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Riforma Pronto Soccorso. Nozzoli (Fadoi): “Bene Fazio. Ma la vera emergenza è sul territorio”


All’indomani dell’incontro tra Fazio e i Sindacati medici, abbiamo chiesto un parere sull’annunciata riforma del Pronto Soccorso a Carlo Nozzoli, direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Urgenza dell’ospedale Careggi di Firenze e presidente degli internisti ospedalieri della Fadoi.

05 MAG - Dottor Nozzoli quali sono i problemi del Pronto Soccorso?
Prima di tutto oggi dobbiamo fare i conti con un incremento progressivo degli accessi all’emergenza. I motivi sono molteplici, ma senza dubbio pesa molto la carenza di una rete efficiente di continuità assistenziale e di primo soccorso a livello territoriale. Quindi il primo problema che ci troviamo di fronte ogni giorno è legato alla necessità di rispondere a una domanda di assistenza che in moltissimi casi andrebbe risolta fuori dell’ospedale. A questo si aggiunge la penuria di posti letto nei reparti di degenza, dovuta ad anni di tagli, che porta spesso a dover trattenere i pazienti del pronto soccorso sulle barelle anche per due tre giorni in attesa che si liberi un letto nelle degenze ordinarie. Il risultato è che i Pronto Soccorso sono diventati dei veri e propri reparti di degenza.
 
Come valuta la proposta del ministro della Salute di riformare il Pronto Soccorso dirottando i codici bianchi e verdi sul territorio?
La proposta è certamente condivisibile nei suoi obiettivi di fondo, anche perché va nella direzione auspicata di una deospedalizzazione del Ssn che ad oggi è decisiva per il futuro della nostra sanità. L’idea di dirottare fuori dall’ospedale i codici bianchi e verdi è buona, certo è che bisogna stabilire come funzionerà questa nuova rete dell’emergenza.
 
In che senso?
Il problema nodale è come dirottare sul territorio la grande maggioranza di utenza che arriva direttamente al Pronto Soccorso senza l’ambulanza. Per questo diventa fondamentale riorganizzare il triage che a questo punto non dovrà solo indicare il codice di assistenza ma anche provvedere allo smistamento del paziente nel canale assistenziale più appropriato.
 
 
Pensa quindi che arriveremo ad una divisione sia strutturale che funzionale dell’attività dei Pronto Soccorso?
In alcuni ospedali già esiste una divisione anche fisica dei percorsi ad alta e bassa priorità ma questa rimane sempre interna all’attività del Pronto Soccorso. La difficoltà sarà quella di creare una rete di primo soccorso sul territorio e per questo c’è bisogno di potenziare i servizi extra ospedalieri anche perché se non lo facciamo il cittadino continuerà a rivolgersi al Pronto Soccorso dell’ospedale.
 
Del resto per il cittadino il Pronto Socsorso si identifica tutt’ora appieno con gli ospedali.
Sarà infatti molto importante comunicare ai cittadini quale servizio di primo soccorso potranno trovare sul territorio anche perché, come dicevo, il problema è che molti pazienti si rivolgono all’ospedale perché non trovano sul territorio un’offerta adeguata e preferiscono restare anche ore in attesa sapendo che prima o poi in ogni caso saranno visitati.
 
Un altro problema è quello degli organici carenti.
Sì, c’è carenza di medici in alcune specialità e quella dell’emergenza è una di queste. Credo che dovremmo aumentare il numero di accesso alle Facoltà di medicina anche alla luce del fatto che al di là della riforma annunciata in questi giorni dal ministro Fazio, si parla già da tempo della creazione di una Macroarea dell’Emergenza Urgenza.
 
A questo proposito, come giudica il fatto che per la specializzazione in Emergenza Urgenza vi siano solo 50 posti all’anno?
Sicuramente andranno implementati, certo è che sono solo due anni che esiste questa specializzazione e quindi credo si sia deciso di partire lentamente. In ogni caso in questi anni la medicina interna ha fornito un contributo essenziale all’Emergenza.
 
L.F.

05 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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