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“Una Fnomceo senza donne? Recupereremo coinvolgendole in tutti i processi decisionali. Sulle Dat sbagliato non prevedere l’obiezione di coscienza e sulla legge Lorenzin massima vigilanza sui decreti attuativi”. Parla il neo presidente della Fnomceo Filippo Anelli

di Eva Antoniotti

Prima intervista per il presidente della Fnomceo. E con Quotidiano Sanità, il neo leader dei medici italiani svela strategie e metodi della sua presidenza.“Mi considero un sindacalista prestato alla vita degli Ordini, ma Ordini e sindacati operano su due piani diversi, non sovrapponibili”. E ancora: “I medici dovrebbero poter gestire quanto a loro affidato in termini economici in relazione agli obiettivi di salute individuati, attraverso una corretta programmazione sanitaria ma in totale autonomia”

26 GEN - Una vittora schiacciante che ha tolto ogni dubbio sulla solidità di questa nuova presidenza. Per la Fnomceo inizia una nuova legislatura che sarà guidata dal presidente dell'Ordine di Bari e da una squadra con molte new entry.
 
Ma come sarà questa presidenza? Su cosa si caratterizzerà? Quali saranno le prime iniziative? Lo abbiamo chiesto direttamente a Filippo Anelli, da mercoledì neo presidente della Fnomceo che, per prima cosa, ha voluto salutare attraverso le nostre pagine “tutti i medici e soprattutto quelli che lavorano in condizioni difficili, nelle quali è a rischio la loro stessa sicurezza”.
 
Presidente Anelli, il suo programma ha come elemento centrale l’indipendenza dei medici. Ci aiuta a capire meglio come dovrebbe realizzarsi?
Sempre di più negli ultimi due decenni le politiche di carattere economicistico hanno caratterizzato la gestione della sanità, spesso intervenendo direttamente sull’esercizio professionale.
Di qui nasce l’importanza dell’indipendenza, che è collegata con la libertà di cura, ovvero con la scelta delle cure realizzata esclusivamente sulla base delle evidenze scientifiche, senza alcun condizionamento.
In passato si pensava soprattutto al possibile condizionamento delle grandi industrie farmaceutiche. Oggi invece sulla prescrizione di terapie e presidi sanitari sembra esserci un condizionamento legato prevalentemente al contenimento della spesa.
 
Ma fare i conti con la capienza economica del servizio sanitario pubblico è una necessità, altrimenti il sistema crolla.
Tutti teniamo al Ssn e alla sua sostenibilità, nella consapevolezza che le risorse non sono infinite. Ma si tratta di capire chi compie la scelta tra ciò che è necessario e ciò che non lo è. Oggi, nelle mani dei Direttori Generali, prevale una logica economico-contabile, che non ha il quadro complessivo delle necessità assistenziali dei cittadini.
La sfida è per un modello innovativo, con una parcellizzazione della responsabilità nelle mani dei professionisti, correlando i costi con gli obiettivi di salute. In altri termini: la responsabilità va affidata non ad una sola persona, ma ai singoli professionisti, in maniera che possano gestire quanto a loro affidato in termini economici in relazione agli obiettivi di salute individuati attraverso una corretta programmazione sanitaria.
 
Sta pensando ad un sistema di budget affidato ai medici?
Potrebbe essere questo. In ogni caso occorre pensare a qualcosa che superi l’attuale modello verticista, introdotto anni fa per correggere la continua crescita della spesa sanitaria prodotta dai rimborsi a pie’ di lista.
Allo stesso tempo è necessario riallineare il finanziamento per la sanità con il livello degli altri paesi europei e trovare il modo per ricondurre nel sistema i 40 miliardi di spesa out of pocket che annualmente vengono spesi dai cittadini in sanità.
 
