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Infermiere di famiglia. La Lombardia apripista. Ipasvi: “Noi siamo pronti”


Promosso il 5 novembre, dai Collegi Ipasvi della Lombardia, un convegno per fare il punto sulla riforma sanitaria regionale. Per lo sviluppo del Servizio dell’infermiere di famiglia e di comunità la quale la Regione Lombardia avrebbe in programma un finanziamento di 90 milioni. Muttillo (Ipasvi Mi-Lo-Mb): “Vogliamo sperimentare nuove aree per comprendere l’impatto e le prospettive in termini di salute”. La relazione del presidente Ipasvi Mi-Lo-Mb

12 NOV - Clinico, case manager, che governa il reclutamento della prevalenza/recall, che governa un setting assistenziale o una piattaforma, che governa un setting funzionale con responsabilità organizzative. L’infermiere di famiglia può essere dentro ciascuna delle 5 aree funzionali e ruoli descritti. E l’Ipasvi è deciso a dimostrarlo avviando una serie di sperimentazioni per comprendere l’impatto che tali progetti possano avere e che prospettive possano offrire in termini di salute. Queste le conclusioni del convegno promosso il 5 novembre scorso, presso l’Università Bocconi di Milano, dai Collegi IPASVI lombardi per fare il punto sulla nuova riforma socio sanitaria della Lombardia e in particolare sullo sviluppo del Servizio dell’infermiere di famiglia e di comunità, per il quale, spiega Giovanni Muttillo, presidente del Collegio Ipasvi di Milano-Lodi-Monza-Brianza, “la Regione Lombardia ha ipotizzato un investimento iniziale di 90 milioni di euro”. Una novità assoluta nel panorama italiano e una grande opportunità per gli infermieri, che l’Ipasvi ha tutta l’intenzione di cogliere al meglio.

Per farlo, però, spiegano Muttillo e Paola Gobbi, segretario del Collegio IPASVI MI-LO-MB, “occorre produrre un sapere per competenze distintive e pubblicare i risultati delle sperimentazioni”. Muttillo e Gobbi sottolineano come oggi, i molteplici nuovi setting di cura, abbiamo “per la maggior parte una forte impronta assistenziale più che clinica”. Per l’Ipasvi, però, la chiave per una sanità che funzioni non è tanto nel luogo di erogazione dell’assistenza, “quanto nel processo di assistenza con cui trattiamo i pazienti”, in particolare i cronici; “visto che finora la logica era basata sulla gestione dell’acuto. Al paziente cronico serve altro, non il meccanismo  pagamento a prestazione, che genera una sorta di ‘consumismo sanitario’. È per questo che la presa in carico cambia: si individua una tariffa di presa in carico che non riguarda la singola prestazione ma il percorso del paziente in termini di continuità dell’assistenza e adeguatezza della terapia”.

Premesso questo, nel corso del convegno è quindi emerso come in un ragionamento di filiera “il ruolo delle professioni sanitarie deve emergere in modo più chiaro”.

“Noi – ha ribadito Muttillo - siamo pronti a sperimentare queste nuove aree. È un punto di partenza per un cambiamento concreto, incentrato sui temi dell’integrazione e della multi professionalità”. “I rappresentanti dei Collegi IPASVI lombardi lanciano così la sfida “ai nuovi assetti organizzativi -istituzionali – sanitari, per ruoli e nuovi percorsi contendibili. La volontà è di investire su progetti concreti e iniziare una sperimentazione quinquennale che potrà avere una ricaduta su tutto il territorio nazionale”.

Ecco, nel dettaglio, le aree che l’Ipasvi intende indagare:

INFERMIERE CLINICO: erogatore, effettua le prestazioni; si occupa dei follow up, di percorsi codificati o di gestione di processi di screening.

INFERMIERE CASE MANAGER: segue un pool di pazienti (es: 400 cronici), si occupa di compliance (terapie, controlli diagnostici, prescrizioni dietetiche, fragilità, ecc) e controllo esiti.  Alcuni interventi possono avere un rapporto di 1:1 (controllo prescrizione idrica/alimentare), altri 1: 20 (interventi di educazione sanitaria a pazienti diabetici); occorre costruire le evidenze anche su questi rapporti.

INFERMIERE CHE GOVERNA IL RECLUTAMENTO DELLA PREVALENZA/RECALL: (es: pazienti da indirizzare alla telesorveglianza, alla chiamata del tele farmaco). L’accresciuta attenzione ad approcci di medicina di iniziativa, richiede di sviluppare nuove logiche e strumenti di reclutamento precoce dei pazienti, di educazione alla compliance alle terapie, (dalla ricerca AIFA – in media per gli “over 75”, su 11 farmaci prescritti  la compliance è solo di 6). Maggiore aderenza a una terapia appropriata e più efficacia presa in carico del paziente può rappresentare riduzione dei casi avversi, più gestione delle polipatologie attraverso un riconoscimento precoce delle stesse, riduzione dell’impatto della medicina difensiva e della diagnostica ospedaliera, minore accesso al pronto soccorso, quindi anche un costo sanitario pro-capite più contenuto.

INFERMIERE CHE GOVERNA UN SETTING ASSISTENZIALE O UNA PIATTAFORMA: governa processi e i fattori produttivi, un luogo fisico, reparto day hospital, blocco operatorio; oppure un POT)

INFERMIERE CHE GOVERNA UN SETTING FUNZIONALE O CON RESPONSABILITA’ ORGANIZZATIVE (es. governo / direzione di una RSA aperta, con ospiti sia residenti ma anche funzioni di controllo dell’ospite a casa con badante, formazione del personale).

12 novembre 2015
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