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Aiop. "Serve una riforma strutturale. Nella sanità pubblica troppi sprechi"


Trasparenza nei conti delle Asl. Separazione tra gestori e controllori. Introduzione dei Drg anche nelle strutture pubbliche. Ecco la ricetta in tre mosse dell'Ospedalità privata italiana riunita a Torino per la sua 46ª Assemblea nazionale. "Serve una riforma strutturale che contrasti gli sprechi e consenta al federalismo fiscale di trasformarsi in una reale opportunità, aprendo le porte a un reale sistema misto pubblico privato".

27 MAG - Il Federalismo è un processo di grande importanza e lunga deriva che potrà offrire opportunità a chi le saprà cogliere. Ma perché questo si realizzi occorrerà introdurre alcune regole fondamentali che consentiranno di attuare riforme strutturali idonee a ridurre gli sprechi.
Primo, separare gestori e controllori e creare un sistema di controlli trasparente e uguale per tutti, sia per il pubblico che per il privato. Secondo, adottare modelli civilistici uguali a quelli delle aziende sanitarie di diritto privato per dare trasparenza ai bilanci. Terzo, ripristinare per tutti gli erogatori ospedalieri, pubblici e privati, il pagamento a prestazione per arrivare ad un risparmio del 20%.
A suggerire le coordinate per raggiungere l’obiettivo è l’Aiop nel corso del convegno “Il federalismo è la cura per la sanità italiana?” organizzato a Torino in occasione della 46ª Assemblea nazionale dell’Ospedalità privata. Assente giustificato, il presidente dell'Aiop Enzo Paolini, impegnato come candidato sindaco del centro sinistra nel ballottaggio di Domenica e Lunedì al Comune di Cosenza.

“È nostra tradizione – ha affermato Gabriele Pellissero, vice presidente Aiop – approcciarci ai temi fondamentali della sanità con forte senso di responsabilità per lavorare come soggetti attivi e collaboratore con le Istituzioni, dal Governo alle Regioni. Il nostro obiettivo è porci al servizio di un interesse comune che è quello della salute dei cittadini. Per questo per l’Aiop è essenziale porre principi e presentare proposte costruttive. La spesa sanitaria pubblica nel nostro Paese è sottocapitalizzata. Nell’VIII Rapporto annuale Ospedali&Salute, abbiamo dimostrato che sprechi e inefficienze sono presenti in tutte le Regioni con valori percentuali differenti, ma con picchi di inefficienze sommerse preoccupanti che arrivano al 45% in Calabria. E se calcoliamo una percentuale media di inefficienze pari al 20% possiamo stimare che quelle relative alla sola spesa ospedaliera si attestano intorno ai 15-20 miliardi di sprechi. Il disavanzo pubblico impone quindi una severità di risparmio, ancora di più in un comparto strategico come quello della sanità, sia perche questo impatta sulla salute dei cittadini sia perché la sanità deve essere considerata un volano per la crescita economica”.
Occorre quindi riconvertire gli sprechi in prestazioni. Per questo Pellissero ha suggerito al nascente processo federalista tre linee di indirizzo “ praticabili ed essenziali”: “Bisogna che le Regioni facciano meno gestione e tornino a governare. Innanzitutto è necessario separare gestori da controllori e creare un sistema di controlli trasparente e uguale per tutti, sia per il pubblico sia per il privato. Il federalismo deve prevedere l’obbligo per tutte le aziende sanitarie pubbliche di bilanci trasparenti con l’adozione di modelli civilistici uguali a quelli delle aziende sanitarie di diritto privato e l’obbligo della pubblicità dei bilanci”. E ancora. “ È indispensabile – ha aggiunto il vice presidente Aiop - ripristinare per tutti gli erogatori ospedalieri, pubblici e privati, il pagamento a prestazione, che rappresenta fra l’altro l’unico modo per affermare in concreto la centralità del cittadino e del malato nel sistema sanitario, smascherandone inefficienze e sprechi. Il pagamento a prestazione può infatti portare ad un risparmio del 20%”.
Infine è necessario comprendere che il privato in sanità è una risorsa preziosissima: il privato può assicurare il servizio pubblico a costi più bassi e con un maggior livello di soddisfazione per il paziente. Dove ciò accade, come in Lombardia, è unanimemente riconosciuto che si tratta della migliore sanità in Italia.

