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Osteopati e chiropratici professioni sanitarie? Sifir a Lorenzin e parlamentari: “Ci sono problemi giuridici, scientifici ed etici”


La Società italiana fisioterapia e riabilitazione scrive al Ministro per manifestare il proprio dissenso rispetto al riconoscimento delle due professioni contenuto nel Ddl Lorenzin: “Si coinvolgano le società scientifiche”. LA LETTERA

24 MAG - Dura critica della Società italiana fisioterapia e riabilitazione (SIFiR) nei confronti degli artt. 4 “Istituzione e definizione della professione dell'osteopata” e 12 “Figura e profilo della professione sanitaria del chiropratico” contenuti nel Ddl Lorenzin. In una lettera inviata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e ai deputati e senatori la Sifir motiva il suo dissenso per  tre motivi: il primo aspetto è giuridico perché le misure sono una “contravvenzione al dettato della legge 43/2006, che aveva già normato il percorso necessario alla istituzione di nuove figure professionali”. Per la Sifir “il legislatore sconfessa quanto disposto precedentemente dalla propria stessa legge, la n. 43/2006, stravolgendone il disegno previsto. In modo particolare, si scavalca la necessità del parere tecnico-scientifico del Consiglio Superiore di Sanità, degli esperti del Ministero della salute, delle regioni e delle associazioni di categoria, richiesto dalla legge al fine di evitare la frammentazione dei profili professionali già esistenti, determinando proprio ciò che si intendeva evitare”.

Altro aspetto critico riguarda il nodo scientifico. “L’insufficienza di evidenze non deve indurre d’altra parte a rigettare l’osteopatia totalmente, anche altre tipologie di approcci in Riabilitazione si trovano nell’area “grigia “ dell’EBM”. Per questo si “deve invece supportare la necessità di ricondurre l’osteopatia tra le pratiche di professioni che hanno la titolarità e la competenza per poterla utilizzare”.
 
Ultimo aspetto su cui la Sifir manifesta la sua contrarietà riguarda il profilo etico. “Qualcuno, a favore degli emendamenti sostiene che questo è un modo per “fare chiarezza” e lo presenta come una soluzione al problema di chi oggi svolge tale attività non avendone titolo. Ma questa posizione appare paradossale specie se assunta da esponenti della politica. Chiunque potrebbe essere incoraggiato a svolgere da domani una qualsiasi attività sprovvisto di titolo abilitante, certo che prima o poi potrà contare su una norma di “recupero” dell’illecito commesso, senza neanche dover rispondere del periodo pregresso”.
 
Infine secondo la Sifir “si rischia di generare la temuta frammentazione delle numerose professioni sanitarie, fenomeno che produrrebbe differenti tipi di specialisti delle tecniche piuttosto che delle condizioni di salute delle persone, per la cura delle quali le tecniche devono invece rappresentare lo strumento”.

24 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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