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Medici Cgil. Manovra. Cozza: "Un capolavoro d'iniquità. Medici beffati"


Con le norme sull’età pensionabile si allontana la stabilizzazione di almeno 10 mila precari nelle Asl e negli ospedali. E poi c’è la “beffa per chi aveva riscattato laurea e specializzazione spendendo un sacco di soldi. E che adesso non potrà più andare in pensione nei tempi previsti”.

07 DIC - “La manovra obbliga i medici ad andare in pensione più tardi – da un minimo di 66 anni ad un massimo di 70 - allontanando la stabilizzazione di circo 10mila precari in costante crescita, senza destinare nessuna risorsa risparmiata per le loro tutele”. Lo rileva Massimo Cozza, segretario nazionale della FP Cgil Medici in una nota.

“I medici infatti – continua - avranno pensioni più leggere per l'applicazione del contributivo per tutti dal 2012. Abolita la pensione di anzianità con 40 anni di contributi, gli uomini che raggiungono i 42 anni e 1 mese di contributi ( + 2 mesi nel 2013 e +3 mesi dal 2014), 41 e un mese per le donne (con le medesime aggiunte
per il  2013 e il 2014),  potranno andare in pensione anticipata ma con un taglio del 2% della quota retributiva per ogni anno inferiore ai 62”.
“C'è inoltre da aggiungere – prosegue Cozza - che dal 2013 l'aggiornamento per la speranza di vita sarà di altri tre mesi in più e così via con periodicità biennale  in base ai dati Istat”.
“Una ulteriore beffa per chi aveva riscattato a caro prezzo anni di laurea e di specializzazione per raggiungere i 18 anni di contributi nel 1995 con il fine, in parte vanificato, di avere la pensione calcolata interamente con il sistema retributivo”.

“E' un capolavoro d'iniquità - conclude il sindacalista - con il quale si allungano i tempi e si diminuisce l'importo delle pensioni, e contemporaneamente si blocca nei fatti ulteriormente l'ingresso dei giovani e dei precari e i risparmi non sono utilizzati per rafforzare i loro diritti ma solo per fare cassa”.

07 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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