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Liberalizzazioni. Federfarma fiduciosa. Ma resta stato di agitazione


“Abbiamo trovato apertura e disponibilità all’ascolto”. Così la presidente di Federfarma commenta l’incontro con il ministro della Salute e la commissione Industria del Senato. “Nel decreto profili di incostituzionalità”. Chiesta l’apertura di un massimo 3 mila farmacie.

02 FEB - “La categoria è molto preoccupata ma anche fiduciosa, perché abbiamo trovato apertura e disponibilità all’ascolto da parte del Governo e della commissione”. Ad affermarlo è stata la presidente di Federfarma, Anna Rosa Racca, in una conferenza stampa convocata per fare il punto sul decreto liberalizzazioni dopo l’incontro di ieri con il ministro della Salute Renato Balduzzi e l’audizione di oggi in commissione Industria del Senato, che sta esaminando il decreto in sede referente.
“Lo stato di agitazione comunque resta”. Anche se lo sciopero indetto per il 1° febbraio è stato sospeso. “Sospeso”, ha infatti sottolineato Racca spiegando che il sindacato è “in attesa di verificare l’evolversi della situazione”. “Non chiediamo modifiche perché siamo capricciosi – ha aggiunto – ma perché quanto previsto oggi dall’articolato è insostenibile per le farmacie” e in alcuni punti “presenta anche profili di incostituzionalità”, illustrati anche nel parere che l’avvocato Massimo Luciani ha elaborato per Federfarma.

In particolare, il sindacato dei titolari di farmacia chiede la revisione del numero di nuove farmacie che dovrebbero essere aperte con l’applicazione del decreto. Secondo Federfarma, infatti, la previsione del ministero della Salute di 5mila nuove farmacie “è una sottostima”. Per Ferderfarma si tratterà di almeno 8.000-9.000 nuove sedi, risultanti dall’applicazione di quattro commi del decreto (1, 2, 3 e 11) che, direttamente o indirettamente, porteranno all’apertura di farmacie.

Ed ecco perché, secondo Federfarma.

La sola applicazione dei comma 1 e 2 porterebbero all’apertura di circa 5.000 farmacie, “con il risultato di avere in Italia un quorum pari a una farmacia ogni 2.500 abitanti e non 3.000 come previsto dal decreto stesso”. La media Europea, ha ricordato Federfarma, è di una farmacia ogni 3.300 abitanti. L’Italia si assesta a una ogni 3.321.

Ancora. Il comma 3 sull’apertura di nuove farmacie anche in stazioni, aeroporti, servizi autostradali e centri commerciali porterà ulteriori 2.000 farmacie “se non di più”.

Il comma 11, infine, pur non prevedendo direttamente l’istituzione di nuove sedi, “lo renderà probabile perché ai Comuni non costerà nulla aprire una farmacia dal momento che a finanziarle saranno le farmacie urbane”. A numeri, si tratterebbe, secondo Federfarma, di 1.000 nuove sedi. “Senza considerare che su questo comma c’è un chiaro profilo di incostituzionalità, dal momento si pone a carico di cittadini privati il finanziamento di un servizio pubblico che dovrebbe essere finanziato dallo Stato”, ha sottolineato Racca esprimendo la disponibilità di Federfarma a cercare soluzioni per i piccolissimi Comuni, “che però non possono essere quelle previste dal decreto”.

Insomma, a conti fatti, secondo Federfarma il Cresci Italia alzerà a circa 26 mila il numero complessivo di farmacie in Italia, “ma il sistema non può sostenerne oltre 21.000”, ha ribadito Racca. La ragione sta principalmente nel fatto che “il mercato dei farmaci è un mercato stabile. Anzi, addirittura in diminuzione. Se il numero di farmacie sarà eccessivo, quindi, il sistema diventerà più povero”.

A farne le spese, secondo Federfarma, non saranno solo le farmacie ma anche il cittadino e il Ssn perché “se le farmacie saranno più povere, saranno meno disposte ad applicare sconti”.

La presidente di Federfarma ha sottolineato che il sindacato non è contrario all’apertura di nuove farmacie. “Anzi, siamo a favore di interventi per dare ai colleghi l’opportunità di diventare titolari. Solo che il numero di nuove farmacie deve essere congruo a quanto il sistema può sostenere”.

Federfarma chiede quindi al Governo di stabilire che vengano aperte al massimo 3 mila farmacie, pari a un quorum di una ogni 2.800 abitanti. Sulla base di questa scelta di fondo, secondo Federfarma si dovrà poi lavorare per ritoccare i diversi commi dell’articolato. Oltre a quelli citati, infatti, Federfarma critica e chiede l’abolizione del comma. 12 con cui si stabilisce che siano fissati i livelli di fatturato delle farmacie superati i quali i titolari delle farmacie stesse hanno l’obbligo di avvalersi di uno o più farmacisti collaboratori. Una norma su cui pende un profilo di incostituzionalità secondo Federfarma. Come ricordato anche da Luciani, infatti, “una sentenza della Corte Costituzionale del 1958 indica come non sia imponibile il numero di persone da assumere”.

Inoltre, critiche al comma 6 che prevede la possibilità degli esercizi di rimanere aperte oltre i turni e gli orari stabiliti dalla normativa. La disciplina dei turni, come spiegato da Racca e Luciani, ha le stesse funzioni della pianta organica e mira all’esigenza di protezione del diritto costituzionale alla salute evitando distorsioni della concorrenza.
 

02 febbraio 2012
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