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Medici puniti dalla Ausl dopo critiche sulla sede della guardia medica. Lo Smi chiede la revoca dei provvedimenti


Ed evidenzia come la Ausl di Modena, non potendo idenficare con precisione gli autori delle dichiarazioni contestate, non essendo citati nell'articolo di stampa al centro della vicenda, se la sia presa con l'intera categoria della continuità assistenziale. “Si restituisca cittadinanza alla libertà di opinione e di critica”.

07 APR - “Si revochino i provvedimenti disciplinari, si restituisca cittadinanza alla libertà di opinione e di critica, e spazio alla opportunità di fare sindacato e di tutelare il diritto dei cittadini e dei medici ad avere servizi adeguati sul territorio”. È quanto chiede il Sindacato dei Medici Italiani (Smi) in una nota del consulente legale inviata alla Ausl di Modena dopo che l’azienda ha avviato 25 provvedimenti disciplinari nei confronti di altrettanti medici della continuità assistenziale per avere espresso alla stampa, e in particolare sulla Gazzetta di Modena dello scorso 14 marzo, una opinione critica, ma per lo Smi “fondata”, sulla nuova sede di guardia medica.

“I medici - conclude la nota dello Smi - vengono attaccati direttamente solo per dire ciò che pensano e tra le vittime del provvedimento ci sono anche 9 nostri iscritti. Sappiano i 25 medici che non li lasceremo soli e che già oggi abbiamo inviato una lettera, corredata da una nota del nostro consulente legale, che contesta fermamente la decisione punitiva dell'Asl. La democrazia non si sospende!”.
 
Ma lo Smi evidenzia al nostro giornale anche un altro aspetto della vicenda: nell’articolo le dichiarazioni contestate sono attribuite genericamente ai medici, senza che si possa in alcun modo identificare precisamente chi sia stato a pronunciare quelle parole. “La Ausl, dunque, non potendo identificare con precisione chi ha rilasciato le dichiarazioni, ha notificato la contestazione ai 'medici di continuità assistenziale'. E se alcuni medici non fossero stati d'accordo con quelle dichiarazioni? O se altri, pur d'accordo, si fossero rifiutati di parlare con la stampa? Non si può punire una categoria intera perché non si è in grado di identificare chi ha compiuto un preciso atto”, fa notare una fonte sindacale.
 

07 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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