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Pediatria. La Sip festeggia 120 anni. Villani: “Nostro ruolo sempre più centrale in tutela della salute”


La Società Italiana di Pediatria traccia anche una fotografia su com’è cambiata l'infanzia in oltre un secolo. “L'epigenetica ha evidenziato il ruolo fondamentale e la centralità della Pediatria per la tutela della salute non solo dell'età evolutiva, ma dell'intera popolazione”.

01 OTT - Nel 120esimo anniversario dalla sua fondazione la Società Italiana di Pediatria traccia una fotografia su com’è cambiata l'infanzia. La Società Italiana di Pediatria compie oggi 120 anni. Fu fondata a Torino il primo ottobre 1898 per opera di 124 pediatri convinti che fosse giunto il momento di separare la cura e l'assistenza del bambino da quella dell'adulto. Erano anni in cui la mortalità infantile era elevatissima, non c'erano ancora né antibiotici né vaccini (tranne quello contro il vaiolo) a combattere le malattie infettive, la malnutrizione era diffusa, l'istruzione un lusso per pochi fortunati. 120 anni di vita e attività sono un traguardo prestigioso per una Società Scientifica, impegnata - ora come allora - a tutelare e a proteggere la salute e i diritti dei bambini nella nostra società, pur se in uno scenario sociale, economico, culturale molto mutato rispetto alla fine del XIX secolo. Il 120esimo anniversario è anche una preziosa occasione per ripercorre l'evoluzione della Pediatria in Italia e mettere a confronto le condizioni dei bambini di ieri e di oggi nel nostro Paese. Così in una nota la Sip, Società italiana di Pediatria.
 
“La Pediatria in questi 120 anni di storia si è evoluta da branca della medicina dedicata a una fascia di età a scienza dalla nascita per l'intera vita”, afferma il presidente SIP Alberto Villani. “L'epigenetica- continua Villani- ha evidenziato il ruolo fondamentale e la centralità della Pediatria per la tutela della salute non solo dell'età evolutiva, ma dell'intera popolazione. È infatti ben chiaro che già in gravidanza e nei primi anni di vita, grazie a una sana e calibrata alimentazione e a corretti stili di vita, si costruiscono i presupposti per ridurre e/o annullare molti dei fattori di rischio per malattie non trasmissibili che si manifestano in età adulta”.
 
Bambini di ieri e di oggi.
Alla fine del XIX secolo i bambini erano molto più numerosi degli adulti e degli anziani: su una popolazione totale di circa 32 milioni di persone i bambini (da 0 a 15 anni) erano ben 11 milioni, mentre oggi sono poco più di 8 milioni su una popolazione raddoppiata (60 milioni di abitanti). Oggi ogni donna ha in media 1,3 figli nell'arco della sua vita mentre all'epoca ne aveva 4,9. Ma spesso non riusciva a vedere tutti i suoi figli giungere al compimento del quinto compleanno. La mortalità infantile era infatti molto elevata. Nel 1898 su 1000 bambini nati vivi ne morivano circa 240 (di cui 168,9 nel primo anno di vita e 71,4 nei primi 5 anni). Oggi i decessi neonatali sono appena 2,9 su mille nati vivi, un dato che ci colloca tra i Paesi al mondo con più bassi tassi di mortalità infantile (pur se con alcune differenze tra il nord e il sud del Paese). Per un bambino nato alla fine dell'800 la speranza di vita era di appena 35 anni, un bambino che nasce oggi in Italia ha invece una speranza di vita di 82,7 anni, tra le più elevate al mondo.
 
Come si è giunti a questi importanti traguardi? Le riforme politico-sanitarie, il miglioramento delle condizioni ambientali e socio-economiche, l'alfabetizzazione, lo sviluppo di una cultura dei diritti dell'infanzia hanno fatto la loro parte. I progressi della scienza e della medicina e la lotta contro malattie che una volta erano endemiche nel Paese hanno fatto l'altra parte
 
Qualche numero. Alla fine dell'800 circa 6 decessi su 10 erano dovuti a malattie infettive. Le gastroenteriti, appendiciti e le febbri tifoidi e paratifoidi rappresentavano circa il 26% di tutti i decessi; l'influenza, la bronchite e la polmonite circa il 21%, la tubercolosi il 4%, il morbillo e la meningite il 3%, la pertosse e la malaria il 2%. Oggi le morti per malattie infettive nei primi anni di vita sono quasi un ricordo, l'81% dei decessi infantili avviene nel primo anno di vita ed è dovuto a malformazioni congenite e a infezioni perinatali.
 
