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Responsabilità professionale. Cosa cambia per gli infermieri

di Antonio De Palma (Nursing Up)

Per la prima volta il Parlamento prevede l’obbligatorietà della polizza RC colpa grave per tutti gli infermieri, anche dipendenti pubblici e privati. Si conferma così quell'esigenza, importante e non più procrastinabile che discende dalla posizione assunta da prevalente ed univoca giurisprudenza di merito e che il Nursing Up sposa ormai da anni e cioè, che ogni infermiere italiano farebbe bene a dotarsi della propria copertura assicurativa

11 LUG - Preliminarmente urge sottolineare che il testo di DDL relativo alla responsabilità professionale, attualmente all’esame della Commissione Sanità del Senato, contiene alcuni aspetti che il Nursing Up condivide mentre, alcuni altri, che necessiterebbero di correttivi sostanziali. Si tenga anche conto che il tema della responsabilità professionale in ambito sanitario in Italia è ormai diventato oggetto di dibattito con frequenza inspiegabilmente ciclica, a livello tanto istituzionale quanto di categorie professionali coinvolte.

E non si dimentichi neppure che le numerose versioni del DDL e delle bozze dei decreti attuativi ai quali lo stesso DDL rinvierebbe e che fino ad oggi sono state poste all'attenzione delle parti in causa, sono sempre state oggetto di infinite ed inconcludenti discussioni che, alla fine, si sono risolte in nient'altro che "lettera morta".

Dunque, prima di esprimere qualsivoglia parere, valutazione e/o commento sarebbe opportuno poter disporre di un testo, nei limiti del possibile, ultimo e definitivo, sia per quanto attiene al DDL e sia per quanto riguarda, i decreti attuativi correlati.

Letto il Disegno di Legge sotto la nostra lente di sindacato di categoria, una cosa risulta evidente: per la prima volta, il Parlamento inserisce nel testo l’obbligatorietà della polizza RC colpa grave per tutti gli infermieri, anche dipendenti pubblici e privati, in questo, confermando quell'esigenza, importante e non più procrastinabile che discende, in primis, dalla posizione assunta da prevalente ed univoca giurisprudenza di merito e che il Nursing Up sposa ormai da anni e cioè, che ogni infermiere italiano farebbe bene a dotarsi della propria copertura assicurativa poichè sono ormai all’ordine del giorno i provvedimenti giudiziari di condanna per riconosciuta colpa grave nei confronti di professionisti infermieri "pubblici dipendenti" per il danno conseguente a lesioni arrecate a propri pazienti.

Corrobora e conferma l’opportunità degli obblighi indicati nel DDL, fugando qualsiasi dubbio sulla materia, la recentissima Sentenza della Corte di Cassazione 7106 del 12/04/2016, che ha visto condannare una infermiera al pagamento di oltre 400.000,00 euro, in solido con il medico, per la morte di un paziente causata dalla disposta prescrizione di un farmaco da parte di quest’ultimo e dell’avvenuta , conseguente somministrazione di tale farmaco senza diluizione.

Dal nostro “osservatorio privilegiato ” ricordiamo che troppi colleghi non assicurati” sono periti , schiacciati da sentenze di condanna nei loro confronti, alle quali hanno dovuto far fronte con risorse proprie , quindi anche indebitandosi.

Detto questo, ed attendendo "le condizioni minime standard" che le polizze dovranno garantire , perché previste dalle introducende modifiche normative , diventa indispensabile sottolineare il ruolo benefico e la responsabilità che possono avere in questo contesto le associazioni (di categoria, sindacali o di mutuo soccorso).

Noi del Nursing Up, dopo anni di esperienza come associazione che ha deciso di calarsi in prima linea nella tutela degli infermieri nella materia della colpa grave, possiamo asserire ,senza ombra di dubbio , che il professionista sanitario alla ricerca di una idonea copertura assicurativa che sia possibilmente personalizzata rispetto alla professione di riferimento ed alla tipologia di impiego e/o attività che egli svolge, ha bisogno di essere assistito.
 