Possiamo chiarire anche cosa intende per “questione medica”, tema che è al centro di una mozione presentata dal presidente Pizza, sottoscritta da lei e approvata nell’ultimo Consiglio nazionale della Fnomceo?
Oggi la questione medica è legata al vissuto di ogni medico nello svolgimento della sua professione, dove si registra una crescente difficoltà. Si è andato creando uno squilibrio tra il ruolo del medico e quello del paziente, ampliando come è giusto le tutele per quest’ultimo, ma non facendo altrettanto per il professionista: il medico non è un semplice esecutore tecnico, ha i suoi valori, i suoi principi e la sua libertà. Dare tutela a tutto questo è la “questione medica”. Per fare un esempio, nella legge sulle Dat, legge importante e necessaria, questo aspetto è stato colpevolmente ignorato, non tutelando la libertà di coscienza del medico, che pure è un principio costituzionale e un principio fondamentale di rispetto della libertà individuale, princìpi che sono alla base della nostra cultura. Su questo punto il Parlamento ha avuto timore di confrontarsi con la classe medica e assumere alcune determinazioni che non avrebbero inficiato minimamente la libertà dei cittadini, ma avrebbero salvaguardato la libertà di altri cittadini, i medici, che svolgono un’attività che non può essere ridotta a mero tecnicismo esecutivo.
 
La sua squadra, ovvero il Comitato Centrale della Fnomceo, è composto interamente da uomini e la cosa ha prodotto molte reazioni critiche. Come risponde?
Come Fnomceo abbiamo già dimostrato di non avere nessun pregiudizio rispetto alla presenza femminile, eleggendo nello scorso triennio una presidente donna, Roberta Chersevani.
Questa volta ha prevalso l’esigenza di trovare una proposta che portasse all’unità del mondo medico e, in maniera non voluta, la proposta è stata su nomi di presidenti uomini. Si sono poi aggiunte delle candidature, tra cui quelle di due donne, e i presidenti hanno liberamente scelto, con una larghissima maggioranza di consensi per il gruppo da me presentato.
Ora la valorizzazione della componente femminile andrà realizzata direttamente sul campo: convocherò al più presto l’Osservatorio sulla professione medica al femminile, per disegnare con loro un percorso che consenta un coinvolgimento della componente femminile in tutti i processi decisionali della Fnomceo.
 
Oltre ad essere il nuovo presidente della Fnomceo, lei è vicesegretario della Fimmg. Al di là delle polemiche recenti, quale crede debba essere il rapporto tra Ordini e sindacati medici?
Io mi considero un sindacalista prestato alla vita degli Ordini. Essere iscritto a un sindacato è un diritto costituzionale, ma Ordini e sindacati operano su due piani diversi, non sovrapponibili.
 
Quindi non avremo una presidenza a vantaggio solo dei medici di famiglia?
Ma no, non è mai stato così. Credo che, al di là di prese di posizione strumentali, la questione posta da Augusto Pagani debba essere colta come legittima preoccupazione riguardo al ruolo che potranno svolgere i presidenti di Ordine “senza tessera”. Posso assicurare a Pagani e a chi la pensa come lui che tutti i presidenti avranno le stesse possibilità.
 
Fnomceo ha espresso una forte opposizione nelle ultime fasi di discussione del disegno di legge Lorenzin. Quel ddl ora è legge: pensate di avere qualche spazio di miglioramento nella messa a punto dei decreti attuativi?
L’elaborazione di quel ddl segna una vera frattura tra politica e mondo medico. La dura presa di posizione della Fnomceo, che ha abbandonato tutti i tavoli istituzionali, non ha trovato ascolto, probabilmente anche per la fase elettorale. Mi auguro che nella stesura dei decreti attuativi si trovi una maggiore possibilità di dialogo e collaborazione.
 
Su cosa, in particolare, vorreste avere risposte?
Una questione importante riguarda la disciplina: occorre regolamentare cosa gli Ordini debbano sanzionare nei confronti dei propri iscritti.
Altro tema è quello della partecipazione istituzionale, e non legata solo alla contingente volontà politica, della Fnomceo ai tavoli decisionali sulle materie sanitarie.
 
Ha già detto che una delle prime cose che farà sarà incontrare l’Osservatorio sulla professione medica al femminile. Altri interventi prioritari?
Aprire una riflessione sul Codice Deontologico, superando le differenze che ci sono state nel passato e cercando di cogliere le sfide del futuro, come quelle poste dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
E poi avviare una forte interlocuzione con i cittadini, da articolare sia attraverso il confronto con le associazioni dei cittadini, sia attraverso campagne di comunicazione che facciano riscoprire i valori positivi dell’essere medico.
 
Eva Antoniotti

26 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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