All'epoca a proteggere i bambini dalle malattie infettive non c'erano né antibiotici né i vaccini (tranne quello del vaiolo, sviluppato da Edward Jenner nel 1796 e reso obbligatorio nel 1888). Così sino alla metà del secolo scorso numerose epidemie furono responsabili di tantissime morti anche infantili. E' tristemente noto nei libri di storia l'anno 1918 per l'epidemia di spagnola che, insieme alle altre malattie infettive, fece 290 mila vittime tra i bambini al di sotto dei 5 anni. Grazie alla diffusione su larga scala degli antibiotici e dei vaccini, al miglioramento delle condizioni generali di vita e dell'assistenza sanitaria la mortalità infantile si ridotta progressivamente nel nostro Paese. Si è passati da 170 decessi ogni 1000 nati vivi nel 1931 a 47 nel 1961 a 4 nel 2011 per arrivare a meno di 3 nei nostri giorni.
 
L'introduzione dell'obbligo vaccinale contro la difterite nel 1939 a cui seguirono quello per la poliomielite nel 1966 e per il tetano nel 1968 ha consentito di salvare oltre 70 mila vite umane. In particolare la mortalità per difterite è passata da 53 morti ogni 10 mila abitanti nel periodo precedente l'introduzione del vaccino (1900-1938) a 11,42 morti ogni 10 mila abitanti nel periodo successivo (1939-2012) con 27.503 morti evitate; la mortalità per tetano è passata da 1,45 morti ogni 10 mila abitanti prima dell'introduzione del vaccino (1900-1962) a 0,39 dopo il vaccino (1963-2012) con 34.946 morti evitate; il tasso di mortalità per poliomielite è passato da 5,3 morti ogni 10 mila abitanti prima dell'introduzione della vaccino (1929-1963) a 0,06 morti ogni 10 mila abitanti dopo il vaccino (1964-2012) con 10.799 morti evitate. Anche l'alimentazione dei bambini un tempo era molto diversa da quella di oggi.
 
I bambini venivano allattati al seno sino a 18-24 mesi, anche per ragioni economiche. L'allattamento prolungato ed esclusivo al seno era causa di malnutrizione e malattie carenziali come il rachitismo e lo scorbuto, che oggi rappresentano un lontano ricordo. Malattie all'opposto di quelle moderne causate dall'eccessivo introito di calorie, proteine e zuccheri, associato alla sedentarietà. E se le pessime condizioni igieniche erano causa di malattie e morti precoci oggi la riduzione dei contatti con gli agenti batterici, determinata dal miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, ha contribuito a far si che acquisissero maggiore diffusione le malattie allergie e immunitarie".
 
Allora i bambini non erano istruiti come quelli di oggi. Nel 1877 la legge Coppino rese la scuola elementare obbligatoria e gratuita, ma l'applicazione era demandata ai Comuni che spesso non avevano sufficienti risorse per garantirne l'applicazione. Inoltre la legge accettava la povertà come impedimento legittimo ad adempiere l'obbligo scolastico. A diversi anni dall'emanazione della legge la maggior parte dei bambini (62%) non frequentava la scuola perché lavorava nei campi o perché abitava troppo lontano o perché non avevano vestiti adatti. Per dare una svolta all'alfabetizzazione del Paese si dovette attendere la riforma Gentile del 1923.
 
La Sip. 9.500 soci, 19 sezioni regionali, 11 gruppi di studio, 17 società affiliate, 74 Congressi, 29 presidenti: sono i numeri con cui la SIP raggiunge il prestigioso appuntamento con la sua storia cominciata nel 1898. La SIP è la casa comune di tutti i pediatri perché aderiscono pediatri universitari, ospedali, di famiglia. La missione è: “Promuovere e tutelare la salute fisica e psichica del neonato, del bambino e dell'adolescente, di ogni cultura ed etnia difendendone i diritti nella società sin dal concepimento». Le principali attività sono: la formazione continua dei pediatri italiani; l'informazione scientifica in campo pediatrico rivolta ad Autorità sanitarie, Medici, Famiglie, Associazioni; la consulenza alle Istituzioni - dal Ministero della Salute agli Assessorati alla Sanita' regionali, dai due rami del Parlamento fino alle Province e ai Comuni italiani - in merito alle problematiche dell'infanzia e della adolescenza.

01 ottobre 2018
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