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Riforma 118. Quici (Cimo): “Apprezzamento per appello Balzanelli, intervenire legislativamente per pari dignità nei Lea dellʼemergenza-urgenza”


“A corollario degli interventi correttamente dettagliati da Balzanelli, tutti imprescindibili e urgenti, è da far notare come al tema della rete unica nazionale del 118, si connette strettamente la necessità di intervenire legislativamente per stabilire che nei Lea anche nell’emergenza-urgenza deve assumere pari dignità”. Così Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo

15 GIU - “Ho davvero apprezzato - afferma Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo - l’intervento del Presidente Nazionale del Sis 118, Mario Balzanelli, che ha rivolto un 'necessario, urgente e improcrastinabile' appello al Ministro della Sanità per una riforma legislativa del 118 nazionale che, come Cimo, intendiamo promuovere in tutte le opportune sedi istituzionali e professionali”.

“È da tempo - continua Quici - che sosteniamo infatti come la rete dell’emergenza-urgenza debba essere messa a sistema a livello nazionale con standard che garantiscano, da nord a sud, unʼadeguata assistenza, come sia necessario un finanziamento ad hoc che non sia residuale ed è questo il motivo per il quale il sistema di emergenza-urgenza deve diventare il terzo pilastro della sanità a fianco della realtà ospedaliera e di quella territoriale, con il giusto riconoscimento del ruolo del personale medico costretto ad operare in condizioni difficilissime”.

“Sembrerà forse ripetitivo - prosegue il Presidente Cimo - ricordare le troppe 'cure dimagranti' a livello finanziario - afferma ancora Quici - e il fallimento della riorganizzazione che ha trasferito risorse da ospedali a territori senza un riscontro efficiente ed efficace in termini di esiti di salute, così come sembra superfluo ricordare che a farne le spese sono i cittadini (con meno posti letto, con più liste di attesa, con strutture spesso fatiscenti e soprattutto con aspettative di vita e salute differenti da regione a regione) e il personale medico (in attesa di un adeguamento contrattuale da quasi 10 anni, demotivato dalle mancate riforme, meno sicuro sul lavoro). Sembrerà dunque ripetitivo, ma è la verità: una solida verità che rende estrema l’urgenza con la quale da più fronti ci rivolgiamo in queste settimane al Ministro della Sanità e al Governo perché affronti alcune priorità, tra cui appunto la riforma del sistema di emergenza urgenza e, ovviamente, del Sis 118”.

“I nodi da risolvere richiedono , da una parte - spiega Quici -, di mettere mano a errori macroscopici fatti nel recente passato con la riduzione delle centrali operative, l’insufficienza di personale medico a bordo delle ambulanze e la regionalizzazione dei servizi e, dall’altra, di evitare un approccio miope che non si accorge che la rete unica di emergenza-urgenza può diventare in breve tempo un salvagente 'strutturale' per la sostenibilità dei servizi ospedalieri e la sanità territoriale, quest’ultima poi da riconfigurare soprattutto per quanto riguarda  il controllo di gestione”.

“A corollario degli interventi correttamente dettagliati da Balzanelli - prosegue Quici -, tutti imprescindibili e urgenti, è da far notare come al tema della rete unica nazionale del 118 da (ri)attivare e con competenza ministeriale, si connette strettamente la necessità, che Cimo sostiene da tempo, di intervenire legislativamente per stabilire che nei Lea anche nell’emergenza-urgenza deve assumere pari dignità e che non è più tempo di medici dedicati con contratti di lavoro ognuno diverso dallʼaltro”.

“Un sistema di intervento realmente efficiente e garantito per i pazienti acuti - spiega ancora il Presidente Cimo -, ovunque essi si trovino, realizzerebbe il decongestionamento dei Pronto Soccorso e degli ospedali, ormai al collasso, e consentirebbe una gestione dei pazienti mirata, con ricovero nei centri effettivamente utili alla specifica patologia riscontrata con l’intervento dell’equipe medica sul posto. A questo si aggiunga che siamo un paese evidentemente più esposto per conformazione geografica a calamità ed emergenze naturali, che richiedono intervento medico immediato ad ampi gruppi di persone”.

“Tutto questo rende evidente e chiara - conclude Quici - la necessità che il sistema sia riformato e adeguatamente sostenuto, possibilmente con un capitolo ad hoc nel finanziamento del Ssn, che rappresenti un vero e importante terzo pilastro del sistema sanitario nazionale per rendere sostenibile un’architettura oggi malamente strutturata tra sanità ospedaliera e territoriale. Non si tratta di rivendicazioni di puro spirito sindacale. Piuttosto, di indicazioni che la nostra base professionale ritiene di dover fornire a chi governa per un migliore agire nell’interesse pubblico e per il futuro della sanità nazionale, convinti che i principi del servizio universalistico e del diritto alle cure siano tra i nostri più validi e distintivi valori civili”.

15 giugno 2018
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