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Governo Clinico: medici bocciano il ddl e chiedono una revisione del testo


L'attuale testo del ddl sul Governo clinico è giudicato “del tutto inadatto” a risolvere i problemi “che pure si dice di volere risolvere”. È per questo che, in una lettera indirizzata alla commissione Affari Sociali della Camera, l’intersindacale medica chiede di correggere il testo e compiere quel salto "culturale e politico" in grado di cancellare “l’invasione della politica nella sfera della sanità” e quella “cultura aziendalista” che “minimizza i valori della professione medica”.

20 APR - Compatti contro il Governo clinico. Perché il testo di legge, già tante volte criticato nelle precedenti formulazioni, non piace ai medici neanche nella nuova veste attualmente in discussione alla commissione Affari Sociali della Camera. Era già emerso dalle interviste raccolte da Quotidiano Sanità nello Speciale dedicato alla materia. Ed ora è stato ufficializzato con una lettera che l’intersindacale medica ha inviato alla commissione e, per conoscenza, al ministero della Salute e alle Regioni.

I medici definiscono i contenuti del testo, “così come formulati”, “insufficienti”, “quando non peggiorativi”, rispetto ai problemi “che pure si dice di volere risolvere”. E puntano il dico sulla “cornice legislativa degli assetti organizzativi del Ssn, che non impedisce alla politica di invadere la sfera della sanità né ad una certa cultura aziendalista di minimizzare i valori della professione medica, si è tradotta in una rigida catena di comando che tutto ha sacrificato sull’altare del pareggio di bilancio, senza nemmeno raggiungere l’obiettivo, come il disastro dei conti dimostra. Le aziende sanitarie – si legge nella lettera - adottano regole di ingaggio sempre più radicate in un efficientismo gestionale che esercita un controllo pressoché assoluto dei medici, privi di un coinvolgimento operativo nei percorsi organizzativi, considerati solo come costosi fattori di produzione. Evidente il conflitto, latente o manifesto, tra i loro obblighi deontologici, che la magistratura sempre più frequentemente richiama, e le regole del sistema”.

Se occorre costruire un nuovo modello gestionale, e secondo i medici ve ne è assoluto bisogno, esso però “deve, allora, originare dalla idea del governo clinico nata, ormai molti anni fa”, ma che non si rispecchia, secondo l’intersindacale, nel testo in discussione alla Camera. Che dovrebbe, invece, “contrastare una cultura che nelle organizzazioni sanitarie riduce i medici alla stregua di macchine banali ed anonime, rinunciando alle loro competenze e professionalità”.

L’intersindacale chiede ai deputati di “ri-definire ruolo e responsabilità del medico” ricordando che il suo “compito fondamentale è governare le cure”. E di “disegnare l’integrazione delle competenze e dei poteri nelle aziende sanitarie anche attribuendo agli organismi rappresentativi dei professionisti reali margini di autonomia e responsabilità per orientare e supportare il management aziendale nelle scelte tecniche. Una governance integrata, che individui procedure di selezione e verifica delle carriere meno discrezionali ed autoritarie, sottraendole, a cominciare dalla nomina dei Direttori di struttura, al puro rapporto fiduciario con il Direttore generale, e quindi alle incursioni della politica, per valorizzare la valutazione professionale anche ai fini del rinnovo degli incarichi”.

Una sfida che “esige un sostanziale cambio di paradigma culturale e politico”. “Il testo in esame, invece – aggiunge l’intersindacale nella lettera - appare limitarsi a dettare norme di funzionalità delle aziende sanitarie lambendo solo il nocciolo del problema. Il risultato di tante discussioni è, insomma, una legge, forse non priva di qualche merito, ma del tutto inadatta alla soluzione dei problemi che ne sono alla origine”.

I medici, infine, chiedono di rivedere anche la determinazione della età di quiescenza che “non può essere avulsa da quella dell’età di ingresso nel sistema, pena un irrigidimento delle carriere ed un ulteriore contributo all’invecchiamento della categoria. Ci sembrano maturi i tempi, e favorevole la occasione, per restituire un ruolo formativo professionalizzante al Ssn anticipando l’incontro tra mondo della formazione e mondo del lavoro, vista l’eccessiva lunghezza di un percorso che nega ai giovani medici la massima tutela previdenziale. Anche in vista della annunciata, e ormai prossima, carenza di risorse professionali”.
 

20 aprile 2011
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