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Liberalizzazioni. Mandelli (Fofi): "Ora leggere il decreto, ma lo scenario cambia"


Per il presidente della Fofi è fondamentale capire come si applicheranno alcune delle misure annunciate dal Governo in conferenza stampa. Ma "se non si attuano misure come il ritorno in farmacia di tutti i farmaci e la revisione della remunerazione, la sostenibilità del servizio farmaceutico è a rischio".

22 GEN - Bisogna anzitutto aspettare di conoscere il testo definitivo del decreto legge sulle liberalizzazioni per capire la reale portata delle norme contenute. A quel punto, secondo Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti, la sfida sarà "trovare il migliore di operare, per il futuro della professione e per rendere un servizio ancora migliore ai cittadini. Che non è il farmaco in saldo, come pensano quelli che parlano solo di consumatori e non di persone".

Presidente Mandelli, il decreto sulle liberalizzazioni è arrivato. Quale il suo giudizio?
Per dare un giudizio è ancora presto, soprattutto per chi come la Federazione degli Ordini, tutela tutti i farmacisti. E’ necessario conoscere nei dettagli le misure elencate dal Ministro Balduzzi in conferenza stampa: come si articolerà l’intervento a sostegno delle 800 piccole farmacie che sono ancora vacanti perché economicamente insostenibili? Come si concretizza la pianta organica prevista per le farmacie di grandi dimensioni? Per non parlare dell’organizzazione dei turni, o delle aperture delle farmacie soprannumerarie nei centri commerciali. Resterà anche da capire quale orientamento prenderanno i colleghi che hanno aperto una parafarmacia. Mi sembra che ora abbiano l’occasione di entrare nel servizio farmaceutico, come abbiamo sempre auspicato, e di svolgere la professione nella sua pienezza.
 
Quindi no comment? Eppure alcune delle misure previste ricalcano vostre proposte…
No, è chiaro che noi abbiamo sempre sostenuto che il numero delle farmacie potesse essere aumentato, così come abbiamo proposto un fondo intercategoriale per sostenere le sedi disagiate. E anche l’agganciamento del numero dei farmacisti al fatturato della farmacia è stata una nostra proposta, peraltro resa necessaria anche dalla nascita della farmacia dei servizi. Ma, come dicevo, bisogna vedere come si intendono attuare questi punti. E’ evidente che un aumento così forte e repentino del numero delle farmacie pone un problema di sostenibilità della rete. Siamo in presenza di una domanda anelastica, perché è evidente che il consumo di farmaci non aumenta in base alle dinamiche di mercato classiche, e per fortuna! Altrimenti dovremmo concludere che siamo tutti malati o che il farmaco è diventato come i capi d’abbigliamento.
 
E come ritenete si possa assicurare la sostenibilità di questo servizio liberalizzato?
Intanto restituendo alla farmacia la sua funzione primaria, facendo in modo che la dispensazione dei farmaci innovativi ritorni sul territorio. Non ci sono ragioni cliniche o di tutela della salute che giustifichino l’attuale massiccio ricorso alla distribuzione diretta, in compenso si lasciano 50.000 professionisti della salute a inaridire le proprie conoscenze perché sono esclusi dal circuito dell’innovazione. E’ ingiusto e rischioso, perché poi il cittadino sovente chiede al suo farmacista informazioni e consigli anche su questi trattamenti, di cui noi siamo però tenuti all’oscuro. Il nodo è economico? Si riveda la remunerazione del farmacista in farmacia. Le soluzioni non mancano: dal sistema svizzero che prevede la sola remunerazione della prestazione a quello spagnolo che prevede una quota fissa per i farmaci al di sopra di un certo prezzo. Anche perché poi è filisteo rimproverare al farmacista di trattare occhiali e zoccoli, quando sul territorio ormai si dispensano soltanto generici a basso costo.
 
Che cosa dice ora ai suoi colleghi?
Che dobbiamo ora più che mai andare avanti sulla strada del rinnovamento, comprendere che lo scenario è cambiato e che, al di là di aggiustamenti sempre possibili, dobbiamo confrontarci con dinamiche differenti. Quindi capire l’effettiva portata dei cambiamenti e cercare sulla base dei dati il modo migliore di operare, per il futuro della professione e per rendere  un servizio ancora migliore ai cittadini. Che non è il farmaco in saldo, come pensano quelli che parlano solo di consumatori e non di persone. Il farmacista assiste anche chi non compra nulla!
 

22 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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