Non si può pensare che l’interessato possa addentrarsi in quella giungla che è il mercato assicurativo RC colpa grave senza assistenza qualificata , ancor più oggi, dove osserviamo all’apertura in Italia , talvolta solo provvisoriamente, di assicurazioni operanti in ogni angolo della U.E. che si affannano a proporre prodotti sul mercato che troppo spesso si rivelano, allo stato dei fatti, difficilmente esigibili.
 
In questo non aiuta nemmeno l’ipotizzato “Fondo Rischi Sanitari” previsto nella precedente versione degli attesi, ma mai adottati, decreti attuativi previsti dal Decreto - Legge 13 Settembre 2012 n 158 poi convertito con modificazioni, e che qualcuno oggi potrebbe pensare di prendere in considerazione come base per la predisposizione dei novelli provvedimenti. Tale Fondo infatti, così come è stato pensato non contribuisce, a livello fattuale, a risolvere i problemi del professionista nell’individuare una valida copertura assicurativa.

Come sindacato abbiamo più volte scritto e dimostrato che in Italia continuano ad essere presentate ai professionisti una miriade di proposte contrattuali che si pongono ai limiti della legalità o, ancor peggio, proposte assicurative che seppur rientrando nei perimetri della legalità formale, sono caratterizzate da talmente tante e tali previsioni di tipo vessatorio, da ridurre al lumicino la possibilità di concreto utilizzo delle coperture assicurative che esse si vantano di vendere a caro prezzo.

Ciò purtroppo continuerà ad accadere anche a seguito dell’eventuale approvazione del DDL in itinere.

Accadrà nonostante la buona volontà del legislatore, nonostante la previsione di svariati decreti attuativi che possano definire le condizioni minime di tutela imposte alle compagnie che operano in questo settore, e nonostante le disposizioni e la pregevole attività di sorveglianza condotta dall’IVASS che interagiscano nel favorire le basi per una ottimale individuazione e gestione da parte del singolo, sia della compagnia assicuratrice che del prodotto che fa al caso proprio.

Non dimentichiamo che un prodotto assicurativo fallace può essere proposto nel pieno rispetto dei vincoli di trasparenza ed informazione imposti dal legislatore e mirabilmente presidiati dall’IVASS. Noi abbiamo letto e valutato, nella nostra attività di ricerca del prodotto migliore da acquistare per i nostri iscritti, polizze mirabolanti, che promettevano il pagamento di sinistri elevatissimi, con costi “ad personam” bassissimi. Parliamo di premi di poche decine di euro, per contratti caratterizzati da una serie di limiti e vincoli che rendono, “all’atto pratico”, inesigibili le garanzie che vendono.

Al riguardo non è ultimo il caso di coperture assicurative, oggi circolanti, che promettono grandi coperture e garanzie per poi specificare, da qualche parte nell’inestricabile groviglio di codici e norme vessatorie che li compongono, che l’apertura del sinistro avverrà solo in esito a sentenza della corte dei conti “oppure in esito a sentenza passata in giudicato”.

Questo, per i meno pratici, significa che un infermiere condannato a risarcire un danno di euro 100.000,00 ad esempio, resterà debitore del soggetto offeso sino alla sentenza di ultimo grado, e sino ad allora dovrà trovare il modo per pagare quanto dovuto.

Ma se questo fosse ancora poco è possibile rincarare la dose, perché lo stesso professionista, dopo aver atteso alcuni decenni, e quindi solo quando la querelle giudiziaria avrà raggiunto l’ultimo grado di giudizio, potrebbe trovarsi di fronte a quella stessa compagnia assicuratrice che al momento della sottoscrizione gli aveva promesso il pagamento di mari e monti, che gli opporrà un contratto (da lui sottoscritto con tanto di ricevuta informativa) che prevede, a tale data, esclusivamente “l’apertura del sinistro”, ergo, il sinistro viene aperto al momento della sentenza definitiva. I più attenti comprenderanno, tra l’altro, che “aprire il sinistro”, non significa “pagare il sinistro”.

