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Travia (Fedir) scrive a Cantone: “Cervelli in fuga anche nello Stato, Regioni ed Enti Locali. Ce ne vogliamo occupare?”


Così il segretario nazionale di Fedir Sanità in una lettera inviata al presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, a seguito del suo intervento sulle Università italiane e la denuncia del nesso tra corruzione e fuga di cervelli. "L'Anac guardi anche a quanto succede ai nostri dirigenti pubblici, per i quali una fallimentare legislazione ne ha disposto la privatizzazione realizzata solo per il verso della scelta fiduciaria da parte dell’organo politico senza il contrappeso dell' indipendenza ed autonomia" 

25 SET - “Da sindacato maggiormente rappresentativo della dirigenza gestionale dei Comuni, Regioni e Sanità accogliamo con estremo favore la presa di posizione del presidente Anac, Raffaele Cantone, in merito alla vicenda dei cervelli in fuga. Sulla questione, Cantone si è espresso con parole chiare e veritiere che peraltro altro non fanno che confermare quanto l’opinione pubblica purtroppo ha nei fatti rilevato da molto, troppo tempo. Registriamo quindi ancora una volta quanto sia stretta la relazione fra innalzamento dei livelli di corruzione nel nostro Paese e la mancata predisposizione a valorizzare le giuste professionalità”. Inizia così la lettera che il segretario nazionale di Fedir Sanità, Antonio Travia, ha inviato a Cantone.
 
“Il presidente Anac si è soffermato sul mondo accademico ma l’argomento coinvolge diversi settori importanti del Paese. Il sistema corruttivo, in particolare, è evidente per un fatto assai semplice: “quando le risorse da spartire erano maggiori, c'era spazio anche per i cervelli valenti seppur non 'appartenenti' a nessun partito, perchè qualcuno doveva effettivamente lavorare sodo. In tempo di tagli e crisi la politica ha scelto di preferire nella maggior parte dei casi gli uomini di fiducia. Per questo meccanismo l'Italia sta perdendo progressivamente tutte le risorse migliori”, scrive Travia. 
 
“La vicenda dei nostri giovani talenti – prosegue - che il contribuente italiano si prende in carico finanziando, a fondo perduto, con le tasse la loro formazione, ha visibilità piena considerato che le conseguenze sono l’espatrio dei nostri figli valenti. Ma non è certo da meno quanto succede rispetto ai nostri dirigenti pubblici, rispetto ai quali una fallimentare legislazione ultraventennale (a partire dal dec leg.vo 29/93) ne ha disposto la privatizzazione realizzata solo per il verso della scelta fiduciaria da parte dell’organo politico senza la realizzazione effettiva del contrappeso che a tale scelta l’ordinamento aveva posto: indipendenza ed autonomia. Il sempre maggiore spazio consentito all’organo politico di ricorrere alla dirigenza esterna ha poi aggravato lo stato effettivo di subordinazione della dirigenza gestionale a quella politica. E così, nei fatti, una classe politica troppo spesso non 'adeguata' ha avuto la possibilità di preporre alle strutture più delicate dirigenti referenti piuttosto che onesti e competenti".

"Non sarebbe allora il caso di ripubblicizzare la dirigenza, così come il padre della legge 29/93 aveva peraltro previsto e proposto? Ciò che ci sorprende - scrive ancora Travia - è che la Autorità da Lei diretta non sembra ad oggi essersi abbastanza sensibilizzata a questo tema. Eppure è evidente che la corruzione nasce ed ha i suoi pilastri su come vengono scelti i responsabili degli uffici essendo evidente che un dirigente poco autonomo e poco competente non potrà avere a cuore il buon andamento e l’imparzialità della sua azione. Eppure ancora oggi non vediamo, come ci piacerebbe e come abbiamo più volte sollecitato anche attraverso la segnalazione di casi specifici di incarichi illegittimamente attribuiti, che l’Autorità da Lei diretta si sia sensibilizzata a questo tema, che siamo sempre più convinti essere cruciale nella vera lotta alla corruzione".

"Così come non abbiamo ancora registrato una sua presa di posizione altrettanto netta sullo schema di dlgs attuativo dell’art. 11 della legge 124/2015 in tema di riforma della dirigenza pubblica, che:
accentra la scelta (diretta o indiretta) di 25.000 incarichi dirigenziali nelle mani di sole 7 persone di nomina politica, delle quali 5 peraltro già gravate da rilevantissime funzioni del proprio incarico di origine senza neanche possibilità di delega in tutto o in parte le loro nuove incombenze; 
prevede un sistema di selezione degli incarichi tale (tutti possono partecipare a tutto senza alcun rilievo per la specificità dei singoli ambiti e senza porre sani principi di priorità per i dirigenti che positivamente hanno già operato in tali ambiti) da creare fortissime perplessità in termini di sua effettiva efficacia, a cui si cerca di porre argini attraverso la fissazione di termini di presentazione delle domande e conclusione delle selezioni tanto brevi quanto “incredibili”;
elimina l’obbligo di verifica delle professionalità interne prima del ricorso alla dirigenza esterna; 
attribuisce in via esclusiva la responsabilità amministrativa contabile al dirigente gestionale anche per le scelte della dirigenza politica; viola in più punti la stessa legge delega, a partire dal nome “dirigenza della Repubblica” anziché “dirigenza pubblica” per finire alla decurtazione del trattamento economico del dirigente in disponibilità”, sottolinea il segretario nazionale di Fedir Sanità.

"Il sindacato si aspetta allora che coerentemente con quanto denunciato nell’ambiente dell’Università Cantone squarci il velo sul vero sistema di attribuzione degli incarichi nella dirigenza pubblica, predisponga un effettivo sistema di verifica nell’ attribuzione degli incarichi e segnali al governo le criticità del nuovo sistema disegnato dalla proposta di dlgs di attuazione dell’art. 11 legge 124/2015", conclude Travia. 

25 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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