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Il sindacato di categoria oggi. Gli obiettivi dei farmacisti dirigenti

di Roberta di Turi, Giangiuseppe Console (Fassid-Sinafo)

Il Sinafo (oggi Area di FASSID) ha da sempre posto in atto una politica sindacale che si è posta come obiettivo l’approdo all’area contrattuale unica della dirigenza medica e sanitaria. Obiettivo che è stato (ed è) perseguito attraverso un progressivo avvicinamento al sindacalismo medico che è sfociato nel nostro ingresso nella federazione Fassid che ci vede uniti ai medici all’interno di un unicum sindacale

18 GEN - La storia recente ha profondamente modificato la mission, il ruolo e il significato stesso del sindacato all’interno del tessuto sociale e del contesto normo-economico-pattizio in cui ci troviamo a operare.  Lo scenario, come oramai tutti dobbiamo riconoscere, è sensibilmente mutato in quest’ultimo ventennio. Lo sanno bene quelli che, come noi, militano da tempo all’interno di un sindacato sanitario di categoria. Se a questo si aggiungono i profondi mutamenti di gestione del sistema pubblico (causa grave carenza di fondi) e del modo di fare politica da parte di chi ci governa, il quadro diviene assolutamente complesso. 
 
È nella memoria di tutti noi la riforma del sistema assistenziale (L. 833 del 1978) che vide nascere il Servizio Sanitario Nazionale. Il processo di trasformazione si è avviato, in concreto, dal 1992 attraverso l’aziendalizzazione delle Unità Sanitarie Locali. Una trasformazione epocale che ha introdotto, tra l’altro, l’obbligo del pareggio di bilancio, la remunerazione delle prestazioni per DRG e, infine (ma solo nel 1999) la previsione che il tutto a tutti doveva avvalersi quanto meno di una forma di accreditamento dell’offerente. La pietra d’angolo su cui, oggi, si poggia il nostro sistema si basa su questo principio fondamentale: "Il SSN è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinate alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo le modalità che assicurino l’uguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio" (art. 1 L. 833/78).
 
Ma la pietra d’angolo potrebbe anche trasformarsi in una pietra tombale. Siamo nell’epoca delle incertezze economiche che automaticamente si trasformano in catastrofi sociali che rapidamente e inesorabilmente tramutano i diritti in semplici ricordi e il lavoro, per quei pochi che lo hanno, in una conquista da salvaguardare giorno dopo giorno. A questo si aggiunga la miopia di alcuni governanti che demagogicamente continuano a sfoltire o a mettere all’indice i “fannulloni” del pubblico impiego in totale assenza di un programma prospettico e concreto. Senza parlare, poi, di quel “quinto Stato“ rappresentato dall’esercito disarmato dei precari ai quali si continuano a promettere posti e programmi mirabolanti di una nuova frontiera del lavoro. Ma l’unica frontiera che i nostri ragazzi devono, al momento, varcare è quella di un nuovo Paese che possa offrire qualche prospettiva occupazionale.
 
Noi siamo profondamente convinti che un sistema-lavoro così massacrato, per sopravvivere o per sperare in una qualche forma di sviluppo, debba essere completamente rivisitato, ma non certamente attraverso l’adozione di tagli selvaggi di risorse e di strutture obbedienti solo a logiche perverse di obiettivi a corto raggio.
Il cambio sostanziale del contesto nel quale ci stiamo muovendo dovrà, anche, necessariamente prevedere un vero dialogo e confronto tra le istituzioni e gli addetti ai lavori ovvero, in questo caso, con i tecnici della sanità e con i rappresentanti dei sindacati, che vivono quotidianamente i problemi del sistema e sono in grado, anch’essi, di rappresentare i bisogni (in parte disattesi) dei cittadini. Ma per il momento questo dialogo non c’è.  Il Governo non sembra per nulla interessato a qualche forma di confronto con tutti  i rappresentanti dei lavoratori e, a volte, cavalca l’onda dell’antisindacalismo imperante, facendo riferimento a quei pochi, isolati casi di rappresentanti che non hanno onorato il mandato loro affidato.
 
E in casa nostra cosa succede? Il nostro sindacato i compiti a casa li ha fatti. Pur nella esiguità dei numeri, il Sinafo ha saputo, con dignità ed impegno produttivo, assicurare una costante presenza ai tavoli contrattuali ottenendo nell’ultimo ventennio, in sinergia con le altre OOSS, importanti risultati che riguardano aspetti normo giuridici (dirigenza) ed economici (esclusività).
 
Ma non ci siamo fermati a questo. Il Sinafo (oggi Area di FASSID) ha da sempre posto in atto una politica sindacale che si è posta come obiettivo l’approdo all’area contrattuale unica della dirigenza medica e sanitaria. Obiettivo che è stato (ed è) perseguito attraverso un progressivo avvicinamento al sindacalismo medico che è sfociato nel nostro ingresso (possibilità fino a pochi anni fa nemmeno pensabile) nella federazione Fassid che ci vede uniti ai medici all’interno di un unicum sindacale. Questo processo, che ci ha visti assoluti protagonisti sia nella proposizione sia nella effettiva concretizzazione dell’operazione, rende più vicina la possibilità della realizzazione dell’area unica.
 
Ma anche sul fronte interno abbiamo realizzato significative iniziative a sostegno della nostra categoria. Impegni non solo di natura contrattuale ma, anche, di specifica valenza professionale che hanno interessato in particolare la formazione specialistica, la richiesta di  rivisitazione delle equipollenze, seminari di approfondimento delle tematiche contrattuali.  Siamo tra i pochi sindacati (forse l’unico!) ad aver previsto (e realizzato) una polizza assicurativa, a favore dei nostri colleghi, il cui impianto si fonda  esclusivamente sulle necessità rappresentate dalle nostre realtà lavorative. Uno sforzo economico enorme che assorbe più di un terzo degli introiti. Senza dire dei servizi di consulenza contrattuale e legale messi a disposizione di tutti i nostri iscritti. 
 
A coloro che, forse ignorando tutta questa montagna di attività e di interventi, si domandano e domandano il fatidico “ma il Sindacato che fa?” essendo concentrati, a volte, sul singolo problema personale, sfugge la vera essenza e funzione che un moderno sindacato deve avere. Un sindacato vocato non solo alla tutela ma, anche e soprattutto, allo sviluppo e radicamento della professione. Si pensa molto spesso all’orticello ma si perde la visione d’insieme dimenticando che il sindacato trae la sua linfa vitale dalla sua collegialità e trasversalità, lontano dai personalismi e facendo fronte comune   contro i  continui e sempre più insidiosi assalti all’immagine e al ruolo della categoria e i numerosi tentativi di invasione di campo da parte di figure professionali diverse.
 
Il panorama, come si può facilmente desumere, è ampio e articolato. Le criticità sono abbastanza  chiare e gli interventi posti in essere serviranno, con l’aiuto di tutti, a rendere più evidente la nostra “mission” all’interno del sistema sanitario nazionale volta a garantire un sistema   assistenziale sempre più efficiente e in linea con le aspettative dei cittadini di questo Paese.
 
Roberta di Turi*, Giangiuseppe Console**
*Segretario Generale FASSID area SiNaFO
** Presidente FASSID area SiNaFO

18 gennaio 2016
© Riproduzione riservata

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