Sulla stessa linea Enrico La Loggia (Pdl), presidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, il quale ha sottolineato come l’armonizzazione dei bilanci sia uno degli obiettivi della riforma federalista, assieme al calcolo dei costi standard. Per La Loggia il federalismo si basa su due pilastri: responsabilità e solidarietà. “Responsabilità – ha affermato - significa rispondere di come si spendono i soldi. Le realtà locali per prime dovranno assolvere ai Lea e ai Lep. Non ci saranno più pagamenti a piè di lista. Occorre azzerare sprechi, inefficienze ed evasioni fiscali per avere un beneficio immediato sui propri bilanci. Solo dopo i Governatori potranno occuparsi di tutto il resto, se ne resta. Se non avranno raggiunto i propri obiettivi per incapacità saranno sanzionati. Con il decreto premi e sanzioni, al quale metteremo mano nei prossimi giorni fisseremo le regole per mettere fine agli abusi e alle inefficienze. E premiare chi lavora bene”.

E sul Decreto premi e sanzioni è intervenuto Luca Antonini, presidente della Copaff, la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale: “Dal 2013 finirà il criterio della spesa storica: il finanziamento del sistema sanitario si baserà sui costi standard, determinati assumendo come riferimento 3 regioni benchmark, selezionate sulle migliori 5 che hanno garantito qualità ed equilibrio di bilancio. Non saranno più possibili ripianamenti. Ripiani statali di questo tipo sono avvenuti anche di recente: nel 2007 vennero stanziati 12 mld di euro per 5 regioni in extra deficit sanitario. Quell’anno con tale somma si sarebbe potuta ridurre l’Irap di 1/3 o abbassare l’Irpef dal 23 al 20%. I bilanci dovranno essere certificati. Un esempio negativo è quello della Calabria: nel 2008 la contabilità della sanità di questa regione si è rivelata completamente inattendibile”.
Il decreto ha poi aggiunto Antonini, permetterà finalmente di disporre di bilanci pubblici omogenei, elaborati con le stesse metodologie contabili. “I bilanci – ha aggiunto - saranno pubblicati in modo comprensibile a tutti su internet, permettendo veri confronti. Infine saranno previsti premi per i virtuosi e sanzioni per gli inefficienti. Tra queste potrebbe essere previsto il “fallimento politico” per chi dissesta un ente locale: se la Corte dei Conti accerta la responsabilità del politico scatterebbe l’ineleggibilità per 10 anni ad ogni carica elettiva”.

Luca Ricolfi, docente di analisi dei dati dell’Università di Torino, ha ricordato che gli sprechi in Italia ammontano in totale a 80-100 miliardi di euro all’anno e in sanità sono di circa 20 miliardi. “Se confrontiamo l’Italia con gli altri paesi avanzati non si può dire che la spesa sanitaria sia eccessiva, almeno in relazione al Pil (circa due punti sotto rispetto ad esempio a Germania e Francia). Tuttavia un confronto fra le regioni fornisce risultati inquietanti. Il livello di efficienza – e quindi il tasso di spreco – delle sanità regionali è estremamente diversificato, secondo il classico gradiente Nord-Sud. Ciò significa che se le regioni meno efficienti si riorganizzassero seguendo le best practices delle regioni più virtuose (tra cui Friuli VG, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana), si potrebbero risparmiare circa 20 miliardi di euro, che permetterebbero di aumentare drasticamente la quantità e la qualità dei servizi offerti”.
E.M.

27 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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