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Rapporto AlmaLaurea 2018. Infermieri: per la triennale età media 25,1 anni, 74,5% donne, per la magistrale il 92,4% ha lavorato durante gli studi


L’età media di laurea di primo livello per gli infermieri nel 2017 è di 25,1 anni e il 74,5% sono donne contro il 25,5% di uomini, di questi la maggioranza (80,8%) è interessata a lavorare nel servizio pubblico. Per quel che riguarda la laurea magistrale, il 92,4% ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi e i laureati magistrali sono meno disponibili  dei triennali a cambi di residenza per motivi di lavoro. RAPPORTO TRIENNALE - RAPPORTO MAGISTRALE

13 GIU - Sono stati pubblicati, come ogni anno, i dati raccolti dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea - raccolti tramite un questionario che viene proposto ai laureandi, per poi seguire i loro profili - che fanno parte del “Rapporto 2018 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale (XX edizione)”. Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato leperformance formative di oltre 276mila laureati nel 2017 e sulla Condizione occupazionale ha analizzato oltre 630mila laureati di primo e secondo livello degli anni 2016, 2014 e 2012.

Laurea di primo livello
I laureati 2017 - informa un report pubblicato sul sito Fnopi - sono stati 11.847. L’età media di laurea di primo livello per gli infermieri nel 2017 è di 25,1 anni e il 74,5% sono donne contro il 25,5% di uomini. Il voto medio di laurea è stato di diploma di scuola media superiore è stato di 77/100 e la maggior parte (53,1%) lo ha conseguito nella stessa provincia sede degli studi universitari, mentre il voto medio di laurea è stato 103/110 e il 66,6% degli iscritti si è laureato in corso.  
Il 51,8% dei laureati 2017 ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi e di questi per la maggio parte (35,6%)  si è trattato di lavori occasionali, saltuari o stagionali. Per quanto riguarda l’esperienza universitaria, il 42,4% ha dichiarato di essere “decisamente” soddisfatto del corso di laurea e il 48,8% “più si che no”. Ottimi i rapporto con gli altri studenti, per quelli coi docenti primeggia il “più si che no” con il 61,8%  di risposte. Anche sul carico di studio “solo” il 26,1% lo ha dichiarato ‘decisamente’ adeguato alla durata del corso, e il 47,1% ‘più si che no’, ma la maggioranza (68,6%) si iscriverebbe di nuovo all’Università e allo stesso corso. Il 65,1% intende  proseguire gli studi, nel 17,% dei casi con la laurea magistrale e nel 33,9% con i master. Ma c’è anche un 34,8% che invece preferisce fermarsi alla triennale.

Infine le prospettive di lavoro. L’aspetto ritenuto più rilevante nella ricerca del lavoro è l’acquisizione di professionalità (83,2%), seguito dalla stabilità/sicurezza del posto di lavoro (78,1%). La maggioranza (80,8%) è interessata a lavorare nel servizio pubblico, ma c’è anche chi (45,5%) è interessato al privato, compreso l’avvio di un’attività autonoma La maggior parte (89%) vorrebbe lavorare a tempo pieno e il 92,3% con un contratto a ‘tutele crescenti’, quello cioè  introdotto dal Jobs Act che non è un nuovo contratto di lavoro ma uno strumento che disciplina i licenziamenti. Nel caso di licenziamenti illegittimi, prevede per il lavoratore un'indennità che cresce con l'anzianità aziendale. Per le zone d’Italia in cui i laureati si dichiarano disponibili a lavorare, la parte del leone la fa l’Italia settentrionale (60,1%), seguita da quella centrale (47,8%) e solo il 35,6% accetterebbe (potendo scegliere) il Sud. Ma per quanto riguarda eventuali trasferte di lavoro il 57% è disponibile anche con trasferimenti di residenza ed è indisponibile solo il 4 per cento.

Laurea magistrale
Ovviamente in numero molto minore dei laureati di primo livello, nel 2017 hanno conseguito la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche 754 infermieri, anche in questo caso per il 75,1% donne e per il 24,9% uomini. Il 64,7% aveva 27 anni e oltre al momento della laurea, con una media complessiva di 33,6 anni, anche perché il 72,9% si è immatricolato con due o più anni di ritardo rispetto alla laurea triennale. Il voto medio di laurea è stato di 108,4/110 e il 79,2% si è laureato in corso. Il 15,1% ha usufruito di borse di studio e solo l’1,1% ha svolto periodi di studio all’estero durante il biennio. Il 92,4% ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi. Anche in questo caso, come per le lauree di primo livello, la maggioranza è soddisfatta del corso di laurea magistrale ‘più si che no’ nel 46% dei casi e pienamente soddisfatta nel 36,1 per cento. Soddisfatti dei rapporti con gli altri studenti, la maggioranza (53,5%) lo è ‘più si che no’ con i docenti, così come ‘più si che no’ sono i giudizi sul carico di studio degli insegnamenti rispetto alla durata del corso (47,9%). Anche nelle lauree magistrali la maggioranza (67,7%) si iscriverebbe di nuovo allo stesso corso nelle stesso Ateneo e il 37,3% intende proseguire gli studi con un master o altro corso di perfezionamento, mentre il 13,5% con il dottorato di ricerca.

Per quanto riguarda il lavoro, anche in questo caso l’aspetto più rilevante (80,3%) è considerato quello dell’acquisizione di professionalità seguito (72,9%) dalla stabilità/sicurezza del posto di lavoro. La maggioranza (80,7%) è interessata a un lavoro nel pubblico e in questo caso solo il 20,6% a un lavoro privato. Il lavoro più ambito è quello a tempo pieno (89,3%) e anche per i laureati magistrali il tipo di contratto preferito sarebbe quello (84,6%) a tutele crescenti. I laureati magistrali  sono, infine, meno disponibili  dei laureati triennali a effettuare trasferte di lavoro anche con cambio di residenza (34,7%), ma l’area dello Stivale più ambita resta il Nord (41,9%), seguita sempre dal Centro (34,4%) e in coda resta il Sud (22,6%), con differenze tuttavia meno marcate di quelle rilevate tra i laureati triennali.

13 giugno 2018
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