Ebbene potrà sembrare paradossale, ma tutto questo può accadere a danno degli interessati, ma nel rispetto della legalità e della trasparenza : tutto è previsto contrattualmente, i contratti rispettano le indicazioni di legge e quelle IVASS. Peccato che troppo spesso, purtroppo, i professionisti vengono indotti in leggerezza a causa del sostegno o la promozione di tali prodotti da parte di soggetti collettivi che, per interessi di bottega e/o perché inconsapevoli della reale portata delle polizze che propongono ai propri iscritti, li invitano ad aderire con disarmante tranquillità.

Oltre a tutto questo, al momento in cui si interviene per metter mano all’intricato dedalo della regolamentazione delle coperture assicurative RC colpa grave, bisogna tenere in opportuna considerazione una seconda tipologia di problemi , non meno importante della prima, e che inviterebbe il Parlamento ad enfatizzare, cogliendo l’occasione del discutendo DDL, proprio l’attività catalizzante e benefica di quei gruppi associativi che hanno “fondata esperienza sulla materia”:
nell’algido e matematico ambito attuariale, disciplina mediante la quale le compagnie assicuratrici stabiliscono i prezzi delle proprie polizze, “un professionista solo” non avrà mai il potere contrattuale che puo’ avere “un gruppo di persone che si uniscono per affrontare assieme la medesima problematica”.

Parliamo proprio delle associazioni oppure di altri gruppi costituitisi in rappresentanza di interessi collettivi e nel rispetto delle leggi, a garanzia univoca delle esigenze di cittadini accomunati dallo stesso bisogno.

In base a questo principio, l’alveo delle tutele , garanzie e prerogative che una polizza assicurativa riconosce al singolo, non può che crescere, a parità di prezzo, man mano che aumenta la platea degli interessati al medesimo prodotto, e quindi i componenti il gruppo associativo.

Questo accade semplicemente perché l’interesse collettivo verso un prodotto aumenta il potere contrattuale delle persone coinvolte nella ricerca, nella negoziazione ed infine nell’ acquisto della loro polizza assicurativa “ottimale”.

Una siffatta polizza, infatti, non si rivelerà standardizzata “rispetto a bisogni generali ed astratti del mercato”, ma bensì “personalizzata rispetto ai bisogni di tutti quei cittadini che si riconoscono nel medesimo contenitore associativo”.

Insomma, un legislatore oculato riconosce e sostiene il lavoro svolto da quei gruppi di cittadini proattivi e partecipativi in risposta ad un medesimo problema (associazioni e/o altri enti non profit) e che si propongono di mettere a disposizione dei propri aderenti quel bagaglio di conoscenze e competenze nella materia che, unito al loro potere contrattuale - anche economico (perché operano negli interessi di più persone) , consentano di cucire addosso ai cittadini mandatari (cioè le persone riunite in gruppo), coperture e garanzie assicurative che mai il professionista avrebbe potuto ottenere come singolo contraente.

Ed è proprio qui che si incontra il punto nodale della questione: i prodotti assicurativi “validi” sono pochi e vengono venduti “ai singoli” a prezzi proibitivi. Di “simil polizze”, invece, ce ne sono in giro tante nel mercato della colpa grave in Italia.
 
Proprio per tutto questo il sindacato Nursing Up ha scelto, ormai da anni, di offrire ai propri associati un insieme di tutele e garanzie, tra queste anche la tutela RC colpa grave,e lo fa in maniera completamente gratuita, ricomprendendole nell’alveo dei servizi e delle assistenze in difesa della loro condizione lavorativa, parliamo di quelli ai quali hanno diritto gli iscritti per effetto del mero conferimento della quota associativa.

