Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 28 MARZO 2024
Lavoro e Professioni
segui quotidianosanita.it

Lavoratori stranieri: troppi rischi, la denuncia dell'Amsi


L’Associazione medici stranieri in Italia ha tenuto a Roma il suo 12° Corso dedicato alla medicina del lavoro, con particolare attenzione ai lavoratori stranieri nel nostro Paese, sottolineando come siano i più esposti a incidenti. Non solo svolgono attività manuali nei settori più “rischiosi” ma spesso sono privi di una formazione adeguata. La ricetta dell’Amsi è quella di potenziare le attività di prevenzione puntando soprattutto su formazione, informazione e addestramento.

15 GIU - Nel nostro Paese muoiono nei luoghi di lavoro tre persone al giorno per un totale di 1050 morti all’anno. Il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro è dunque di estrema gravità e impone interventi mirati soprattutto per quanto riguarda la prevenzione che “potrà essere efficace solo quando non sarà più intesa come un semplice adempimento burocratico e quando la figura del medico del lavoro non sarà vista come un ostacolo alle attività aziendali, ma come quella di un membro dell’equipe che contribuisce a far funzionare meglio l’azienda, diminuendo i costi e promuovendo l’occupazione”. A ricordarlo è stato Aodi Foad, presidente dell'Amsi, L’Associazione dei medici stranieri in Italia, nell’aprire i lavori del 12° Corso Amsi tenutosi presso l’Ospedale Sandro Pertini di Roma lo scorso 11 giugno.
Il corso è stato incentrato proprio sulla “Medicina del lavoro”, con una particolare attenzione alle patologie professionali e agli infortuni sul lavoro. Su questo argomento si è soffermato lo stesso Aodi, ricordando come, secondo i dati Inail, le denunce di malattia professionale in Italia nel 2009 siano state 34.646. Il 50% di queste ha riguardato affezioni dell’apparato muscolo- scheletrico, altre 5000 sono state riferite a casi di ipoacusia seguite da quelle di asbestosi (600), silicosi (200), malattie dell’apparato respiratorio (400) e patologie della vescica (300).
Per quanto riguarda i tumori professionali (si tratta di circa 2000 casi denunciati), Aodi ha voluto sottolineare la difficoltà del lavoro di prevenzione, dovuta soprattutto, al “riscontro del nesso causale”: “gli agenti cancerogeni sono ancora poco conosciuti – ha affermato – e la scarsa consapevolezza, unita a molte altre criticità, suggerisce che i dati rilevati dall’Inail presumibilmente non rappresentino pienamente le dimensioni del fenomeno in termini di denunce presentate”.
In questo quadro generale spiccano i numeri relativi alla presenza di lavoratori stranieri: nel quarto trimestre del 2010 – ha ricordato ancora Aodi – il tasso di occupazione tra gli immigrati (regolari) è stato pari al 62,1%; analizzando questo dato si scopre che il 62% degli stranieri ha lavorato come operaio comune rispetto al 35% dei lavoratori italiani.
Per quanto riguarda le patologie lavorative e gli infortuni, quelli degli stranieri rappresentano il 15,1% degli infortuni complessivi (il 14,3% di questi sono risultati mortali), mentre quelli dei soli extracomunitari raggiungono una quota dell’11,2%; se si considerano i casi mortali le percentuali sono rispettivamente del 14,3% e dell’8,8%. Il settore con maggior numero di infortuni è quello delle Costruzioni (poco meno di 17mila denunce, il 14% del complesso di tutti gli infortuni riguardanti gli immigrati). Il settore è certamente caratterizzato da un’elevata rischiosità, ma risulta primo anche per numero di decessi: si tratta di circa 40 casi l’anno, cioè 1 caso mortale su 3 di quelli che avvengono nelle attività dell’Industria e del terziario segnalati all’Istituto dagli stranieri e il 20% di tutti quelli che si verificano nelle Costruzioni per il complesso dei lavoratori.
A questo si deve aggiungere che l’incidenza infortunistica, espressa dal rapporto tra infortuni denunciati e lavoratori assicurati INAIL, risulta più elevata per gli stranieri rispetto a quella degli italiani: rispettivamente 42 casi denunciati ogni 1000 occupati.
Inoltre va ricordato che un numero notevole di lavoratori stranieri opera “in nero”: le più recenti stime Istat (2009) riferiscono di circa 2 milioni e 966 mila unità di lavoro non regolari; tra questi gli irregolari residenti sono superiori al milione e 650 mila unità mentre i clandestini – la componente più ridotta del lavoro non regolare – si aggirano intorno a 377 mila unità di lavoro.
Questo fattore, ma anche altri, contribuiscono a mantenere alto il rischio degli incidenti del lavoro che coinvolgono lavoratori stranieri. Come ha ribadito Aodi, “Gli immigrati sono spesso impiegati nei settori a più elevata rischiosità nei quali l’attività di tipo manuale è prevalente (edilizia, industria pesante, agricoltura); inoltre spesso non possiedono una formazione professionale adeguata e sono frequentemente disposti a svolgere turni di lavoro più lunghi che, alla fine determinano stanchezza, con tutti i rischi che ne conseguono”.
L’Amsi ha così proposto alcune “contromisure”: innanzitutto la formazione del personale, seguita dall’informazione e dall’addestramento. Tre azioni che devono sinergicamente riguardare:
1. i rischi per la sicurezza e la salute connessi all’attività dell’impresa in generale;
2. le misure, le attività e l’organizzazione della prevenzione in azienda;
3. i rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia;
4. i pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla base delle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dalle norme di buona tecnica;
5. le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio, l’evacuazione dei lavoratori;
6. i ruoli del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del medico competente, del
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
7. i nominativi dei lavoratori incaricati ad applicare le misure d’emergenza;
8. rischi per la sicurezza e la salute connessi a comportamenti discriminatori (stereotipi e pregiudizi);
9. le strategie di gestione di relazioni conflittuali.
Allo stesso tempo, però, occorre adottare adeguate strategie comunicative (linguisticamente e culturalmente appropriate), somministrare ripetuti test (questionari,ecc.) rivolti al lavoratore straniero ed esercitazioni pratiche, individuare un “leader” tra i gruppi di lavoratori immigrati (lavoratori più anziani e con più esperienza); realizzare uffici preposti dedicati alle informazioni sulla normativa per la tutela dei diritti del lavoratore. E, Infine, realizzare adeguati strumenti formativi/informativi (ad es. opuscoli informativi-formativi in diverse lingue).
L’appuntamento dell’Amsi è stata occasione per la consegna di due importanti riconoscimenti da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Camera Gianfranco Fini: si tratta di targhe d'argento all'AMSI, consegnate, rispettivamente, a Ahmad Mansur, coordinatore della Commissione farmacisti, e a Farah Valijou, coordinatrice della Commissione medico donna.
 

 


15 giugno 2011
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lavoro e Professioni

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy