malattie croniche dobbiamo favorire oggi gli stili di vita sani. Per questo lanciamo la campagna ‘Menopausa meno...male!’ con l’obiettivo di aiutare le donne a vivere questa fase della vita con più consapevolezza e serenità”.

A Milano sono presentati i dati del sondaggio svolto su oltre 2mila donne italiane d’età compresa tra i 40 e i 60 anni ‘Come vivi la Menopausa’ realizzato nel settembre 2015. Il 58% ammette di sentirsi peggio di prima della fine del ciclo mestruale. Il 57% non svolge la consueta visita ginecologica annuale. “Sette su 10 lamentano un aumento di peso - sottolinea Scollo -. Però solo il 30% ammette di seguire una dieta corretta e il 26% pratica regolarmente sport. Con la nostra nuova campagna vogliamo contribuire, attraverso numerose iniziative e progetti, a migliorare l’informazione per aiutare le donne a viverla con più consapevolezza e serenità e a combattere anche i piccoli disturbi, troppo spesso sottovalutati e ritenuti, in modo errato, inevitabili”.

Il congresso di Milano affronta a 360° la salute femminile: dalla procreazione medica assistita all’interruzione volontaria di gravidanza, dalla contraccezione alla prevenzione delle malattie e disturbi durante la gravidanza. “Le italiane sono molto cambiate negli ultimi decenni - sottolinea Vito Trojano Presidente Nazionale dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (Aogoi) -. Oggi l’età media al primo parto è 31,5 anni. Solo il numero delle madri over 40 è aumentato del 12% dal 2010 al 2013. Dopo la menopausa una donna ha ancora almeno tre decenni di vita attiva di fronte a sé, con un' attività sessuale che può proseguire ancora per 15 anni. Per questo noi ginecologi dobbiamo aggiornare le nostre conoscenze tenendo conto delle nuove esigenze femminili”.

“Nel nostro Paese c’è bisogno di investire maggiormente sulla formazione dei nuovi medici - conclude Nicola Colacurci Presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI) -. I giovani specializzandi in ginecologia sono un’importante risorsa per tutta la sanità. Negli ultimi anni abbiamo assistito a tagli indiscriminati. Gli errori in sala parto e il contenzioso medico si possono combattere anche favorendo una migliore cultura e preparazione dei camici bianchi”.
 

19 ottobre 2015
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