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Fnomceo dice no ai tempari: “Siamo contro ogni tentativo di imporre ‘visite a cronometro’”


Gli ordini dei medici commentano l’indagine redatta ieri da Cittadinanzattiva da cui è emerso che in 4 Regioni vi siano dei veri e propri ‘tempari’ da rispettare per l’effettuazione delle visite ambulatoriali. Anelli: “La diagnosi, la prescrizione, la terapia sono atti medici che hanno le loro basi nell’autodeterminazione del professionista e recentemente il Tar ha bocciato questi provvedimenti”.

19 LUG - “Ribadiamo con fermezza il nostro no a ogni forma di tempario o minutaggio per le visite mediche ambulatoriali. Questi provvedimenti, secondo un’indagine presentata ieri da Cittadinanzattiva, sarebbero presenti in almeno quattro Regioni, mentre in altre si tenterebbe di introdurli. La diagnosi, la prescrizione, la terapia sono atti medici che hanno le loro basi nell’autodeterminazione del professionista. Lo scrive a chiare lettere il nostro Codice deontologico, lo ha ribadito recentemente il Tar del Lazio, che ha dichiarato illegittimi questi provvedimenti”.
 
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, si è espresso oggi, a margine della riunione del Comitato centrale, in merito alla ricerca condotta da Cittadinanzattiva sulle ‘visite a cronometro’, imposte per decreto in diverse Regioni e poi ‘bocciate’, nel Lazio, dal Tar. Secondo i risultati del sondaggio, oltre allo stesso Lazio, anche Liguria, Marche e Molise avrebbero già introdotto i ‘tempari’, mentre i tentativi di Toscana e Sardegna sarebbero bloccati dalla sentenza del Tar. 
 
“Il nostro Codice afferma anche un altro concetto, che ora, dopo la promulgazione della Legge219 del 2107 sul consenso informato e le dichiarazioni anticipate di trattamento, che lo ha ripreso e fatto suo, è obbligo di legge : quello secondo il quale il tempo dedicato alla comunicazione è parte integrante e irrinunciabile del tempo di cura – continua Anelli -. La Relazione di cura non può andare ‘a ore’. La medicina non può essere una catena di montaggio, dove il medico è un mero esecutore, legato a obiettivi di produzione. Sosteniamo il segretario generale del Sumai, Antonio Magi, nel chiedere l’istituzione di un’anagrafe nazionale, per monitorare il fenomeno che sembrerebbe essere ulteriore fonte di disuguaglianza tra Regione e Regione, tra Asl e Asl”.

19 luglio 2018
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