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Fabbisogno professioni sanitarie. Conaps, Fnco, Ipasvi e Tsrm contro distribuzione geografica indicata dal Miur


Per i rappresentanti delle professioni "il Miur ha deciso autonomamente dove formare i professionisti, andando, di fatto, contro le indicazioni geografiche del Ministero della Salute, delle Regioni e delle rappresentanze professionali, tutte generate sulla base di stime relative ai fabbisogni occupazionali, quindi formativi, regionali, così come previsto dalla normativa vigente".

10 LUG - "Dopo aver preso visione del Decreto contenente la ripartizione nelle diverse Università, fatto salvo il numero totale dei posti messi a bando per l’anno accademico 2017/2018, si chiede di rivedere tale distribuzione, sensibilmente diversa da quella che le scriventi hanno definito attraverso il percorso effettuato col Ministero della Salute, successivamente condiviso con le Regioni".
 
Così Conaps, Fnco, Ipasvi e Tsrm in una lettera indirizzata a Miur, Ministero della Salute e Regioni.
 
In particolare, viene contestata la distribuzione effettuata dal Miur definita come "geograficamente distante" da quella indicata dalle rappresentanze professionali, dal Ministero della Salute e dalle Regioni.
 
"Il Miur - spiegano - ha deciso autonomamente dove formare i professionisti, andando, di fatto, contro le indicazioni geografiche del Ministero della Salute, delle Regioni e delle rappresentanze professionali, tutte generate sulla base di stime relative ai fabbisogni occupazionali, quindi formativi, regionali, così come previsto dalla normativa vigente (DLgs 502 e s.m.i., art. 6 ter)".
 
"Ad esempio, per quanto riguarda i tecnici di radiologia - spiega Alessandro Beux, Presidente della Federazione Nazionale Collegi Professionali Tecnici Sanitari di Radiologia Medica - il Miur ha distribuito tra gli atenei i 750 posti previsti dall'accordo Stato-Regioni, distanziandosi quasi sempre dalle indicazioni geografiche indicate dai soggetti citati sopra. In alcuni casi tale distanza è particolarmente significativa, sia in eccesso che in difetto:
- Lombardia: 73 posti assegnati agli atenei vs 130 richiesti (-57, -44%);
- Veneto: 51 posti assegnati agli atenei vs 75 richiesti (-24 , -32%);
- Lazio: 197 posti assegnati agli atenei vs 70 richiesti (+127 , +181%);
- Calabria: 48 posti assegnati agli atenei vs 10 richiesti (+ 38, + 380%)
- Abruzzo: 41 posti assegnati agli atenei vs 20 richiesti (+ 21, + 105%).
 
Inoltre - aggiunge - ci sono Regioni in cui colpisce non solo lo scarto tra i posti assegnati e quelli richiesti, ma anche la loro distribuzione tra gli atenei della Regione. Ad esempio, sempre per quanto riguarda i tecnici di radiologia, il decreto del Miur prevede che in Puglia vengano formati 25 Tsrm (vs i 20 richiesti, +5, + 25%), ma solo 6 a Bari e ben 19 a Foggia (sede di Barletta), cioè in uno dei territori nazionali col più alto tasso di disoccupazione".
 
"Tali differenze - concludono i rappresentanti delle professioni - sarebbero giustificabili solo sulla base di elementi che attengono alla qualità dei corsi: si privilegiano determinati atenei perché nel tempo si sono dimostrati quelli in grado di garantire la migliore qualità formativa. Se, invece, come è successo, la distribuzione effettuata dal Miur è fondata su elementi quantitativi (es. potenziale formativo), la proposta è assolutamente da rivedere, perché non possiamo ammettere un sistema che forma sulla base delle potenzialità/esigenze delle Università e non, come previsto dalla normativa vigente, sulla base del fabbisogno occupazionale determinato col contributo delle rappresentanze professionali, del Ministero della Salute e delle Regioni".

10 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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