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Dell’Orto (Zebra Technologies): “Accelerare il processo di tracciabilità automatizzata in sanità”


Dopo il caso della donna deceduta all'ospedale di Siena a causa di uno scambio di sacche di sangue per la trasfusione, Quotidiano Sanità ha intervistato Luca Dell’Orto, Territory Manager per l’Italia di Zebra Technologies, per capire come le nuove tecnologie possano contribuire ad abbattere gli errori di identificazione in sanità e a che punto di questo processo si trova il nostro Paese.

05 AGO - Secondo la National Patient Safety Agency britannica tra febbraio 2006 e gennaio 2007 ci sono state 24.382 segnalazioni di pazienti che hanno subito errori di identificazione durante il trattamento in strutture sanitarie. Un dato che ha indotto la Gran Bretagna a spingere verso il processo di introduzione delle nuove tecnologie di tracciabilità in ambito sanitario, rendendolo oggi uno dei Paesi più avanzati in questo campo. Anche l’Italia ha intrapreso questa strada, ma come spiega a Quotidiano Sanità Luca Dell’Orto, Territory Manager per l’Italia di Zebra Technologies, impresa che si occupa dello sviluppo di queste tecnologie, “il nostro Paese ha bisogno di accelerare” questo processo.

Dottor Dell’Orto, quali vantaggi può portare l’introduzione di un processo automatizzato di identificazione del paziente in sanità?
Occorre anzitutto sottolineare che quando parliamo di tracciabilità del paziente non ci riferiamo solo all’identificazione del paziente, ma di rendere tracciabile tutto il processo di assistenza di quel paziente. Mi spiego. Il braccialetto identificativo del paziente diventa uno strumento di estrema importanza quando è supportato da un processo di identificazione più esteso attraverso l’utilizzo di un software che, in pratica, dialoga con la cartella clinica. In questo modo il braccialetto diventa la fonte di tutte le informazioni necessarie su quel paziente, controllando ad esempio le terapie farmacologiche anche in base ad eventuali allergie note del paziente, e seguendo passo dopo passo il percorso terapeutico permettendo di identificare chiaramente quel paziente con una specifica sacca di sangue ad egli destinata, ad esempio. Indubbiamente si tratta di un sistema che può contribuire fortemente alla riduzione di errori in medicina quando una piccolissima distrazione umana può essere fatale. Medici, infermieri, tecnici sono persone, e nell’uomo l’infallibilità non esiste.

Qual è lo stato dell’arte di questo settore in Italia?
L’Italia ha iniziato da alcuni anni ad introdurre queste tecnologie, ma occorre accelerare questo processo. Purtroppo nel nostro Paese c’è una forte disomogeneità, legata all’assenza di standard nazionali in questo ambito. L’implementazione di queste tecnologie, infatti, è lasciata alla scelta delle Regioni o delle singole Asl, a differenza, ad esempio, di quanto avvenuto in Inghilterra, dove, una volta riconosciuta l’importanza di queste tecnologie, il NHS ha elaborato dei criteri standard nazionali a cui tutti i laboratori e strutture sanitarie si sono dovute adeguare. Questo ha permesso una forte crescita in un breve arco temporale, accompagnata da una riduzione degli errori. La libera iniziativa lasciata in Italia, invece, rende meno fluida l’adozione di un sistema omogeneo a livello nazionale.

Qual è, comunque, la tendenza?
Si registra indubbiamente una costante implementazione dei sistemi di automatizzazione in sanità, come dimostra anche il fatto che da cinque anni la Zebra Technologies continua a compiere investimenti in questo settore. Ma anche in questo ambito, possiamo dire che la sanità italiana è a macchia di leopardo. Il sistema, comunque, è dinamico e l’Italia è sulla strada giusta.

Diceva che sarebbe però necessario accelerare. Cosa è che lo impedisce, i costi legati all’introduzione di queste tecnologie o i ritardi di una “cultura dell’automatizzazione”?
Credo che il problema principale sia la convivenza di sistemi già esistenti. Come tutte le innovazioni tecnologiche, sono necessari tempi tecnici per la loro diffusione. Questo è già avvenuto per altri settori, infatti da tempo nei supermercati ogni prodotto viene identificato con il codice a barre. Ci auguriamo che presto il sistema di automatizzazione entri in tutte le strutture sanitarie italiane, supportato in maniera strutturata anche dal ministero della Salute.
 

05 agosto 2011
© Riproduzione riservata

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