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Decreto Società Scientifiche. Collegio Ipasvi Pescara ricorre al Tar: “Infermieri penalizzati”


Il Collegio degli infermieri contesta il requisito di rappresentatività previsto dal decreto ministeriale per l’iscrizione all’elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie. “Per la professione infermieristica è difficilissimo ottemperare alla soglia prevista, così si preclude a tutte le realtà associative infermieristiche la possibilità di intervenire nella produzione delle linee guida”.

11 OTT - Il collegio Ipasvi di Pescara annuncia che ricorrerà al Tar del Lazio contro il decreto del Ministro della Salute sulle Società Scientifiche, emanato il 2 agosto 2017. Lo ha stabilito il consiglio direttivo, presieduto da Irene Rosini, con specifico atto deliberativo. “L’Ipasvi di Pescara condivide così un percorso che vede partecipi altri collegi Ipasvi e associazioni professionali infermieristiche”, si legge in una nota diffusa dal Collegio.
 
Il decreto, firmato dal ministro Beatrice Lorenzin, istituisce l'elenco
delle società scientifiche e delle associazioni tecnico scientifiche delle professioni sanitarie che elaboreranno le linee guida, validate dall’istituto superiore della sanità (protezione dell’assistito, buon andamento del sistema salute e tutela del professionista), a cui dovranno attenersi le professioni sanitarie nell’esercizio professionale. Con il decreto si stabiliscono i requisiti che le società scientifiche e le associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie devono possedere per l’iscrizione nell'elenco, secondo quanto previsto dalla legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure e sulla responsabilità professionale sanitaria. Tra i requisiti fondamentali per l’iscrizione, compare quello della rappresentatività.

Ma Irene Rosini, presidente del collegio Ipasvi Pescara, osserva: “La società scientifica o l’associazione tecnico professionale che ambisce a essere iscritta nell’elenco ministeriale deve poter dimostrare di rappresentare almeno il 30% dei professionisti appartenenti alla stessa specializzazione o disciplina o nella specifica area o settore di esercizio professionale. Per la professione infermieristica è difficilissimo ottemperare a tale requisito in quanto non è stato ancora dato corso ai disposti del comma 566 della Legge 190 del 2014. Il risultato è che il decreto, così come è stato concepito, finisce con il precludere a tutte le realtà associative infermieristiche la possibilità di intervenire nella produzione delle linee guida, che in realtà dovremmo applicare, ancorché definite da altri”.

Il Collegio osserva poi come “oltre al decreto del 2 agosto, si è aggiunto anche quello del 29 settembre che istituisce ‘l’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità’ presso l’Agenas, sempre previsto dalla legge 24/2017, dove all’articolo 2 comma 3 si legge: ‘…l’Osservatorio si avvale delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, come individuate ai sensi dell’articolo 5 della legge n. 24 del 2017…’. Anche se la Federazione Nazionale Ipasvi chiederà un’interpretazione autentica delle norme contenute nel decreto del 2 agosto, il collegio Ipasvi di Pescara ritiene inevitabile il ricorso al Tar del Lazio poiché un’interpretazione autentica non può comunque stravolgere la norma o l'atto giuridico di origine”, spiega il Collegio.

“A maggior ragione – conclude Irene Rosini – ricorreremo al TAR, affinché ci sia una ridefinizione del decreto che riconosca e prenda atto dell’unicità della disciplina infermieristica e delle competenze specialistiche degli infermieri in tutti gli ambiti del loro esercizio professionale”.

11 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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