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Questione medica. Prioritario condividere il cambiamento

di Guido Quici (Cimo)

Occorre compattare la categoria per ribaltare il processo che vede oggi medici e cittadini essere l’anello debole di una serie di processi decisionali e organizzativi sulla sanità stabiliti in tavoli politici che spesso approvano soluzioni diverse rispetto alle reali necessità della sanità. Le iniziative unitarie e la collaborazione diventano un volano a sostegno del recupero del rapporto fiduciario tra medico e paziente.

26 APR - Il dibattito aperto in questi giorni grazie agli autorevoli interventi del Presidente della Fnom, Anelli, e del Presidente della Fondazione Enpam, Oliveti, sullo stato della professione medica – in particolare pubblica – sono per me lo spunto ideale per ribadire quanto CIMO sostiene da tempo e indicare a chiare lettere quali debbano essere le priorità di cambiamento sulle quali investire da subito e senza incertezze.
 
In primo luogo, una reale ed efficace collaborazione tra federazione, sindacati e società scientifiche come strada maestra per realizzare un deciso recupero del ruolo dei medici nel SSN e una svolta nella difesa della professione che tutte le rappresentanze invocano. Se davvero abbiamo preso coscienza che, seppure nel panorama di continuo depauperamento delle risorse nella sanità pubblica e nella crescita esponenziale di politiche sanitarie che di fatto favoriscono gli interessi privati e la spesa out of pocket, “Il governo del cambiamento spetta a noi” come scrive Oliveti, non possiamo aspettare oltre né indulgere in quell’eccesso di autoreferenzialità personali e di gruppo che le nostre innumerevoli sigle consentono, disperdendo energie preziose. Siamo dunque bel lieti che altre voci si aggreghino a favore di questo tema, che non intende cancellare le giuste e orgogliose specialità di ogni rappresentanza, ma che è funzionale al bene comune e all’evoluzione del contesto che richiede forza di impatto.
 
Compattare la categoria dunque per ribaltare quel processo che vede oggi medici e cittadini essere l’anello debole di una serie di processi decisionali e organizzativi sulla sanità stabiliti in tavoli politici che spesso approvano soluzioni diverse rispetto alle reali necessità della sanità pubblica e senza un reale coinvolgimento dei medici stessi. In questo quadro, se uniti e con voce corale, dobbiamo pretendere una maggiore definizione del ruolo dei medici, che sia definitivamente centrato su diagnosi, terapia e cura del paziente, anziché essere disperso in processi burocratici e mansioni accessorie.
 
Non sfugge che le iniziative unitarie e la collaborazione diventano poi un volano a sostegno di un’altra priorità, già da menzionata in altri interventi: il recupero del rapporto fiduciario tra medico e paziente. Il valore riconosciuto alla figura del medico del Ssn di fronte alla collettività è infatti oggi messo in crisi da una errata attribuzione al medico di ospedale di una serie di disfunzioni organizzative e legislative che viaggiano ben oltre la sua testa, oltre che dalla mancata attenzione di riconoscimento economico sul contratto fermo da 9 anni. Deve essere quanto più possibile reso evidente ai cittadini che la struttura dei finanziamenti del Ssn oggi è come un acquedotto che perde risorse in molti, troppi punti lungo il suo tragitto e giunge al “rubinetto finale”, quello dei servizi per i pazienti, con un misero filo d’acqua. I medici diventano così ingiustamente il terminale dello scontento quotidiano, se non dell’aggressività, dell’utente. La dedizione dei medici per la professione e per i pazienti, per la maggior parte dei casi innegabile, rimane il punto di forza che, come rappresentanze, dobbiamo sostenere con ancora maggiore forza unitaria, investendo le nostre migliori risorse per incentivare il dialogo e l’ascolto diretto dei pazienti.
Ed è al valore dato al medico e al paziente che si lega l’ulteriore priorità dell’agenda CIMO: dare massima attenzione all’evoluzione, inevitabile e affascinante, dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Non macchine che si sostituiscono alle diagnosi e algoritmi che curano, ma una evoluzione che rilancia in maniera esponenziale le competenze di ogni medico permettendo, ad esempio, l’elaborazione di dati diagnostici a velocità strepitose o frontiere di intervento in cui l’esperienza umana decide come applicare il meglio della tecnologia disponibile. È una nuova frontiera nella responsabilità medica che va intesa come una grande opportunità da gestire, alla quale prepararsi e su cui confrontarsi senza attendere troppo. Anche in questo, la parola vincente sarà “cambiamento”.
 
Guido Quici 
Presidente Nazionale CIMO

26 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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