Con l’intento di approfondire un altro aspetto importantissimo, cioè quello relativo all’assoluta e concreta impossibilità, per un singolo operatore, di acquistare “una buona polizza RC colpa grave” a causa degli elevatissimi prezzi di mercato, abbiamo voluto girare un semplice quesito all’agente procuratore della compagnia assicurativa che attualmente copre il rischio RC colpa grave per gli iscritti del Nursing Up.
 
All’ agente/procuratore interessato , abbiamo chiesto quanto segue: “se un infermiere “x” chiedesse di beneficiare delle medesime condizioni della polizza esistente e destinata agli iscritti del Nursing Up presso la vostra agenzia, quanto pagherebbe?

Ebbene la risposta é stata questa : riceverebbe un esplicito “ non possiamo offrirti queste coperture”.

Tutto ciò accade, sempre secondo l’agente assicuratore, perché la compagnia non potrebbe mai vendere ad una sola persona fisica una polizza contenente tante e tali importanti garanzie, in quanto quell’elevato livello di tutele e prerogative (massimale, retroattività, tipo di copertura ecc ecc) sotto il profilo rischio/rendimento sarebbe improponibile al singolo cittadino , oppure , ma questo lo aggiungiamo noi, avrebbe costi spropositati. 
 
Ciò nonostante, ma solo su nostra insistenza, l'agente assicurativo interpellato ci ha indicato formalmente che "un quarantenne di Roma che esercita la professione di infermiere, per sottoscrivere una polizza con condizioni (per giunta) di gran lunga peggiorative rispetto a quelle di cui beneficiano gli iscritti del Nursing Up, pagherebbe euro 400,00 all'anno". E’ evidente che si tratta di una pretesa elevatissima, che difficilmente un infermiere dipendente potrebbe inserire nelle proprie spese di routine se non a costo di importanti sacrifici e per avere un prodotto di qualità non comparabile.
 
Ma questo non è tutto, perché l’ auspicabile intervento del legislatore in favore di quei gruppi di persone che perseguono il medesimo fine (associazioni ecc) , consentirebbe anche di tutelare i singoli sotto il profilo della trasparenza.
Si, parliamo proprio della trasparenza, problematica che tali tipologie di associazioni elevano al rango di esigenza sociale, e che, ”quindi”, come tale viene affrontata periziosamente e con zelo.

Si pensi, ma solo a scopo di mero esempio, al ruolo “di tutela” che svolge il Nursing Up verso i propri associati quando li chiama e li sensibilizza a prendere visione, approfondire ed a confermare, attraverso una procedura specifica e formalmente dedicata, le note informative ed ogni altro documento contrattuale che riguarda le coperture a loro destinate, e ciò accade nonostante tali coperture vengano erogate in forma assolutamente gratuita. In questo contesto, quello della trasparenza appunto, le associazioni “ hanno un ruolo catalizzante degli interessi di informazione degli associati“.

Proponiamo pertanto, che il DDL sulla Responsabilità professionale attualmente in discussione, venga integrato con una norma che, riconoscendo l’elevato valore sociale e di tutela di quelle associazioni meritevoli, cioè le organizzazioni che decidono di operare in qualità di soggetti “acquirenti di prestazioni assicurative destinate in forma gratuita agli associati ”, riconosca le stesse quali latrici di pubblico interesse e, conseguentemente, attribuisca loro una capacità di accesso alla documentazione informativa che le compagnie assicuratrici sono tenute a produrre prima dell’immissione sul mercato di nuovi prodotti assicurativi e ciò proprio al fine di formulare proposte , ma anche individuare e segnalare eventuali criticità , prima dell’immissione in commercio di un nuovo prodotto.

E’ del tutto evidente che l’introduzione di una norma di questo tipo potrebbe dare enfasi a comportamenti virtuosi in tema di trasparenza, sia per le polizze singole sia per le polizze collettive che per le convenzioni. E’ necessario dare impulso proprio a quella tipologia di circolo virtuoso che le associazioni di cui parliamo innescano con il loro operato.

