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Carenza medici. Anaao: “Tra pensionamenti e nuovi ingressi il saldo è negativo. Nei prossimi 5 anni ne mancheranno 20mila”

di Simone Agostini, Chiara Rivetti (Anaao)

Il deficit prospettato di medici dipendenti del SSN per i prossimi 5 anni appare peggiore rispetto alle statistiche sinora proposte. Nel prossimo quinquennio contro un'uscita di medici dal SSN che verosimilmente supererà le 45.000 unità, entreranno non più di 25.000 per un deficit complessivo di 20.000 medici, ovvero oltre 4.000 medici all'anno.

13 SET - Quando si parla di uscita di medici dipendenti dal SSN fondamentalmente vengono considerati i pensionamenti (includendo anche la gobba pensionistica dei prossimi anni) ed il passaggio al privato.

Per quanto riguarda l'ingresso di medici nel SSN, solitamente si considerano i posti disponibili nelle scuole di specialità, presumendo che la totalità iscritti ad una scuola la porti a termine, quindi decida di entrare alle dipendenze del SSN.

Il saldo ottenuto dalla sottrazione ci fornisce proiezioni allarmanti, con deficit di medici che andranno incrementandosi nei prossimi anni in modo vertiginoso.

Fenomeno inarrestabile e inarginabile, qualunque rimedio s'immagini pare comunque tardivo.

Ma questo fenomeno, già di per sé drammatico, appare ancora più grave se consideriamo uscita ed ingresso dei medici dal SSN in modo più articolato e completo, considerandone aspetti solitamente trascurati sebbene sempre più rilevanti.
 
USCITA DEI MEDICI DAL SSN, QUINQUENNIO 2018/2022
L'uscita dei medici dal SSN non comprende solo i pensionamenti come tradizionalmente considerato (circa 35.000 nei prossimi 5 anni tra specialisti ospedalieri, ambulatoriali ed universitari) ma anche altri rilevanti fenomeni di seguito illustrati:
 
- passaggio al privato, sia “puro” che accreditato. Il passaggio al privato “puro” rappresenta un fenomeno in netta espansione, soprattutto considerando che numerose agenzie di lavoro concludono sempre più spesso contratti vantaggiosissimi con il SSN, attraendo così medici grazie alla possibilità di offrire loro elevatissimi compensi orari (fino a 100-110 euro l'ora) e una invidiabile flessibilità di orario, nonostante l’assenza delle tutele prevista per la dipendenza. Il privato accreditato rappresenta un'ulteriore buona alternativa alla dipendenza: con l'allungamento delle liste di attesa nel pubblico, la crescente sfiducia dell'utenza nei confronti del SSN e la carenza di medici sempre più rilevante, il privato accreditato cresce e può permettersi di offrire condizioni lavorative sempre più vantaggiose e attrattive.
 
È difficile quantificare con precisione l'entità di questi fenomeni soprattutto in chiave prospettica, ma considerando che nel corso 2017 almeno 50 medici del Veneto e 60 medici dell'Emilia Romagna hanno lasciato la dipendenza per passare al privato e tenendo conto che il fenomeno appare in netta espansione, è verosimile che tale scelta riguarderà nel prossimo quinquennio oltre il 5% dei medici dipendenti del SSN, ovvero tra i 4.000 ed i 5.000 medici in Italia.
 
- passaggio alla convenzione col SSN (medicina generale, specialistica ambulatoriale, emergenza territoriale): negli ultimi 5 anni in Piemonte, nell'ASLCN2, 4 medici dipendenti su circa 200 sono passati dalla dipendenza al convenzionamento come medici di famiglia o medici dell'emergenza territoriale; traslando il dato ad un livello macro ne deriva che tale fenomeno potrebbe riguardare potenzialmente circa il 2% del totale dei medici dipendenti nei prossimi 5 anni, ovvero un numero compreso tra i 1.500 ed i 2.500 medici.
 
- decessi, fenomeno affatto marginale considerando che attualmente l'età media della popolazione dei medici dipendenti del SSN sfiora i 54 anni. Le tavole ISTAT indicano la probabilità di morte della fascia di età 50 - 54 anni della popolazione italiana pari all'1.2% annuo. Nel prossimo quinquennio usciranno dal SSN causa decesso circa 5.000 medici dipendenti; considerando che circa la metà sarebbe comunque andata incontro a pensionamento, la perdita netta è di circa 2.500 medici.
 
