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Surico (Sigo): “La ginecologia italiana al vertice, anche nella ricerca”


In un Congresso molto politico, segnato soprattutto dagli interventi sul riordino dei punti nascita in atto in Sicilia, il presidente Sigo, Nicola Surico, ha trovato il tempo di parlare di ricerca con Quotidiano Sanità. "La ginecologia italiana - dice - è una delle discipline che fa più ricerca in Italia e che pubblica di più su riviste internazionali con elevato Impact Factor. Ed è così da circa 20 anni".

27 SET - “È un Congresso interessante, che sta offrendo numerosi spunti di novità. Si è parlato molto di punti nascita. In particolare della riorganizzazione della rete, che auspichiamo si concretizzerà nel più breve tempo possibile perché questo comporterà una migliore qualità dell’assistenza e, soprattutto, garantirà una maggior sicurezza sia per la madre sia per il bambino”.
Il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia Nicola Surico introduce così a Quotidiano Sanità l’87° Congresso Sigo, 19° Agui, 52° Aogoi in corso a Palermo, mettendo subito l’accento sul tema che più di ogni altro ha attirato l’attenzione dei partecipanti. Lo stato di applicazione del piano Fazio sul riordino dei punti nascita, ancora deludente, che insieme all’imminente varo del decreto regionale in Sicilia (che prevede la chiusura o il riaccorpamento di almeno una ventina di punti nascita) hanno costretto i ginecologi a confrontarsi con l’urgenza del momento e con quella che sarà probabilmente la sfida maggiore per la categoria: rassicurare le donne/pazienti che troveranno chiusi i portoni dell’ospedale sotto casa.

“Occorrerà mettere in atto un processo di informazione alle donne gravide in modo che si rendano conto che non è una penalizzazione non avere l’ospedale sotto casa, perché percorrere 30 km per scegliere il punto nascita più sicuro è, al contrario, un elemento di maggiore garanzia”, dice Surico, che, in seno alla Sigo, rappresenta la componente universitaria e ci tiene a sfatare un luogo comune: “La ginecologia italiana è una delle discipline che fa più ricerca in Italia e che pubblica di più su riviste internazionali con elevato Impact Factor. Questo succede da circa 20 anni, tanto che moltissimi ginecologi italiani sono conosciuti all’estero”.
Non è un caso allora, che la ginecologia “sia una disciplina dove la fuga di cervelli all’estero è più contenuta rispetto ad altre. Riusciamo a fare sufficiente ricerca in Italia, ma ciò anche perché la disciplina si presta a un tipo di ricerca non solo di base ma anche di tipo clinico e poco costosa”, spiega Surico.
La disponibilità di risorse economiche è infatti scarsa e anche in questo campo “il reperimento dei fondi sta diventando sempre più difficile. L’unico modo per accedere a fondi, sia italiani che europei, è lavorare in grandi gruppi attivi in progetti di ricerca importanti”.
Le strutture in Italia in grado di supportare la ricerca non mancano: “Sono diversi i centri di eccellenza che hanno laboratori e strumentazioni adeguati” e da anni, ormai, ai tradizionali universitari si sono aggiunti i “ginecologi ospedalieri che collaborano attivamente nella ricerca italiana”, dice il presidente Sigo.

Intanto, in vista del Congresso mondiale di ginecologia che si terrà il prossimo anno a Roma, Surico promette: “Voglio cambiare le cose e dare un’impronta più scientifica. Un nostro collega è già nel board della Figo (International Federation of Gynecology and Obstetrics) e nel corso delle sessioni scientifiche faremo in modo che a rappresentare il nostro Paese siano le eccellenze della ricerca ginecologica italiana”.
 
A.M.

27 settembre 2011
© Riproduzione riservata

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