Insomma, sarebbe necessario introdurre norme che, fermi diritti e titolarità di ogni singolo professionista di individuare la forma di tutela RC colpa grave che risponda ai requisiti minimi eventualmente indicati da legislatore, promuovano concretamente “la reale tutela collettiva degli interessi degli associati”, scoraggiando, di converso, quelli di certa altra parte del mondo associativo che, non avendo all’interno della propria organizzazione la volontà e/o l’efficienza necessaria ad attivare tali politiche, si limita a disperdere le proprie risorse sociali “ in non meglio identificati servizi o assistenze", modalità laconica, che troppo spesso viene utilizzata per sviare il vincolo di trasparenza sociale interna e sull’ uso corretto delle risorse gestite.

Chiediamo, inoltre, al Parlamento, di introdurre nel DDL in esame norme che impongano alle compagnie assicuratrici, prima dell’immissione in mercato di nuovi prodotti assicurativi RC colpa grave, di sottoporre ad un esperto “terzo” e pubblicamente, il confronto tra il prodotto che si intende immettere sul mercato ed almeno 3 altri prodotti analoghi, quindi forniti da altre compagnie introducendo, contestualmente, l’obbligo per tali compagnie di trasmettere i risultati della comparazione a tutti i soggetti latori di interessi collettivi “concreti” sulla materia, e ciò ai fini della massima informazione agli associati.
 
Posto tutto quanto sopra, solo a margine della presente e per opportuna precisione, siamo stupiti di aver letto in questi giorni alcuni commenti, al DDL di cui qui si parla, di fonte di alcuni sindacati meno numerosi del Nursing Up (per numero di iscritti che vi aderiscono), i quali, sostenendo di tutelare la categoria, si preoccupano di sollevare pleonastiche esigenze di trasparenza dei prezzi relativi alle coperture assicurative nei casi in cui tali coperture fossero fornite gratis agli associati, e cioè ricomprese nella quota sociale globalmente considerata.

Certo ai lettori sarà ben noto che esistono sindacati che hanno quale mission statutaria, tra le altre cose, anche quella di dare servizi gratuiti ai propri associati a fronte di altri , invece, che di servizi "onerosi a proprio carico " non ne danno affatto. Anzi, come accade proprio nel caso delle coperture assicurative , in tali ultime organizzazioni se un iscritto ha bisogno di tutele assicurative se le deve pagare da solo; cio’ ovviamente non legittima “i singolari ragionamenti che abbiamo letto” e che certo non favoriscono gli interessi di tutta una categoria di professionisti sanitari ormai in ginocchio, quale quella degli infermieri.

Per noi, perdersi dietro a polemiche propagandistiche , significa anteporre agli interessi degli infermieri quelli di quelle associazioni o sindacati che non danno , con la propria quota associativa, alcun servizio assicurativo ai propri iscritti ma che nonostante ciò, paradossalmente, puntano il dito contro chi invece , oltre a tutto il resto quei servizi assicurativi li garantisce evitando per questo di chiedere un corrispettivo!

Ci chiediamo in particolare, che utilità ha, all’interno di una discussione che ridisegna la responsabilità professionale degli operatori sanitari e che ne impone una copertura assicurativa per il rischio RC colpa grave, una polemica sollevata al fine di sminuire la portata, l’importanza e la responsabilità rivestita dalle associazioni ,anche sindacali, più efficienti in questo contesto.

Confondere tutto questo con una competizione tra associazioni , cioè tra chi riesce a farlo e chi non ci riesce, significa privare l’infermiere di coperture che non avrebbe se non ci fossero proprio le associazioni virtuose, come il Nursing Up ad esempio, che si confronta da anni con diverse assicurazioni selezionate, tra quelle operanti in tutto il mondo, proprio per ottenere condizioni che salvaguardino il professionista sanitario.
 
Stante quanto sopra, lasciamo a chi legge, la possibilità di fare ogni propria conseguente valutazione.
 
Dott Antonio De Palma 
Presidente Nursing Up

11 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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