- fuga all'estero (fenomeno come vedremo rilevante dal punto di vista del mancato ingresso di neo-laureati o di specialisti formati, ma apparentemente trascurabile dal punto di vista dell'uscita dal SSN).
 
INGRESSO NEL SSN, QUINQUENNIO 2018-2022.
I posti di specialità messi a disposizione da MIUR, regioni ed altri enti dal 2013 al 2017 sono stati in totale 32.222 (ovvero 5.504 nel 2013, 6.383 nel 2014, 6.725 nel 2015, 6.676 nel 2016 e 6.934 nel 2017).
 
Però non tutti coloro che si iscrivono ad una scuola di specialità la concludono, ancor di più da quando le regole del concorso nazionale costringono molti medici a frequentare scuole di specialità lontano da casa, oppure ad iscriversi provvisoriamente a scuole di specialità che, pur rappresentando una seconda scelta, costituiscono comunque una buona fonte di reddito provvisoria. Una parte sempre più consistente di questi medici si iscriverà nuovamente al concorso di specialità l'anno o gli anni successivi oppure al corso di medicina generale: il posto precedentemente occupato andrà così irrimediabilmente perso.
 
Il primo fenomeno di fuga verso altre sedi o specialità è stato quantificato in 320 casi nel 2017, il secondo fenomeno di fuga verso il corso di medicina generale è stato quantificato in 190 casi nel 2017, per un totale di 510 posti di specialità persi. Pur considerando che nell'anno in questione, il 2017, tale fenomeno è stato accentuato dall'asincronia dei concorsi d'ingresso alle scuole di specialità ed alla medicina generale, si tratta di un dato rilevante anche nei 4 anni precedenti, per un totale di circa 1.500 posti persi che si traducono in altrettanti specialisti in meno per il prossimo quinquennio.
 
Inoltre, una percentuale sempre maggiore di coloro che terminano la scuola di specialità non desidera entrare alle dipendenze del SSN, per le stesse considerazioni valide per l'uscita: un privato sempre più attrattivo, una convenzione per l'emergenza territoriale che offre in molte regioni buone condizioni contrattuali, ottime opportunità lavorative all'estero.
 
Difficile quantificare questi fenomeni, per certo in netta espansione. Per quanto riguarda la fuga all’estero di medici, sappiamo che ogni anno oltre 2.500 richiedono al Ministero della Salute la documentazione per poter esercitare in altri paesi, ma non sappiamo quanti di questi siano specialisti. Il fenomeno è particolarmente intenso in alcune regioni frontaliere. Per quanto riguarda la scelta dei neo-specialisti di optare per il privato o la convenzione per l'emergenza territoriale, non abbiamo dati a disposizione pur in presenza di segnali allarmanti che ne rivelano un incremento costante.
 
E' presumibile che nel prossimo quinquennio sommando tutti questi fenomeni, un numero compreso tra i 5.000 e gli 8.000 medici iscritti alle scuole di specialità del nostro paese o non termineranno il corso di studi, o decideranno di non entrare nel SSN anche in presenza di concorsi disponibili, optando per alternative lavorative che reputano migliori.
 
Da queste considerazioni, tenendo conto di tutti questi fenomeni, il deficit prospettato di medici dipendenti del SSN per i prossimi 5 anni appare peggiore rispetto alle statistiche sinora proposte.
 
Nel prossimo quinquennio contro un'uscita di medici dal SSN che verosimilmente supererà le 45.000 unità, entreranno non più di 25.000 per un deficit complessivo di 20.000 medici, ovvero oltre 4.000 medici all'anno.
 
Dobbiamo dunque considerare che il bacino di specialisti che ancora desiderano entrare a lavorare nel SSN è sempre più esiguo, come dimostrato dai numerosi concorsi pubblici che vanno deserti o che attraggono un numero sempre inferiore di candidati.
 
Simone Agostini
Segreteria Regionale Anaao Piemonte, componente Anaao Giovani
 
Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte


13 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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