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Fiaso ed Eli Lilly per una sanità “six sigma”. Stop a liste d’attesa e agli errori in sala operatoria


Illustrata oggi al Forum PA una serie di progetti innovativi per la gestione di processi assistenziali e organizzativi utilizzando una metodologia innovativa per la sanità: la “six sigma”. In tutto 17 sperimentazioni avviate in tutta Italia con l’obiettivo di aumentare efficienza, appropriatezza e soddisfazione del cittadino. 

11 MAG - La parola magica è “six sigma”. Dietro questa dizione poca nota in Italia, tranne che tra gli esperti di gestione e ottimizzazione dei sistemi aziendali, si cela una metodologia introdotta per la prima volta negli Usa a metà anni ’80, fondata su una constatazione tanto semplice quanto efficace: se hai un problema da risolvere, prima di proporre e attuare soluzioni, devi conoscere bene il campo d’azione entro il quale operare. Da questo assioma nasce un metodo analitico statistico basato su sei (six) scale crescenti  di variabilità statistica (livello di sigma) entro le quali collocare l’attuale stato delle cose in modo da sapere di quanto occorre variarne gli andamenti rispetto all’obiettivo da raggiungere.
Come tutte le metodologie di ottimizzazione dei processi anche "six sigma" è più difficile da spiegare che da attuare. Ed è il caso anche dei 17 progetti avviati grazie ad una collaborazione tra Fiaso ed Eli Lilly in altrettante Asl italiane per offrire soluzioni appropriate ad una serie di problematiche che spaziano dall’ottimizzazione di percorsi diagnostici e assistenziali in diverse patologie (cancro, diabete, osteoporosi), all’analisi delle politiche farmaceutiche regionali, fino all’ottimizzazione del carrello operatorio, all’acceso ai servizi per le patologie croniche e alla gestione delle liste d’attesa.

Una varietà di temi che testimonia - come hanno raccontato oggi in un convegno sull’Innovazione continua in sanità, nell’ambito di Forum PA, il presidente della Fiaso, Giovanni Monchiero, il direttore Corporate Affairs della Eli Lilly Italia, Maurizio Guidi e l'ingegner Egidio Cascini, "padre" del six sigma in Italia  - l’estrema flessibilità di questa metodologia di razionalizzazione ed efficientamento applicabile alla sanità nei suoi molteplici aspetti.
Lo zoom è stato fatto in particolare su due di questi progetti ormai in fase conclusiva di realizzazione. Quello per la riduzione delle liste d’attesa in radiologia oncologica, illustrato dal direttore generale della Ulss 3 di Bassano del Grappa, Valerio Alberti e quello per la realizzzaione del “carrello mono-intervento” per la riduzione del rischio clinico, presentato dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Policlinico di Modena, Stefano Cencetti.

Riduzione liste d’attesa in radiologia oncologica
L’obiettivo di abbattere le liste d’attesa della radiologia oncologica  del progetto affronta una delle note dolenti dell’intero Servizio Sanitario Nazionale. I tempi di attesa denunciati dai cittadini al PIT salute del Tribunale dei diritti del malato parlano di 220 giorni per una Tac, anche se spesso si tratta di prestazioni differibili e non urgenti, se è vero che meno dell’1% delle cause per errori medici intentate dagli assistiti sono attribuibili a ritardata diagnosi. Anche perché, secondo una stima attendibile emersa nel corso del convegno, nel 70% dei casi le liste d'attesa sono dovute più all'inappropriatezza della prescrizione che a un sottidiemnsionamento dell'offerta. Ma è altrettanto vero che spesso “ad aspettare” sono anche i tumori.  Nello stesso ospedale di Bassano all’avvio della sperimentazione per una Tac urgente nel 73% dei casi occorreva attendere tra i 60 e i 220 giorni. L’obiettivo, già in fase di raggiungimento, è quello di abbattere i tempi entro i 60 giorni previsti dalla normativa regionale per quasi tutti i pazienti. Un miracolo? No, più semplicemente il frutto di un attento lavoro per individuare le cause dell’allungamento dei tempi d’attesa e delle innovazioni introdotte per far funzionare al meglio il servizio. Prima di tutto creando una sorta di “cruscotto” in grado di prevedere la domanda e programmare conseguentemente l’offerta. Poi introducendo carte di controllo sullo stato delle apparecchiature in modo da ridurre al minimo i fermi per guasto e, non da ultimo, una attenta classificazione delle urgenze per aiutare il medico di famiglia a prescrivere gli accertamenti nel modo più appropriato. Insomma per richiedere una Tac o una Risonanza quando è effettivamente necessario.

Stop agli errori in sala operatoria
Nonostante l’innovazione tecnologica numerosi studi internazionali dicono che oltre il 30% degli “errori clinici” avviene in sala operatoria, dove parte di questi sono attribuibili a un uso non ottimale del carrello chirurgico, troppo spesso predisposto seguendo il  modello “fai da te”, realizzato intervento per intervento. Come quello che ancora spinge qualche chirurgo a commissionare i “ferri” al proprio fabbro di fiducia.  Al Policlinico di Modena dove si sta sperimentando il “carrello chirurgico mono-intervento”, il 70% dell’attività chirurgica è in oncologia e ogni dispositivo è dotato del proprio bar-code. Ma questo non è sufficiente a tracciare completamente tutto l’intervento chirurgico e raggiungere così i massimi livelli di qualità e sicurezza. Livelli raggiungibili con l’utilizzo appunto del “carrello mono-intervento”, predisposto per ogni singola tipologia di operazione chirurgica anziché in base all’equipe medica impegnata. Una innovazione che consente di ridurre ai minimi termini i rischi di errori provocati dal cattivo uso del carrello riducendo nello stesso tempo di quasi il 60% i tempi di preparazione della sala operatoria, con relativo aumento degli interventi realizzabili in una giornata e conseguente riduzione dei tempi di attesa per i pazienti. Il tutto con vantaggi anche di natura economica dovuti alla riduzione dei costi di gestione del magazzino. Un esempio di come in sanità qualità ed economicità possano avanzare di pari passo.
 

11 maggio 2011
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