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Napoli. Anche l’Ipasvi contro i selfie in sala operatoria: “Inacettabile, il nostro dovere è la tutela del paziente”


Foto con pollici all'insù e guanti insanguinati, in posa davanti al cellulare con il paziente in primo piano, addormentato ed ignaro del tutto. Queste le immagine condivise sui social network che dopo le prese di posizione di Cittadinattiva e Ordine dei medici hanno suscitato la dura reazione degli infermieri. Mangiacavalli: “Il nostro dovere è la difesa e la tutela dei pazienti”.

03 DIC - Un'intera equipe medica di Napoli si è immortalata a più riprese mentre era in corso un intervento chirurgico. Foto con pollici all'insù e guanti insanguinati, in posa davanti al cellulare con il paziente in primo piano, addormentato ed ignaro del tutto. Queste le immagini condivise poi sui social network dagli opearatori sanitari. Un'azione che non è passata inosservata, ma che ha anzi suscitato le dure reazioni di Cittadinanzattiva e Omceo di Napoli ieri, e degli stessi collegi Ipasvi oggi.
 
“Se dal lato umano è comprensibile il tentativo di scaricare lo stress legato a turni di lavoro massacranti e condizioni di lavoro spesso al limite del burnout con atteggiamenti e meccanismi entrati a far parte ormai della vita di tutti i giorni, da quello professionale non è accettabile e ammissibile che si confonda la vita reale con quella virtuale, specie se nella prima sono coinvolti i pazienti che ai professionisti affidano la loro salute e la loro integrità, fisica, morale e anche sociale”, spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, che insieme al Collegio di Napoli, sta verificando eventuali partecipazioni di loro iscritti, ricordando anche che gli infermieri sono sottoposti, oltre alle norme del codice deontologico, a regole precise che la Federazione ha dettato proprio in merito all’utilizzo dei social.

“In un documento messo a punto dalla Federazione nel 2013 – ricorda Mangiacavalli – le regole per la nostra professione sono ben chiare e intendiamo farle rispettare: le potenzialità di comunicazione dei social media sono molto elevate e, di conseguenza, richiedono una maggiore responsabilità nel loro utilizzo. Per sfruttare al meglio i social media, occorre conoscerli bene ed essere consapevoli dei possibili rischi di un loro uso improprio: violazione della privacy di pazienti o colleghi, inappropriata condivisione e diffusione di informazioni sensibili, violazione dei confini professionali, violazione della riservatezza di informazioni sanitarie, compromissione dell’immagine dell’infermiere, dell’organizzazione a cui appartiene o del sistema sanitario. Un uso improprio dei social media in sanità – aggiunge - si può riflettere lungo tutti i livelli del rapporto tra l’assistito e il sistema sanitario: il rapporto paziente/cittadino, il rapporto tra professionisti e tra questi e l’organizzazione. La professionalità va tutelata anche online: la fiducia dell’assistito nei confronti dell’infermiere e l’immagine della professione infermieristica sono condizionate dalla professionalità espressa dal professionista e percepita dagli assistiti, anche attraverso la comunicazione. Per questo episodi del genere non possono essere sottovalutati e per questo è compito dei Collegi e nostro, intervenire riportando la situazione nei binari di regole deontologiche certe e condivise”.

Il documento della Federazione degli infermieri dichiara esplicitamente la necessità rispetto ai social di mantenere la privacy e la riservatezza, obblighi deontologici ma anche giuridici.

Per questo detta cinque regole a cui gli infermieri devono attenersi:
1.
Prima di postare informazioni online considerare la solidità delle ragioni per farlo, assicurarsi di avere il consenso dell’assistito, che la sua identità sia protetta e che le informazioni pubblicate online non ne permettano l’identificazione.
2. Non diffondere mai attraverso i social media immagini o informazioni relative all’assistito che possano violare i suoi diritti di privacy e riservatezza.
3. Non pubblicare, condividere o diffondere immagini, dati o informazioni dell’assistito acquisite nella relazione infermiere-paziente.
4. Non esprimere commenti sugli assistititi anche quando gli stessi non possono essere identificati.
5. Non acquisire immagini (fotografie, video) utilizzando dispositivi personali ivi inclusi i telefoni cellulari.

“Convocheremo gli infermieri presenti in sala operatoria per avere la loro versione dei fatti – ha dichiarato Ciro Carbone, presidente del Collegio Ipasvi di Napoli, dove il fatto è accaduto e componente del Comitato centrale della Federazione Ipasvi - riservandoci, nel caso, di richiamare i nostri iscritti al rispetto del Codice deontologico e delle regole dettate dalla Federazione che prescrivono il massimo rispetto del paziente e delle sue condizioni e della legge sulla privacy che vieta qualunque ipotesi di identificazione della persona malata. Certi costumi – ha aggiunto - sono entrati ormai nell'uso comune soprattutto quando si è sottoposti a stress e si cerca una valvola di sfogo ‘naturale’ nella vita di tutti i giorni. Ma non c'è nulla di naturale in un atteggiamento e in un atto che, anche se in buona fede (ancora da accertare) pone a rischio la riservatezza e la dignità del paziente. Accerteremo le eventuali responsabilità, come sempre e da sempre è costume degli infermieri". 

03 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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